I GIUDICI DI BERLINO ALL’ASSALTO DI DRAGHI E DELLA BCE - FINO AL VOTO DI SETTEMBRE, IN GERMANIA SARÀ GUERRA SULL’EURO

1 - LA GERMANIA METTE SOTTO PROCESSO L'EURO
Andrea Tarquini per "la Repubblica"

È il momento del dito sul grilletto, titola Der Spiegel. Comincia domani la lunga estate calda col fiato sospeso per il futuro della moneta unica e al fondo della stessa Unione europea. La Corte costituzionale tedesca inizia l'esame dei ricorsi di diversi euroscettici contro la Banca centrale europea per il suo sostegno con liquidità illimitata ai titoli sovrani dei Paesi in crisi. È un processo all'euro, e ancor più alla linea Draghi alla guida della Eurotower, quello che inizia tra 24 ore sullo sfondo della campagna elettorale tedesca e della crisi dell'eurozona, e potrebbe finire solo dopo le politiche federali del 22 settembre.

Due idee della politica della Bce, e della solidarietà europea, si scontrano nell'aula di Karlsruhe sotto l'aquila stilizzata, l'emblema federale. Comincerà con un duello tra amici che nel giudizio su Draghi appaiono divisi nel fondo. Non verrà infatti il presidente della Bce a difendere gli acquisti di bond dei paesi in difficoltà.

L'arringa della Difesa, la voce delle colombe, la pronuncerà Joerg Asmussen, uno dei due rappresentanti tedeschi nel board, dove è responsabile degli affari internazionali ed europei. «Quel programma di acquisti di bond è legittimo e necessario», ha detto ieri come anticipando la sua difesa di Draghi. «Ricordatevi che quando la Eurotower ha annunciato il programma l'eurozona era vicina a un collasso incontrollato».

Asmussen potrà parlare massimo 15 minuti, poi solo rispondere a domande. La controarringa la pronuncerà appunto il suo giovane amico e rivale, il presidente della
Bundesbank, Jens Weidmann. Lui e Asmussen si conoscono fin dai banchi di scuola. Con Asmussen Draghi ha un ottimo rapporto, quello Draghi- Weidmann secondo i media tedeschi «è a pezzi». Draghi ha preferito, probabilmente non a torto, di delegare ad Asmussen l'intervento alla Corte.

«È il suo campo, e lui conosce meglio il sistema giuridico tedesco», ha detto il presidente. Asmussen e Weidmann, in un colloquio preliminare, si sono impegnati a smussare i contrasti in aula. Ma il numero uno di Buba dice che la Bce, con gli acquisti di bond con liquidità illimitata oltrepassa il suo mandato. Chiederà, pare, la priorità «alla stabilità dell'euro», che può voler dire anche una politica meno interventista.

È un conflitto doppio, definito dalla Faz «lo showdown a Karlsruhe». E lo stesso giornale ieri ha scritto - poi smentito dalla Eurotower - che Draghi, intimorito dalla Corte, avrebbe deciso di sospendere gli acquisti di titoli. Il primo tema controverso è se l'acquisto di bond sia conforme allo statuto della Bce se è sui mercati secondari, o se invece come dicono i falchi vada vietato come finanziamento dei debiti sovrani. Il secondo tema è ancor più scottante: per la prima volta un'istituzione nazionale, appunto la Consulta tedesca, interviene su questioni regolate dai trattati europei, non dalla Costituzione federale.

«È un modo di affrontare il problema da una prospettiva puramente tedesca, non europea», afferma critico l'economista Holger Schmieding. E secondo Matthias Ruffert, docente a Jena, i giudici supremi «non possono pedalare indietro». Ma le istituzioni europee hanno potere di agire solo nella misura in cui gli Stati membri le hanno delegato sovranità, non oltre. E visto che il contributo tedesco alle finanze Bce è di gran lunga il maggiore, i miliardi spesi nelle Outright monetary transactions pesano anche sullo scontro per il potere a Berlino.

L'economista Paul de Grauwe, consulente della Commissione Ue, avverte la Bce: non si faccia condizionare da una eventuale bocciatura, altrimenti addio euro

2 - PAUL DE GRAUWE: "DRAGHI VADA AVANTI COMUNQUE E RESISTA AL SABOTAGGIO BUNDESBANK"
Eugenio Occorsio per "la Repubblica"

«Draghi deve andare avanti con gli acquisti dei bond in ogni caso, anche se da Karlsruhe arriva la luce rossa. La Banca centrale europea è un'istituzione indipendente, ci mancherebbe che fosse condizionata da un organismo giudiziario, pur prestigioso, di un Paese membro». Si infervora, Paul de Grauwe, classe 1946, l'economista europeo per eccellenza: ex-deputato belga, a lungo preside di economia a Lovanio, oggi dirige l'European Institute della London School of Economics ed è un ascoltato consulente di Manuel Barroso. «Siamo fuori da qualsiasi diritto: è solo un complotto della Bundesbank», attacca senza mezzi termini, facendo onore all'Arkprijs van het Vrije Woord, il premio che gli è stato assegnato a Bruxelles come l'economista "che parla
più chiaro del 2013".

Quindi è vero che la Bundesbank lavora per sabotare l'euro?
«Certo, quello è fin dall'inizio il loro unico scopo. Distruggere la moneta unica. E tornare a un'economia dominata dal marco, in cui la stessa Bundesbank giocherà un ruolo di potere assoluto senza essere "una fra tante", alla pari per esempio della Banca d'Italia, come oggi. A questo si devono opporre con forza la Commissione europea e i governi nazionali che non possono lasciare solo Draghi. E invece purtroppo questo supporto politico mi sembra che scarseggi ».

Però, valutiamo l'operato della cancelliera Merkel: il suo europeismo in fondo, pur dopo mille tentennamenti, lo ha dimostrato nel salvataggio della Grecia, poi di Cipro, ora sembra addirittura che stia ripensandoci sulla linea del rigore assoluto. Può essere accusata di "complicità" contro l'euro?
«Francamente credo anch'io che la Merkel non voglia essere ricordata nei libri di storia come la persona che ha distrutto l'euro. Però vorrei da lei un soprassalto di orgoglio: questa storia di Karlsruhe è una farsa, e qualcuno deve prendersi la responsabilità di dirlo.
La Corte costituzionale tedesca non è la Corte europea di Giustizia, ammesso che quest'ultima abbia il potere di interferire con le decisioni della Bce. Ed è da discutere che lo abbia».

Ma l'opinione pubblica tedesca è a favore o contro l'euro?
«I sondaggi dicono tutto e il contrario di tutto, sempre che dai sondaggi si possa rilevare l'umore vero di un popolo. Dipende da come si pone la domanda. Secondo me, comunque resiste un'esigua maggioranza a favore della moneta. Ma è dura per la Merkel fare la campagna elettorale a favore dell'euro».

Una pronuncia negativa sarebbe la fine dell'euro?
«Sì, a meno che Draghi vada avanti per la sua strada e che i governanti non lo appoggino con determinazione. Un appoggio che è, per usare un eufemismo, flebile. E lui è paralizzato dal terrore. Risultato, non solo il programma Omt è bloccato ma tutte le azioni collaterali, le munizioni del famoso bazooka per migliorare la liquidità: fermi gli acquisti delle asset backed securities, congelata la cartolarizzazione dei crediti alle piccole imprese
(con la creazione di titoli garantiti dal Fondo salva Stati che la Bce poi sconta), bloccato il passaggio a tassi negativi sulla liquidità detenuta dalle banche presso la Bce per spingerle a impiegare attivamente i soldi. Tutto fermo in attesa della Corte».

I mercati come reagirebbero?
«Con un'ondata di perdite, è sicuro. Si torna agli incubi di un anno fa. E intanto la recessione si aggrava, la Bce rinuncia a giocare il ruolo determinante che dovrebbe avere per la sua soluzione e il credito alle aziende non riparte. Attenzione, tutte le misure previste rispettano i trattati. È garantito: a leggerli bene, quei trattati, consentono perfino la trasformazione della Bce nel lender of last resort. Ma figuriamoci se con questo clima si può far qualcosa: anche se giuridicamente ha ragione, la Bce è scoraggiata dall'atmosfera politica che la Bundesbank ha creato intorno ad essa».

 

VIGNETTA BENNY DA LIBERO DRAGHI BAZOOKATE CONTRO LA MERKEL MARIO DRAGHI MERKEL MARIO DRAGHI E ANGELA MERKEL DRAGHI E MERKEL Jens Weidmann Mario Draghi con il membro del comitato esecutivo Jörg Asmussenweidmann draghi Jens Weidmann e Angela Merkelmanuel barrosoBUNDESBANKbankitalia big GRECIA EURO

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