I “RITIRI SPIRITUALI” DEL CENTROSINISTRA SONO L’ANTICAMERA DELLA FINE

Mario Giordano per "Libero"

La chiamata per il monastero arriva con un tweet. Segno dei tempi: una volta come minimo ci sarebbe stato un arcangelo o un cherubino, per lo meno una colomba con il ramoscello d'ulivo. Adesso invece a indicare la strada del convento c'è l'uccellino social network, 140 battute inviate dal premier Letta alle 10 del mattino: convoca tutti i ministri per domenica e lunedì. Luogo scelto: una culla del monachesimo, costruita nel 1085, passata dall'ordine Vallobrosano a quello Cistercense, e con un nome che si adatta quanto mai bene alle circostanze del momento.

Si chiama infatti «Abbazia di Spineto». Il luogo delle spine, insomma. L'Abbazia di Spineto da qualche tempo non ospita più frati, ma solo attività artistiche, culturali e sociali. Nelle prossime settimane, oltre al raduno del governo Letta, sono in programma: un incontro dedicato a «la felicità nel giardino: coltivare e meditare» (sabato 1 giugno); un weekend «in armonia con se stessi e con la natura » a cura del Laboratorio Cultura Yoga (9-10 giugno) e un incontro fra «Dante Alighieri e la musica indiana» (21 giugno).

Ora è evidente la ragione della scelta: se in questo posto si possono incontrare Dante Alighieri e la musica indiana, forse c'è qualche speranza anche nell'incontro fra Gianfranco Micciché e Josefa Idem. Caso mai andasse male, comunque, qui si trova anche il rimedio: fra i muri dell'antico convento, infatti, si tengono anche stage sull'«Arte del riciclare». Magari serve per il prosieguo della carriera. In alternativa c'è anche il corso «Le gioie dell'orto».

Non si sa mai. L'abbazia si trova fra la Val di Chiana e la Val d'Orcia, in provincia di Siena. Però in passato è stata spesso sottomessa al potere di Firenze (che sia un segnale politico per Renzi?). Nella struttura ci sono cavalli per il trotto, puledri, fattrici, animali da cortile e maiali per la produzione della cinta senese. Tra qualche giorno ci saranno pure i ministri, ma guai a chi pensa che sia un modo per completare lo zoo. Il premier Letta ha specificato subito: ognuno paga per sé, il week end monastico non costerà nemmeno un euro al contribuente. Meno male.

Le larghe intese comunque si nutriranno di olio genuino e agricoltura biologica. Immaginiamo che i ministri si siano anche affrettati a prenotare le camere: fra le più richieste ci saranno sicuramente quella chiamata «Porcareccia» e «Casino di Caccia». Pare anche che Saccomanni abbia avanzato un'opa sul podere «Piano» (così almeno un Piano Saccomanni ce l'avremo di sicuro), mentre c'è chi sussurra che alla Biancofiore sarà riservata la suite «Bandita», per ricordarle il trattamento ricevuto.

La sauna è a disposizione di tutti. Caso mai non si sudasse abbastanza a trovare i soldi per l'Imu. L'unico cruccio è che, finora, i conclavi di questo tipo non hanno portato un gran che bene a chi li ha organizzati. Il più famoso si tenne a Gargonza nel marzo del 1997. Prodi, uscito vittorioso dalle elezioni del '96, radunò l'intero centrosinistra nel frantoio dell'antico castello medioevale: 40 parlamentari, tutti i ministri, tutti i segretari di partito e trenta intellettuali fra cui Umberto Eco, Luciano Berio, Omar Calabrese e Paolo Flores d'Arcais. «L'Ulivo è radicato nel Paese più dei partiti», proclamò la Mortadella (che allora andava più di moda della cinta senese).

«Bisogna ripartire dai partiti», gli rispose a muso duro D'Alema, che prese cappello e se ne andò via prima della chiusura dei lavori. Risultato? Un anno dopo Prodi saltò per aria, D'Alema lo sostituì al governo e l'Ulivo dimostrò di essere radicato nel Paese quanto una mongolfiera quando arriva El Nino. Il frantoio frantumò solo la sinistra, e Gargonza divenne sinonimo di fallimento.

«Mai più una Gargonza: equivale al decesso politico», tuonavano infatti i parlamentari della sinistra nel marzo 2000. Ma Veltroni non li ascoltò e nel settembre 2000 pensò bene di organizzare Gargonza Due la Vendetta. Scelse lo stesso luogo, in provincia di Arezzo, spostato solo di alcuni chilometri a San Savino. E l'iniziativa si dimostrò il bis di Gargonza anche nei risultati. Anzi, andò peggio: infatti la boicottarono tutti.

Non si presentò l'allora premier Amato, non si presentò il candidato premier Rutelli, e nemmeno Prodi, né Di Pietro né D'Alema. «Uniti contro lo sconfittismo», proclamarono i pochi rimasti, tra una partita a tresette e l'altra. E infatti, lottando contro lo sconfittisimo, prepararono il terreno alla sconfitta elettorale di qualche mese dopo. L'ultimo tentativo di conclave governativo l'ha fatto ancora Prodi, durante il suo ultimo governo.

Nel gennaio 2007 spostò l'intero esecutivo niente meno che nella Reggia di Caserta, dove tra una cena a base di mozzarelle di bufala e uno scherzo telefonico di Pannella (fece sentire un pezzo di riunione in diretta su Radio Radicale), il governo dell'Unione litigò su tutto, dai Pacs ai porti, dal testamento biologico alla legge Biagi, tanto che alla fine il povero premier non riuscì a presentare nemmeno un documento finale. Lesse tre paginette, ma per qualcuno erano troppe, per qualcuno troppo poche, qualcuno gli chiedeva di aggiungere una cosa, qualcuno di toglierne un'altra.

Alla fine gliele fecero strappare lì davanti a tutti, mentre i ministri giocavano a rimpiattino fra le 1.200 stanze del Vanvitelli. Qualcuno (Galli della Loggia) si chiese perché scegliere addirittura una Reggia per un esecutivo così smandrappato, qualcuno altro svelò l'arcano: in quelle sale Tom Cruise aveva girato alcune scene del suo film d'azione che sembrava fatto apposta per raccontare il futuro del governo Prodi: Mission Impossibile.

«Daremo un messaggio di fiducia, governeremo 5 anni», disse Prodi in quel gennaio 2007. Mission impossibile, appunto. Un anno dopo la Gargonza Tre (in trasferta a Caserta), infatti il Professore cadde miseramente. Com'era caduto Veltroni dopo Gargonza Due e com'era caduto il medesimo Prodi dopo Gargonza Uno.

Ora, è chiaro: noi vogliamo augurare tutte le fortune del mondo al governo del giovane Letta. Ma non è che organizzando Gargonza Quattro, se le va un po' a cercare? C'era proprio bisogno del convento? E per sovrappiù del convento dedicato alle spine? Dice il premier che «bisogna far spogliatoio». Sarà. Ma il sito Internet dell'Abbazia prescelta per il conclave dice che lì si va per «entrare nei nostri silenzi e trovare emozioni». Ora, per quanto riguarda i silenzi, va bene, anche perché con la bocca piena di cinta senese non si parla molto. Ma le emozioni, per favore, quelle risparmiatecele: ne abbiamo già avute troppe fin qui.

 

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