LA GRANDE BELLEZZA – SCIOPERO CONFERMATO AL TEATRO DELL’OPERA, SALTA LA MANON – I SINDACATI ‘RIBELLI’ GRIDANO AL COMPLOTTONE CONTRO MUTI E SPERANO NELL’INTERVENTO DEL SINDACO – MARINO: ‘TEATRO A RISCHIO LIQUIDAZIONE, OCCORRE RESPONSABILITA’

Anna Bandettini per ‘La Repubblica'

Ci sono accuse, anche pesanti, recriminazioni, richieste, illazioni e dieci domande sul futuro del teatro. C'è molto per prevedere il peggio. Ieri i sindacati Fials-Cisal, Libersind-Confsal e Cgil-Slc del teatro dell'Opera di Roma (rappresentano 250 lavoratori su 490 dicono loro; molto meno per altri: all'ultima protesta si dice che non erano più di una trentina) hanno ribadito lo sciopero su tutte le cinque recite di Manon Lescaut dal 27 febbraio all'8 marzo.

«Dovrebbe esserci una convocazione dal sindaco Marino per congelare la protesta», hanno detto in una animata conferenza stampa i tre rappresentanti sindacali con indosso una t-shirt con la scritta: "I love Riccardo Muti" perché, hanno spiegato: «abbiamo fondatissimi motivi per ritenere che vi sia in atto una manovra per fare sì che il maestro abbandoni il teatro dell'Opera.

Se la convocazione di Marino non arriverà, avremo la conferma che vogliono che Muti se ne vada», hanno ripetuto seguendo un oscuro teorema e tirando in ballo il Maestro, nonostante in teatro si tema il contrario, e cioè che il direttore d'orchestra - in questi agitati giorni ha continuato a lavorare e ieri ha diretto la prova generale- potrebbe decidere di andarsene sì, ma solo se non ci dovessero più essere le condizioni per lavorare e lavorare bene.

Gli scioperi su Manon - costano al teatro circa un milione di euro, tra cast, personale e allestimento (280mila euro, grazie anche agli sponsor che hanno fornito capi di abbigliamento per i costumi) - sono confermati «perché non abbiamo altra scelta», ha ribadito come un mantra Lorella Pieralli della Fials Cisal, insieme ai colleghi (tra cui Pasquale Faillaci della Slc-Cgil, cognato dell'ex-sovrintendente).

Hanno avuto l'immediata solidarietà dell'ex- sindaco Alemanno ("pronti a barricate") e di Fratelli d'Italia, ma anche la replica del sindaco Marino il quale aveva parlato di liquidazione coatta in caso di sciopero: «In questo momento chi lavora con altissima qualità all'Opera- ha detto il sindaco- deve capire che ci sono decine di migliaia di persone che non hanno lavoro o hanno il problema di una casa e per il Comune investire 16 milioni e mezzo nel bilancio 2014 del teatro è un impegno notevole. Trovo sia necessario un atto di responsabilità da parte di tutti».

Molte le accuse dei "ribelli": non riconoscono il sovrintendente Carlo Fuortes, che ieri ha incontrato il neoministro Franceschini, come interlocutore («uomo sbagliato al posto sbagliato»), accusato di non dare risposte «alla richiesta di sapere qual è il progetto produttivo triennale» (anche se l'Opera smentisce: «è stato loro inviato il 14 gennaio scorso») e di fare «una drastica riduzione degli organici, per esternalizzare la produzione», mentre il teatro ribatte che si tratta di «41 pensionamenti e 24 pre-pensionamenti ». Dicono che non c'è trattativa in corso ma dall'Opera si precisa che sono stati convocati più volte, l'ultima il 19 febbraio.

Dichiarano che la legge Bray (quella che prevede un contributo ad hoc per i teatri i crisi a patto di un piano di risanamento) «distrugge la lirica a favore dei comitati d'affari», ma senza dire quali. Chiedono: «vogliamo ancora essere un teatro di produzione di eccellenza o un centro di assemblaggio e circuitazione di strategie affaristiche decise altrove?».

E alla domanda su come rientrare dal deficit di 10 milioni e 418mila e dai quasi 30 di debito patrimoniale propongono: «Produrre di più spendendo meno». Oggi parleranno gli altri sindacati, Uil e Cisl, contrari allo sciopero, che raccolgono la maggioranza dei lavoratori. Ma se non ci sarà una schiarita, la liquidazione coatta si avvicina.

 

RICCARDO MUTI E FIGLIA CHIARA - Copyright Pizzi1 muti figlia moglie lapressignazio marino con i peperoncini all opera di roma per la prima di ernani diretto da riccardo muti Teatro dell Opera Carlo Fuortes e Stefano Dominella

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