I TRANSITI DI BERTY-NIGHTS: DA FALCE E MARTELLO ALL'ALTA MODA - L’EX SUBCOMANDANTE FAUSTO CRITICATO DAI LICEALI DI ROMA: 'RECITI PER LE FENDI'! - IL VIDEO DELLA PERFORMANCE DI BERTY, ALLESTITA DA RAFFAELE CURI PER ALDA FENDI, CON UNA POESIA DI ELIOT: “APVILE È IL MESE PIÙ CVUDELE/ GENEVA LILLÀ DALLA TEVVA MOVTA/ MESCOLA MEMOVIA E DESIDEVIO/ STIMOLA LE SOPITE VADICI CON LA PIOGGIA PVIMAVEVILE”. UNDICI ERRE IN UNA SOLA STROFA….

Foto di Mario Pizzi da Zagarolo

1- BERTINOTTI CRITICATO DA LICEALI ROMA: 'RECITI PER LE FENDI'
(ANSA) - Malumori da alcuni studenti romani all'interno del Liceo Socrate nella capitale nei confronti dell'ex presidente della Camera Fausto Bertinotti, che oggi è stato ospite all'interno dell'istituto. Al suo arrivo - hanno riferito gli stessi ragazzi - qualcuno ha brandito ironicamente i ritagli di un giornale con la cronaca della partecipazione di Bertinotti, nell'inedita veste di attore, ad uno spettacolo teatrale prodotto dalla Fondazione Alda Fendi lo scorso 17 aprile.

Terminato l'intervento di Bertinotti e degli altri ospiti, tra cui anche l'ex segretario della Cisl, Savino Pezzotta, uno studente ha criticato Bertinotti chiedendogli come si faccia "a dire di essere contro la precarietà e aver votato ogni misura di legge che vada nella direzione opposta, come è stato fatto con il secondo governo Prodi e così con la scuola pubblica, votando i fondi agli istituti privati e per le missioni all'estero". L'intervento dello studente è stato applaudito da diversi studenti all'interno dell'aula magna.

"Si è trattato di un intervento unico - ha spiegato la preside del Liceo, Gabriella De Angelis - non c'é stato alcun fischio e mi spiace che ci sia stato poco tempo per le domande degli studenti. L'argomento del dibattito era il conflitto sociale negli ultimi trent'anni in Italia". Tra le altre domande, c'é stata quella di un'altra studentessa che ha chiesto delucidazioni sulla vicenda Fiat e su Marchionne, che sarebbe stato "giudicato dall'ex presidente della Camera nel 2006 - hanno ricordato alcuni studenti - un 'borghese buono'". A quanto riferito, Bertinotti ha risposto pacatamente alle domande.


2- IL VIDEO DI BERTINOTTI E DELLA PERFORMANCE ALLESTITA DA RAFFAELE CURI PER ALDA FENDI
Dal sito de "il Fatto Quotidiano" - http://bit.ly/J53Fad


3- DA FALCE E MARTELLO ALL'ALTA MODA BERTINOTTI RECITA ELIOT PER ALDA FENDI
Filippo Ceccarelli per "la Repubblica"

Posto che recitare non è reato,e trovarsi un'occupazione meno che meno, la circostanza che Fausto Bertinotti, in cachemirino celeste, sia salito su di un palcoscenico per rallegrare la mondanità capitolina alimentando una già copiosa produzione di foto-Cafonal, è una faccenda che però solleva qualche dubbio: non solo sul destino semi-obbligato degli ex presidenti della Camera, ma anche e specialmente sulle motivazioni per cui dopo tante esperienze sindacali, politiche e istituzionali uno come lui in piena e libera facoltà di se stesso abbia deciso di farsi ridere dietro.

La Pivetti, del resto, vabbè, si sa: è figlia e sorella di gente di spettacolo. Così dopo le infatuazioni cattolico-vandeane di Montecitorio la si è vista padroneggiare sanguinolente trasmissioni di chirurgia plastica al fianco di Platinette, e poi anche strizzatissima in tenuta sadomaso di latex con tanto di frusta.

Ma Bertinotti finora, con l'inseparabile moglie detta «la sora Lella» figuravano al massimo come un elemento stabile del paesaggio notturno di una certa Roma, compulsivamente arruolati a party, presentazioni e sfilate di moda, da Mario D'Urso a Valeria Marini: «Berty-night», come l'aveva designato ormai diversi anni orsono Dagospia, «e io mi arrabbio teneramente - reagiva lui - perché è una falsificazione della mia immagine e mi verrebbe voglia di replicare contando le ore che ho passato davanti ai cancelli delle fabbriche».

In attesa del rendiconto, e non senza dimenticare che nei giorni lieti della Camera ai gentili ospiti dopo il pasto veniva donato un campanellino di quelli con cui un tempo certe signore borghesi richiamavano la servitù, ecco, varrà dunque la pena di segnalare che l'altra sera, all'insegna della fondazione «Alda Fendi», l'ex presidente della Camera ed ex leader di Rifondazione comunista si è di nuovo esibito davanti ai soliti noti in una pièce niente affatto politica.

« Transiti di Venere », una visionaria cosmogonia di Raffaele Curi giocata fra pianeti e varietà di palle (pingpong, tennis, basket), richiami letterari e carni denudate di maschi e femmine disposte su di un improvvisato proscenio dalle parti del Circo Massimo, là dove il sabato e la domenica mattina si svolge un grazioso mercatino bio della Coldiretti.

Essenziale e minimal, un leggìo e un fascio di luce, Bertinotti ha recitato alcuni brani de «La terra desolata» di Eliot. Poi felice come una pasqua di aver confuso memoria e desiderio si è fatto un sacco di foto-ricordo con gli attori e infine, nella magnifica residenza Fendi con vista sul foro di Traiano, ha accolto con piacere tanti elogi sulla cui sincerità la sua indubbia intelligenza deve essere entrata in serio conflitto con il suo formidabile narcisismo, probabilmente avendo la peggio. Ma questo non vuol dire che come attore non sappia il fatto suo, piuttosto che quell'ambiente lì è per sua natura abbastanza maligno.

Gli archivi impongono di aggiungere che comunque non è la prima volta. Tra un soggiorno nel Chiapas e una visita ai monaci del Monte Athos, recordman di presenze a Porta a porta, nel 2007 accettò con entusiasmo la parte di Calamandrei in uno spettacolo su Danilo Dolci al teatro Valle.

Scrisse allora Franco Cordelli sul Corriere della Sera che in scena era stato bravo, a parte essersi messo per due volte le mani in tasca e aver tradito una lieve vibrazione alla gamba destra. Qualche mese dopo Fiorello gli fece declamare alla radio le parole dell'inno di Forza Italia: e anche in quell'occasione, se fece finta di non averle riconosciute, Bertinotti si dimostrò un attore naturale - se drammatico o comico, come capita spesso in Italia, è una questione abbastanza secondaria.


4- FAUSTO HORROR PICTURE SHOW
Malcom Pagani per "il Fatto Quotidiano"

"Apvile è il mese più cvudele/ geneva lillà dalla tevva movta/ mescola memovia e desidevio/ stimola le sopite vadici con la pioggia pvimavevile". Undici erre in una sola strofa. Bertinotti assorbe la trappola con stile. La moglie, signora Lella, è tutta un fremito. Sul palco, Fausto recita T.S. Eliot. Portaocchiali al collo. Maglione turchese. Al centro dell'antico mercato ebraico del pesce, elegante latifondo della Fondazione Alda Fendi, ecco "Transiti di venere" di Raffaele Curi.

Mezz'ora di feti, montagne, nuvole, confezioni di dispositivi vaginali, fiamme, pianeti, canzoni di Yoko Ono ed Enya, spose sfiorate dall'annunciazione e harakiri proiettati a tutta parete. Lo chiamano sperimentalismo, somiglia al "casino organizzato" dell'ex operaio siderurgico Eugenio Fascetti e per celebrarlo, a un passo dal Circo Massimo, si sono accalcati in 400. Fiere e domatori, vecchi amici e neofiti. Un'istantanea a metà tra l'ultima assemblea del Partito socialista e i Cafonal di Dagospia.

Mario D'Urso e Adriano Aragozzini, Salvo Nastasi e Umberto Croppi, Ritanna Armeni e Carlo Rossella che ieri commosso, sul Foglio, denunciava ancora un certo turbamento: "Fausto Bertinotti attore. E che attore!". Intorno all'alta società del Presidente di Medusa e tramontata la voce impostata di un anonimo che avverte, come a corte: "Si prega di spegnere i telefonini e non di far uso di flash" un altro film. Trentenni sgomenti, imbucati di ogni età, turisti per caso dell'arte senza esborso che da un decennio è il manifesto della minore delle sorelle Fendi.

Alda vendette il marchio, incassò una cifretta vicina al miliardo di euro e decise di restituire. Se la chiami mecenate si offende: "Mi sento una missionaria, un piccolo granello di sabbia, una folle sana di mente e intenti, cui il mondo non mercificato e corrotto inizia a dare ragione. Non esiste nulla di più gratificante che vivere e nutrirsi d'arte. Voglio che con me ne godano tutti".

E così sia. Al lato della rappresentazione (sic) vestiti come buttafuori di un qualunque Studio 54 fuori latitudine, sostano una dozzina di imitatori di Will Smith allevati a glamour e palestra. Gessato, camicia spalancata, Persol, vistosi orologi al polso. Restano immobili, mentre alle loro spalle, lo scorrere del tempo (c'è la metafora!) è una sabbia che cade inesorabile dall'alto e le immagini (e le scritte) si rincorrono sul muro. "Il settimo sigillo". Con Bergman non ti sbagli mai.

Poi, ancora. Un ex campione di basket Nba sopravvissuto alla fame (Abdul Jeelani) interpreta Cristo. Con la corona, la posa sofferta e tutto il resto. Un ragazzo vestito come un tennista degli anni 30 e una bucolica fanciulla che lo insegue ballano su una schermaglia amorosa. Altra scritta sul muro. 2,176 Kelvin. L'unità di misura seguita da due ragazzi in succinto costume da bagno accompagnati da lazzi e battute irriferibili su altre misure: "Ahò, ma è eccitato, è barzottissimo" e riprovazione disgustata della claque.

Al cambio di scena, i due innamorati di prima si ritrovano nudi ai lati della sala. Si osservano, mentre il pubblico li divora. Ammirazione per la splendida modella, che non muove un muscolo. Una sfinge. Alla fine, timidissimi applausi e fuga collettiva. Raffaele Curi, il sosia di Mal dei Primitives, l'autore di "Transiti d'amore" che da ragazzo fu Ernesto nel Giardino dei Finzi Contini di De Sica, in età matura ha imparato a far di conto, l'allestimento a casa Fendi non è una novità.

Lei è pazza di lui, lui ricambia (come dargli torto) sentitamente. Ogni anno, con titoli pretenziosi, ma alati per le sue creazioni ("Sfiorerai il mio destino come una farfalla") o vezzosi menu natalizi (quello del "clochard" da degustare ascoltando The Fun Powder Plot di Wild Beasts o in alternativa la "salsa del figlio del podestà") Curi si spende e fa spendere agli altri.

Quando non lavora con Pupi Avati o non affitta appartamenti in via Giulia a Guido Bertolaso trovando a fine locazione cumuli di bollette: "Ero felicissimo: ho pensato che fosse una persona affidabile. Ma non sono mai riuscito a contattarlo per farmi firmare il contratto, non l'ho mai visto in faccia" dà vita a spaventose messe in scena. A Everest di ridicolo involontario. In cima, una volta scalata la vetta, la ricompensa. Lo squittio delle dame impegnate a tener desti i mariti: "Ma, caro, non sbadigliare, è me-ra-vi-glio-so" e sorridere ragazzi più cinici e grevi: "È il vero appuntamento trash di Roma" o anche, nella versione meno ecumenica: "Non ci si crede. Non ho più parole. Soltanto parolacce".

La Fendi è generosa. Magnanima. Finanzia molti ambiti artistici, sogna di scoprire un Andy Warhol, ma si accontenta delle opere di Curi. Si immedesima in Peggy Guggenheim indossando enormi lenti nere, sfama le mandrie che occupano lo splendido palazzo aperto al dopo "Transiti di venere" offrendo come dice Rossella un "delizioso panaché" in faccia al Foro Traiano che a Roma, per semplificare, si risolve in birra e gazzosa.

Tra i vassoi si commenta. Non sono concetti gentili, ma spruzzi di ingratitudine. Inganni. Opinioni. Forse Curi è un genio, "Transiti di Venere" un capolavoro e l'arte contemporanea tutta, un immenso speaker's corner appaltato a chi è più rapido. Furbo. Dialettico. Chi sale sul ceppo per primo vince. E Curi, dall'angolo Fendi, continua a parlare senza che nessuno si azzardi a interromperne il flusso di coscienza.

 

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