SI ROVESCIA LA CANOA DELLA IDEM: SCARICATA DA TUTTI, ANCHE DA LETTA E DAL PD – COME ASSESSORE COSTO’ AL SUO COMUNE 260MILA EURO

Paolo Bracalini per "Il Giornale"

«Nessun doppio standard» promette Letta sul caso Idem, ministra che non ha pagato l'Imu a sua insaputa. Per una frase sui gay alla pidiellina Biancofiore fu revocata la delega (coincidenza: proprio nello stesso ministero della Idem) nel giro di poche ore, mentre per una vicenda imbarazzante, difesa ancora peggio dalla ministra allo Sport, ancora nessuna richiesta ufficiale di dimissioni o passi indietro.

Ufficiale no, ma ufficiosamente da Letta arriva un preavviso di sfratto. Il premier vuole «leggere le carte» e poi decidere cosa fare, di comune accordo con la canoista: «Incontrerò la ministra Idem (oggi pomeriggio, ndr) e insieme decideremo cosa fare - dice Letta a Raitre - Voglio vedere tutte le carte, dobbiamo essere garantisti e in grado di garantire che l'opportunità e il rispetto delle regole siano un elemento chiave del nostro governo. Ma nessun doppio standard».

Un modo ovattato (scuola Dc...) per dire che alla Idem conviene tenere d'occhio le valigie. Il governo Monti perse il suo primo pezzo, il sottosegretario Malinconico, dopo due mesi dall'insediamento. Se si dimetterà, a neppure quattro settimane di governo, la campionessa Idem batterà un altro record, senza medaglie.

Dal Pd imbarazzo e silenzi, ma chi parla fa capire che il partito l'ha mollata. Il bersaniano Rossi, governatore della Toscana, chiede alla ministra di rimettere il mandato, mentre il governatore Pd dell'Emilia Romagna, Vasco Errani, è pronto a chiederle di persona le dimissioni, «se solo riuscissi a rintracciarla...».

Gentiloni capisce «sul piano umano» la Idem, «ma per un ministro gli errori non valgono come per chiunque altro, è il rovescio delle medaglie», ancora più diretto Funiciello, responsabile Cultura e comunicazione del Pd: «Le parole del ministro Idem sono decisamente insufficienti a spiegare i reati che ha commesso».

Al Pd tocca una lezione di coerenza dall'ex ministro Scajola, all'epoca distrutto dal centrosinistra: «Mi dimisi di mia iniziativa, per mettere al sicuro il governo - racconta Scajola -. Al ministro Idem non posso che consigliare di fare lo stesso che feci io. Se si è innocenti la verità alla fine viene fuori, com'è accaduto per me».

Critiche, per mancato fair play, anche dai colleghi olimpionici (da Yuri Chechi a Fiona May: «Al suo posto mi dimetterei»). Le parole più comprensive per la Idem arrivano dal capogruppo Pdl Brunetta: «Io sono garantista all'ennesima potenza, a differenza dei colleghi del Pd. Chi non ha mai fatto un errore nella denuncia dei redditi? Chi non ha mai fatto un errore sull'Imu? Chi non ha mai fatto un errore sull'Iva?».

E anche l'indulgenza plenaria dal Pdl fa capire che la Idem ha le ore contate. E già è partito il toto-nomi per la poltrona quasi vacante. Lo Sport non dispiacerebbe al senatore Pdl Franco Carraro, già presidente Figc, peccato che il dicastero comprenda anche Politiche giovanili e Pari opportunità, tradizionalmente affidate ad una donna. In pista dunque le deputate-atlete Vezzali (Scelta civica) e la 27enne Laura Coccia (Pd), campionessa paraolimpica di atletica.

Le carte, nel frattempo, non le sta vedendo solo Letta, ma anche la Procura di Ravenna. Il procuratore capo Isabella Cavallari ha dato mandato alla polizia municipale di compiere tutte le verifiche sulla palestra di Santerno, frazione di Ravenna, dove la Idem ha trasferito la residenza. Gli accertamenti affidati all'Ufficio polizia commerciale saranno determinanti per l'individuazione delle eventuali ipotesi di reato.

Riguardo alla palestra sono diverse le testimonianze - raccolte dalla stampa locale - di persone che sostengono di essersi iscritte pagando una quota mensile e una di iscrizione. Alla palestra, dunque, che nel frattempo era accatastata come prima abitazione, con i relativi benefici fiscali. Ovviamente a sua insaputa.

2. LA IDEM ASSESSORE-ASSENTEISTA COSTO' AL SUO COMUNE 260MILA EURO
Stefano Filippi per "Il Giornale"

Vidmer Mercatali è l'ex sindaco di Ravenna che volle Josefa Idem come assessore allo Sport. Una campionessa tedesca, romagnola d'adozione per aver sposato il preparatore atletico di Bagnacavallo, che dedica tutto il tempo ad allenarsi per otto olimpiadi.

Perché un politico navigato come Mercatali incorona Sefi assessore? La risposta è in un'intervista a Repubblica di ieri: «Mi bastava andasse nelle scuole a convincere i ragazzi a fare sport». Questa è la competenza e il riformismo chiesti all'attuale ministro: l'abilità a fare da «testimonial».

È costato caro ai contribuenti di Ravenna avere la Idem in giunta dal 2001 al 2007 per convincere gli scolari a fare sport: quasi 260mila euro. Tutto dovuto in base a leggi e regolamenti, a differenza degli interventi sulla casa-palestra di Santerno. Il calcolo è stato reso noto dal consigliere comunale di opposizione Alvaro Ancisi.

A carico dei bilanci comunali figurano 237.813,55 euro come indennità di carica lorda, cui si aggiungono 12.228,41 euro di rimborsi spese e altri 8.642,00 euro per contributi previdenziali. Questi ultimi rappresentano l'ultimo capitolo dello scandalo che si addensa sul ministro delle Pari opportunità: si era fatta assumere da una società del marito 10 giorni prima di essere rinominata assessore e, dopo il reincarico, si era messa in aspettativa chiedendo al Comune di versare i relativi contributi all'Inps.
Sulla storia degli oneri previdenziali perfino il suo grande sponsor Mercatali ora storce il naso: «Niente di illegale, ma di inopportuno sì - confessa a Repubblica - Per carità, la legge lo consente, ma un conto è essere dipendenti di un'azienda, un conto esserlo del marito. Non è una bell'immagine».

Sulla palestra, invece, l'ex sindaco ammette a malincuore che potrebbero configurarsi reati: «Se era privata e serviva a lei per allenarsi, è un conto. Se invece la struttura era di uso pubblico, siamo di fronte a un abuso edilizio, quindi a un reato penale. In questo caso vedo difficile che possa restare al suo posto».

La Procura è in campo. Il procuratore capo pro tempore Isabella Cavallari ha incaricato la polizia municipale di Ravenna di compiere verifiche sia sulla parte edilizia sia su quella commerciale della casa di Carraia Bezzi. Gli accertamenti saranno determinanti per individuare eventuali ipotesi di reato.

Le dimissioni si avvicinano? Anche secondo Mercatali Josefa Idem dovrebbe lasciare. Il ministro si è detta «disposta a regolarizzare la situazione». Ma la situazione è difficile da sanare, non avendo approfittato di qualche odiato condono. Ora ogni richiesta di aggiustamento deve essere vagliata dagli uffici, e non è detto che sia accolta. Gli abusi del passato comunque restano e ora se ne occuperà la Procura.

Quello su cui invece Mercatali non si esprime è se quei 260mila euro sono stati ben spesi. L'ex sindaco non parla, per esempio, dell'altissimo tasso di assenteismo dell'olimpionica. Sefi Idem fu responsabile dello Sport ravennate dal 29 maggio 2001 al 24 febbraio 2006 su nomina di Mercatali, e successivamente dal 10 giugno 2006 al 7 maggio 2007 con Fabrizio Matteucci.

Sette anni scarsi retribuiti a norma di legge: 43mila euro annui di indennità per il primo mandato scesi a 38mila nel secondo. Ebbene, la Idem non ha mai brillato per assiduità amministrativa. Ha saltato il 39 per cento delle riunioni della giunta (150 assenze su 384 sedute) e addirittura il 71 per cento dei Consigli comunali (194 assenze su 274 convocazioni).

Come ha detto Mercatali, la Idem era stata scelta per fare bella figura nelle scuole. A ciò si aggiungeva l'intensa attività agonistica, gli allenamenti, le olimpiadi, le medaglie. Tempo per amministrare la città di Ravenna ne restava pochino.

Del resto, a Mercatali andava bene così. «La giunta è una squadra - ha detto il sindaco - si può essere un bravo amministratore anche perché si è un simbolo, un punto di riferimento. Una presenza in più o in meno in un Consiglio non è determinante».

Tasse non pagate, abusi edilizi, irregolarità urbanistiche e igienico sanitarie, assunzioni forse fittizie per incassare contributi, assenteismo: un po' troppo anche per un «simbolo» carico di onori e medaglie.

 

 

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