IDEM SENTIRE - IL MINISTRO IN CANOA E LA BOLDRINI IN CANOTTIERA PARTECIPERANNO AL GAY PRIDE DI PALERMO

1 - BOLDRINI E IDEM PORTANO L'ORGOGLIO GAY AL GOVERNO
Caterina Maniaci per "Libero"

Josefa Idem al Gay pride di Palermo. Insieme al presidente della Camera Laura Boldrini, a Palermo, il 14 giugno, in occasione dell'apertura della settimana con cui si celebrerà l'evento, ci sarà anche il ministro delle Pari Opportunità. «Serve un forte impegno a livello nazionale e europeo per contrastare ogni tipo di discriminazione», ha detto il ministro, «per garantire parità di trattamento e dignità delle persone lgbt (acronimo per riferirsi a persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender, ndr)».

Contrariamente a quanto scritto e detto, non è vero che si tratti della prima volta che un ministro partecipa alla manifestazione in Italia. È successo nel 2007, quando a Roma scesero in piazza, insieme ai militanti e ai simpatizzanti dell'orgoglio gay i ministri Paolo Ferrero, Alfonso Pecoraro Scanio e Barbara Pollastrini.

Il fatto sollevò molte polemiche e reazioni, anche dure, sia in seno allo stesso governo, sia tra le forze politiche e nel mondo cattolico. La presenza che fa la differenza è quella della Boldrini, in qualità di presidente della Camera. In questo modo il governo prende una posizione molto netta sulla questione, e si aggancia, per così dire, al dibattito politico molto acceso, non solo in Italia.

Il Parlamento inglese sta discutendo la proposta di legge sulle unioni gay, che invece è già passata in Francia, provocando profonde divisioni nell'opinione pubblica, non solo cattolica e non solo religiosa. Da noi il Pdl rischia fratture non meno profonde sul tema e, più in generale, sulle questioni etiche: Giancarlo Galan ha presentato un ddl che, di fatto, apre alle unioni tra persone dello stesso sesso, un'iniziativa che ha già riscosso consensi ma anche bocciature nel centrodestra.

Se alcuni esponenti del Pd applaudono alla decisione di Idem e Boldrini, come fa ad esempio Michela Marzano, e nel Pdl Roberto Formigoni parla di una scelta che «abbatte la credibilità del governo» e ricorda che Letta «aveva detto no ai fatti divisivi». E divisiva, questa annunciata partecipazione, rischia di esserlo, anche nei confronti dello stesso esecutivo.

Perché, sempre dal Pdl, arrivano dei precisi altolà. «Ci aspettiamo che il presidente del Consiglio Letta risponda alla partecipazione del ministro Idem al Gay Pride come ha fatto con le esternazioni del sottosegretario Biancofiore su unioni civili e matrimonio gay», chiede Eugenia Roccella, ricordando che «solo aderendo a una moratoria sui temi etici, del resto, si potranno evitare lacerazioni e conflitti nel paese, e nella maggioranza che sostiene il governo».

Proprio una moratoria su questi temi aveva chiesto Maurizio Sacconi, ex ministro del Lavoro, che ora torna a sottolineare che l'identità del Pdl è fortemente ancorata a principi «che fanno parte della tradizione nazionale» e abbia «compiuto atti di rilevante impatto politico in difesa della vita, della famiglia naturale e della libertà educativa». La stessa difesa «dell'unicità del matrimonio naturale corrisponde al modello antropologico definito dalla carta costituzionale».

Anche dal fronte delle associazioni gay si esprime dissenso. Lo fa il Movimento Rimini Pride, che in un comunicato dichiara di ritenere «l'atteggiamento del Ministro Idem e della presidente della Camera uno sfottò ai Gay. La sua presenza insieme a quella del Presidente della Camera e inopportuna, una presa in giro».


2 - IL MINISTRO IDEM: "ANDRÒ AL GAY PRIDE PERCHÉ I DIRITTI DEGLI OMOSESSUALI IN ITALIA ANCORA ESISTONO
Francesca Schianchi per "La Stampa"

Alla domanda sul perché abbia deciso di partecipare il prossimo 14 giugno al convegno che darà il via al Palermo Pride nazionale, il ministro delle Pari opportunità Josefa Idem risponde semplicemente: «Perché non vedo nessun motivo per non partecipare».

Eppure non è così scontato: in passato solo una volta capitò che ministri si affacciarono al gay pride, Pollastrini, Ferrero e Pecoraro Scanio nel 2007.
«Si tratta di una manifestazione in cui persone lesbiche, gay, bisex e transgender cercano di dare visibilità alle proprie tematiche, in un momento in cui in Italia i loro diritti ancora non esistono.

Vado per dare voce, forza e sostegno alla loro causa, come ministro delle Pari opportunità. Nelle settimane scorse sono stata in Olanda, all'Aja, e ho firmato un accordo internazionale per impegnarsi a garantire diritti alle persone lgbt: do seguito a quell'impegno».

Però il senatore del Pdl Formigoni parla di «abbattimento della credibilità del governo» e lo definisce un fatto «divisivo». Non teme fibrillazioni nella maggioranza?
«In realtà io non ho pensato che potesse essere un fatto divisivo. Ci andrà anche la presidente della Camera Laura Boldrini, che rappresenta un'istituzione sopra le parti. Ho messo in conto che qualcuno potesse pensare non sia giusto farlo, ma già il 17 maggio scorso ho partecipato alla giornata contro la violenza lgbt, in Senato, alla presenza dei presidenti Grasso e Boldrini, e non ho ricevuto nessuna critica o osservazione».

È stupita dalla critica di Formigoni?
«No, avevo messo in conto che qualcuno potesse sentirsi urtato nella propria sensibilità. Ma ricordo che anche Galan, del Pdl, ha annunciato una proposta di legge sulle unioni civili. Mi sembra di interpretare una larga parte della sensibilità della maggioranza».

Ne ha parlato col presidente del Consiglio Letta prima di annunciare la sua adesione?
«Parteciperò a un convegno che apre il Pride nazionale, non vado sul carro. Sarò a un convegno come ho fatto il 17 maggio a Roma: per partecipare a quell'evento in Senato, insieme alla seconda e alla terza carica dello Stato, non ho chiesto il permesso. Non monterei una polemica su questo».

Le richieste della manifestazione sono pari diritti e contrasto a omofobia e transfobia...
«Sono assolutamente d'accordo. Bisogna arrivare alle unioni civili. E secondo me bisogna puntare sul versante dei diritti in particolare in un momento di crisi, perché la crisi crea frustrazione e si alza il rischio di violenza su persone percepite come diverse. Il Paese è pronto, la politica si deve mettere al passo».

Ma lei vorrebbe unioni civili o matrimoni gay?
«Il Paese non sarebbe pronto ai matrimoni. Si tratta di dare diritti alle coppie di fatto, garantire diritti a persone legate da un filo d'amore, con tutti gli aspetti ad esso legati. E su questo c'è un sentire largamente condiviso».

Presenterà lei un disegno di legge?
«La mia filosofia è: l'importante è che si arrivi al risultato. So che ci sono proposte di legge in Parlamento, le leggerò con attenzione e deciderò cosa fare. L'iniziativa legislativa appartiene al Parlamento: se ci saranno proposte che raggiungono il risultato, io sarò più che contenta».

Se il Parlamento dovesse invece traccheggiare, potrebbe intervenire con una sua proposta?
«Ho già parlato di una legge contro l'omofobia e la transfobia. Vediamo cosa fa il Parlamento. Se ci sarà bisogno di una mediazione come ministro, posso spingermi avanti. Ma vediamo».

 

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