“I CORI FASCISTI SONO SOLO EPISODI DI FOLKORE” – QUEL VECCHIO CAMERATA DI IGNAZIO LA RUSSA MINIMIZZA LA RECRUDESCENZA FASCISTELLA DEI GIOVANI DI FRATELLI D'ITALIA: "MAI I NOSTRI GIOVANI HANNO IMPEDITO AD ALTRI DI PARLARE IN SCUOLE O UNIVERSITÀ. MAI HANNO AGGREDITO AGENTI O AVVERSARI. CROSETTO HA DETTO CHE ANDREBBERO PRESI A CALCI: MA SE PRENDIAMO A CALCI LORO, CHE FACCIAMO CON CHI TIRA LE MOLOTOV ALLA POLIZIA?” – “MELONI AL QUIRINALE? DIMENTICATEVI CHE LO VOGLIA FARE, LA CONOSCO” – LA PANCHINA IN MINIATURA CON LA SCRITTA "BENITO" SULLA SCRIVANIA: MA “NON C’ENTRA IL DUCE”
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
Sul tavolo di Ignazio La Russa c’è una panchina in miniatura. È lui stesso a mostrarla. Marroncina, con sopra una scritta: Benito. Dice il presidente del Senato che il modello è spagnolo e che alcune giunte municipali di Roma ne stanno posizionando alcune a grandezza naturale nei quartieri della capitale. Nulla a che vedere con il Duce, giura. Sorride. Parleremo anche di neofascismo e cori che inneggiano a Mussolini. Prima, però, la giustizia e le riforme.
Presidente, anni fa diceva: sono contrario alla separazione delle carriere.
«Era la posizione di An, che ritenne di poter raggiungere un risultato utile senza una riforma costituzionale. Noi “saggi” ci accordammo per la separazione delle funzioni. Doveva essere il primo passo per quella delle carriere, di cui già si parlava. Fini frenava. E io di conseguenza. Quindi non si può dire che non l’abbiamo voluta, piuttosto: non l’abbiamo voluta allora».
ignazio la russa e il busto di mussolini
Oggi, però, è al centro della riforma.
«La parte meno importante della riforma è proprio la separazione delle carriere. Forse si poteva puntare di più sulla seconda parte, quella che cambia il Csm e lo assoggetta al sorteggio[…]. Capisco che la separazione è simbolica, ma conta meno del resto. Il vero obiettivo, mi ha confermato, è limitare le correnti con il sorteggio e assoggettare i giudici a un controllo disciplinare terzo».
[…] Meloni e Mantovano, di fronte a decisioni avverse al governo - ad esempio sul Ponte - hanno inquadrato la riforma quasi come fosse una ritorsione politica. È così?
«Questa riforma è nel programma del centrodestra, quindi prima della nascita del governo. Dunque, non può essere una ritorsione a cose avvenute dopo. Nella nostra storia abbiamo sempre tentato un colloquio con le toghe».
Resta il fatto che Berlusconi non ci è riuscito, mentre la destra approva la riforma più odiata dai giudici.
«A Berlusconi contestavano un interesse personale alla riforma. Con Giorgia, invece, questa accusa non c’è. E perciò, è più libera».
ALFREDO MANTOVANO E GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
[…] Lei voterà sì al referendum?
«Sì, convintamente».
Anche sul premierato lei ha espresso dubbi. Persistono?
«Se fosse toccato a me decidere, sarei partito dall’elezione diretta del Capo dello Stato. Per arrivare poi, eventualmente in sede di discussione, al premierato. Si è tentato invece di trovare lodevolmente un terreno di confronto con le opposizioni. Ma si è trattato di un errore perché vi è stata una contrarietà totale».
L’opposizione vi accusa di cercare i pieni poteri. Con la riforma della giustizia e il premierato, il dubbio non è legittimo?
«In tutto il mondo c’è la separazione delle carriere e il premierato, o addirittura il presidenzialismo. Questi pieni poteri non capisco proprio cosa siano…».
Ma il premierato non indebolisce troppo il capo dello Stato?
«No. Viene annullato un potere, quello di intervenire nei casi in cui non c’è una maggioranza parlamentare. Ma con la riforma questa situazione non può più verificarsi. Perciò, nessun potere in meno».
Riuscirete ad approvare il premierato?
«Se c’è la volontà politica, si può fare. Se poi non ci si arriva, c’è la legge elettorale. Però penso che la volontà ci sia, è nel programma. È la forza di questo governo realizzare ciò che ha promesso. Con il premierato sarà necessario adeguare anche la legge elettorale».
Considera quindi scontata la rielezione di Meloni?
GIORGIA MELONI - IGNAZIO LA RUSSA - SERGIO MATTARELLA
«I risultati del governo presuppongono almeno un bis. Ne sono convinto».
Meloni rischia di andare al Colle al posto suo, in questo scenario?
«Se c’è una cosa certissima, è che nelle mie aspettative, ambizioni e prospettive non c’è quella di andare al Colle. Già il ruolo di presidente del Senato restringe il mio modo di fare politica, figurarsi immaginarmi Capo dello Stato. Non avrei le chance e non ho nemmeno il desiderio».
E Meloni ci punta?
«Dimenticatevi che lo voglia fare, la conosco. Ci abbiamo anche scherzato sopra. Non ci pensa proprio, neanche lontanamente».
RENATO SCHIFANI IGNAZIO LA RUSSA
[…] È di ieri la notizia di una inchiesta giudiziaria pesante in Sicilia. Schifani rischia di cadere?
«Perché dovrebbe? Non ho segnali di crisi. E so che è persona perbene».
A Parma i cori “duce, duce” nelle sede di FdI. Di nuovo, La Russa.
«FdI esiste da 13 anni. Di questi episodi, quanti? Due?».
Beh, pensi solo al caso di Gioventù nazionale...
«Quello e quanto altri? Cinque? Mai i nostri giovani hanno impedito ad altri di parlare in scuole o università. Mai hanno aggredito agenti o, che io sappia, avversari politici. Sono solo episodi di folklore neofascista sbagliati e utili solo ai nostri avversari».
IGNAZIO LA RUSSA ABBRACCIA MARIA DAL MONTE E VERONICA DAL BOSCO
Non è colpa dei vostri messaggi a volte ambigui?
«No, proprio no. Pensi che a Parma sono stati commissariati prima che la notizia venisse alla luce. Crosetto ha detto che andrebbero presi a calci: ma se prendiamo a calci loro per una canzone, allora che facciamo con chi tira le molotov alla polizia?
Li impicchiamo? Io non voglio impiccare nessuno, ma voglio spiegare a questi ragazzi che la reazione a questo antifascismo violento o di maniera non può essere il folklore neofascista. È quello che ci disse Almirante già nel 1979. Sarebbe sbagliato, da stupidi e controproducente, ci spiegò, continuare a usare nostalgie, canzoni e segni distintivi del fascismo nelle nostre sedi. Allora come oggi, è al futuro che bisogna saper guardare».
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