IMU E UN “CENNO” DI NAPOLITANO: LE CONDIZIONI DI B. PER NON TORNARE IN GUERRA (E FRENA SU MARINA)

Tommaso Labate per il "Corriere della Sera"

«Qualche giorno prima di morire, Giulio Andreotti mi ha detto che dovevo aspettarmelo. "Dovevi aspettartelo", mi ha ripetuto, "che avrebbero provato ad ammazzarti, e non solo nell'immagine"». Nel fortino di Arcore, dove accedono ormai solo familiari e amici più stretti, Silvio Berlusconi l'aveva raccontata più volte, negli ultimi giorni, la storia dell'ultima telefonata col «Divo».

Ma quando ieri questo aneddoto è stato affidato anche ai pochi fedelissimi che sono riusciti a parlarci al telefono, il Cavaliere l'ha fatto seguire da un'indicazione che ha lasciato di sasso gli interlocutori: «Proprio per questo motivo Marina non scenderà in campo. Io non sono d'accordo. Perché sono convinto che lo stesso trattamento che la magistratura ha riservato a me verrebbe riservato anche a mia figlia».

Dicono che sono i giorni più duri, quelli del ritorno ad Arcore. I giorni dell'attesa di quel «segnale» dal Quirinale. I giorni in cui Berlusconi si sente ripetere dai falchi, a cominciare da Denis Verdini, che «quel segnale non arriverà, per cui è meglio se facciamo cadere il governo ad agosto e ci prepariamo il voto a ottobre», anche per la storia dei margini interpretativi della legge Severino che «consentirebbero a te, Silvio, di correre come candidato premier».

Il Cavaliere, in perenne oscillazione tra lo sconforto umano e la voglia di reagire, conserva ancora qualche flebile speranza sull'ipotesi che «le istituzioni» - leggasi, il Quirinale - gli restituiscano quell'«agibilità politica» che sta per perdere dopo la condanna in Cassazione. Se così non fosse, le subordinate che avrebbe dettato ai suoi sono racchiuse in due formule. «Reazione compatta» e «contrapposizione dura».

«È in corso un attentato alla democrazia da parte di chi vuole riscrivere l'articolo 1 della Costituzione affidando la sovranità alla magistratura», è il senso della premessa berlusconiana, di cui aveva già parlato durante la manifestazione di domenica scorsa a Palazzo Grazioli. Una premessa a cui il Cavaliere, parlando nelle ultime ore coi suoi, avrebbe fatto seguire un vero e proprio piano di azione: «Noi non faremo cadere il governo e non faremo dimettere i nostri parlamentari soltanto se questo attacco alla democrazia sarà fermato».

Altrimenti, è il sottotesto, da Arcore partirà un'autentica campagna politico-mediatica su magistratura e giustizia. «Io», è l'indicazione su cui l'ex premier starebbe ragionando, «andrò tutti i giorni in televisione» per fare un'operazione verità su questo «attacco alla democrazia». E lo stesso - è il senso del suo ragionamento - faranno sul territorio «i nostri duecento deputati». Perché il Paese, in questo momento, è «sotto attacco».

Senza quel «segnale» dal Colle, insomma, agli occhi di Berlusconi è praticamente impossibile che il governo di Enrico Letta riesca a sopravvivere. E l'unica «concessione» che Berlusconi farebbe al Quirinale in caso di resa dei conti, come il diretto interessato ha spiegato anche a Verdini, riguarda la legge elettorale.

Lo stesso Cavaliere, infatti, avrebbe più volte fatto riferimento alla «necessità» di cambiare il Porcellum prima di tornare alle urne. Ma sulla fine anticipata della legislatura, su quella no, non ci sarebbe alcuno sconto. L'«uomo» sarà anche ferito. Ma il «politico» Berlusconi è ancora pronto a lottare.

Come dimostra anche l'attacco sferrato ieri al governo sulla relazione del ministero dell'Economia contro l'abolizione dell'Imu sulla prima casa. Ai ministri del Pdl, nelle ultime quarantott'ore, il Cavaliere s'è premurato persino di lanciare qualche piccolissimo segnale rassicurante. Della serie, «il governo può andare avanti».

Ma soltanto, è la precondizione, se rispetta «gli accordi presi». E sulla tassa sulla casa, così come sulla decisione di non aumentare l'Iva, non si discute. Perché quelli, per l'ex presidente del Consiglio, erano e rimangono punti non negoziabili. E lui, come riferiscono nella sua cerchia ristretta, «non ha alcuna intenzione di perdere né la faccia né tantomeno il consenso».

Già, il consenso. Il famoso scrittoio di Arcore è praticamente sommerso dai sondaggi che Berlusconi continua a commissionare. Sondaggi che lo portano ancora a dire che, ad oggi, «il Pdl è il primo partito», con un margine di tre punti percentuali rispetto al Pd. Dati e numeri su cui il Cavaliere riflette e continuerà a riflettere anche nelle prossime settimane, visto che le vacanze in Sardegna sono state annullate.

Ma non ci sono solo l'«uomo» e il «politico». C'è anche il «condannato» che, di fronte a una sentenza che ritiene marchiata da un «attacco alla democrazia», non ha smesso di trovare vie d'uscita. Non c'è momento della giornata, infatti, in cui Berlusconi non ripeta di non essere «un evasore» ma «la parte lesa».

Non c'è telefonata in cui non rivendichi, quasi fosse l'arringa della difesa, che «all'epoca ero presidente del Consiglio, neanche telefonavo in azienda». Non c'è chiacchierata in cui non giuri che i calcoli della «presunta evasione» sono lontani dai 360 milioni di euro di cui molti scrivono. «L'evasione reale sarebbe di 7,3 milioni. E, secondo voi, visto che quell'anno ho fatto beneficienza per venti milioni, per quella cifra di 7,3 milioni avrei messo in gioco tutto, a cominciare dalla presidenza del Consiglio?».

Ma gli interlocutori con cui si sfoga, siano essi «falchi» o «colombe», su questo sono d'accordo con lui. Sono altri quelli che Berlusconi deve convincere della sua teoria sull'attacco finale che la magistratura avrebbe sferrato contro di lui. Ripetere la cronistoria dei suoi processi in cui Magistratura democratica era maggioranza nei collegi giudicanti, ipotizzare «la vendetta» del giudice Esposito per quella storia del fratello rimosso dal Pdl dall'incarico di «garante dell'esecuzione delle prescrizioni per l'Ilva di Taranto», tutto questo, ormai, forse serve a poco.

Per questo il Cavaliere potrebbe sfruttare lo scivolone in cui il magistrato è incappato con l'intervista al Mattino per chiedere la revisione del processo. Sempre che non arrivi prima quel «segnale» sull'«agibilità politica» che nel fortino di Arcore, nonostante nessuno voglia ammetterlo, sembra sempre più un miraggio. Ogni giorno di più.

 

 

NAPOLITANO E TESTA BERLUSCONI BERLUSCONI NAPOLITANO Berlusconi tasse casa TASSA IMU jpegantonio espositoANTI BERLUSCONI DAVANTI ALLA CASSAZIONE MANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO DENIS VERDINI DANIELA SANTANCHE MARINA BERLUSCONi andreotti berlusconi berluSCONI ARCORE house

Ultimi Dagoreport

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...

mediobanca mediolanum massimo doris nagel

MEDIOSBANCA! – BANCA MEDIOLANUM ANNUNCIA LA VENDITA DELLA SUA QUOTA DEL 3,5% IN MEDIOBANCA A INVESTITORI ISTITUZIONALI. E A NAGEL, ALLE PRESE CON L’OPS DI MPS, VIENE MENO IL PRIMO SOCIO DELL'ACCORDO DI CONSULTAZIONE TRA AZIONISTI – ERA UNA MOSSA PREVISTA DAL MOMENTO CHE L’EVENTUALE FUSIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI TRASFORMEREBBE IL CORE BUSINESS DI PIAZZETTA CUCCIA NELLA GESTIONE DEL RISPARMIO, ANDANDO A SBATTERE CON L’IDENTICA ATTIVITÀ DELLA BANCA DI DORIS E BERLUSCONI….