IMU, DUE IPOTESI CHE VANNO BENE ANCHE AL PDL: O NO TASSA SULLA PRIMA CASA O UNA FRANCHIGIA DI 700/850 EURO

DAGOREPORT
Il famigerato accordo sull'Imu è in dirittura d'arrivo. Davanti a Letta ed Alfano ballano due ipotesi: niente Imu sulla prima casa oppure una franchigia di 700/850 euro che permetterebbe all'85 per cento di non pagare; soluzione che fa felice anche il centrodestra....

2. IMU CHE FARE
Paolo Russo per "La Stampa"

Una famiglia con due figli e un reddito di 36 mila euro, con una casetta di proprietà non più grande di 80 metri quadri, gravata da mutuo. Più o meno quello che equivale a 15 mila euro di reddito Isee, che per i tecnici dell'Economia potrebbe essere il nuovo spartiacque al di sotto del quale l'Imu sulla prima casa non si paga, sopra sì, ma solo se si possiede una casa di valore, tanto da pagare un'imposta superiore a 600 euro.

Il livello al quale si pensa di innalzare l'attuale franchigia di 200 euro, per esentare alla fine della fiera l'85%dei proprietari. Costo dell'operazione: 2,9 miliardi di euro. Non pochi, ma forse indispensabili per placare i mal di pancia di un Pdl che per bocca del suo leader, Silvio Berlusconi, ha ribadito ieri che il banco di prova per la tenuta del Governo sarà proprio il doppio nodo Iva-Imu.

Opzione azzeramento
Anche per questo i tecnici accelerano il lavoro, scandagliando tutte le proposte. Compresa quella di eliminare del tutto la tassa sulla prima abitazione, coprendo il buco di 4 miliardi con aliquote progressivamente più alte su seconde, terze e quarte case. Una vera patrimoniale che sembra però inapplicabile perché stangherebbe chi fa del mattone una fonte primaria di investimento.

E questo proprio mentre i costruttori aderenti all'Ance annunciano un crollo degli acquisti di 74 miliardi di euro in sei anni. Allora meglio cercare altre soluzioni. Come quella di fissare una soglia di reddito Isee sotto la quale non si paga, elevando comunque la franchigia a 600 euro. Che vorrebbe dire comunque scontare di pari entità l'imposta anche quando questa supera la soglia. Ad esempio chi deve mille euro di Imu ne verserebbe solo 400.

Ma l'operazione ha un costo elevato. Ecco allora spuntare un piano B, che prevede di innalzare la franchigia, ossia la soglia sotto la quale non si paga, progressivamente al reddito Isee suddiviso in quattro fasce, di 5 mila, 7.500, 15 mila euro e sopra 15 mila. Più è basso il reddito indicato dal riccometro e meno imposta si pagherebbe. Fino alla totale esenzione sotto i 5 mila euro.

Una soluzione meno onerosa, che limiterebbe a 2 miliardi l'ammanco. Sia il piano A che quello B potrebbero comportare comunque uno slittamento di un mese dei termini per il pagamento dell'acconto, che andrebbe a questo punto versato il 16 ottobre. Tempo giusto per rifare i conti anche con i Comuni, che con metà dell'Imu coprono una parte tutt'altro che irrilevante dei loro bilanci.

La tassa «Ics»
Ma gli sherpa dell'Economia stanno lavorando anche a un piano di riserva, quello che prevede di superare a piè pari l'Imu a favore della «tassa Ics», l'imposta su casa e servizi, di stampo un po' tedesco e un po' britannico, che assorbirebbe in un tutt'uno Imu e Tares sui rifiuti.

Una rivoluzione che a quel punto riguarderebbe tutti, tanto i proprietari di prime case che i multiproprietari. A pagare quella che qualcuno ha ribattezzato «service tax» sarebbero al 40% i proprietari dell'immobile, su una base imponibile data dalla rendita catastale. Rivista secondo valori più vicini a quelli di mercato se il Parlamento riuscirà a ingranare la quinta sulla delega fiscale che contiene la sospirata riforma del catasto.

Sulla quota «immobiliare» della tassa si applicherebbero degli sconti tanto più alti quanto più largo è il nucleo familiare. Un altro 40% dell'imposta sarebbe composto dalla quota «smaltimento rifiuti» e un 20% da quella per i «servizi indivisibili», come l'illuminazione e la manutenzione stradale. Entrambe queste due quote sarebbero dovute da chi abita l'immobile, quindi se del caso dagli affittuari. Solo che per questo 60% della tassa Ics, pagherebbero maggiormente le famiglie numerose, all'insegna del principio «più consumi, più paghi», sancito anche da una direttiva europea.

Rinvio rata a dicembre
Inutile dire che un'operazione del genere richiederebbe tempo. Almeno fino a dicembre, quando si salderebbe con la nuova imposta il 2013, cancellando l'acconto Imu di settembre. Tanto per evitare frizioni a breve tra i due schieramenti politici. L'appuntamento decisivo a questo punto dovrebbe essere quello del 18 luglio, quando tornerà a riunirsi la «cabina di regia», presente il premier Enrico Letta. A lui e ai partiti spetterà l'ultima parola su soluzioni al momento tecniche ma che alla politica sembrano comunque strizzare l'occhio.

 

 

IMUTASSA SULLA CASA jpegTASSA IMU jpegLETTA, ALFANO, SACCOMANNI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?