1- AL “FATTO” RISULTA CHE TRA LE DECINE DI TELEFONATE INTERCETTATE, IN ALMENO DUE CASI LA POLIZIA GIUDIZIARIA NELLA SALA ASCOLTO DELLA PROCURA DI PALERMO AVREBBE TRASCRITTO IN BROGLIACCI, COPERTI DAL SEGRETO, LA VOCE DI NAPOLITANO A COLLOQUIO CON NICOLA MANCINO. IL CONTENUTO È OVVIAMENTE SEGRETO, NON VERRÀ TRASCRITTO E FINIRÀ PROBABILMENTE DISTRUTTO SENZA MAI ARRIVARE AGLI ATTI DEL PROCESSO 2- IN QUELLE TELEFONATE CON LA VOCE DEL CAPO DELLO STATO CI POTREBBE ESSERE LA CONFERMA DEL SUO DIRETTO INTERESSAMENTO PER CALMARE LE ANGOSCE DI MANCINO, AVVIANDO DI FATTO LE MANOVRE DI INTERFERENZA NELL’INDAGINE DI PALERMO

1- TELEFONATE DI STATO
Marco Lillo e Giuseppe Lo Bianco per il "Fatto quotidiano"

"Qui il problema che si pone è il contrasto di posizione oggi ribadito pure da Martelli... tant'è che il presidente ha detto: ma lei ha parlato con Martelli... eh, indipendentemente dal processo, diciamo". L'interlocutore di Nicola Mancino è il consigliere giuridico del capo dello Stato, Loris D'Ambrosio ma il suggeritore è - a dire dello stesso D'Ambrosio - Giorgio Napolitano che consiglierebbe un incontro tra i due testimoni che avevano fornito versioni contrastanti. Il tema è rovente perché investe il futuro giudiziario dell'ex presidente del Senato: "Non vorrei che dal confronto viene fuori che io ho fatto una dichiarazione fasulla e quello (Martelli, ndr) ha detto la verità, perchè a questo punto chi processano? Non lo so".

L'ex presidente del Senato è in fibrillazione, è un'escalation di angoscia, e Mancino è consapevole della scivolosità della strada indicata dal Quirinale: "Non è che posso parlare io con Martelli, che fa...". Effettivamente non è bello per un testimone sul ciglio dell'incriminazione contattare un altro teste che lo smentisce per appianare le divergenze. E questo lo capisce anche Mancino. A parlare con l'ex guardasigilli, dunque, devono essere altri.

È qui, in questa conversazione a mezze frasi tra Mancino e D'Ambrosio che le manovre per condizionare l'inchiesta sulla trattativa investono Napolitano. Sono millanterie di D'Ambrosio? Un dato è certo: il consigliere del presidente è rimasto al suo posto anche dopo la pubblicazione di questo stralcio di colloquio sul Fatto di ieri.

Non solo: Napolitano avrebbe parlato direttamente con Nicola Mancino, almeno a leggere l'anticipazione di Panorama.it  che segnala la preoccupazione e l'irritazione dello staff del Colle per la possibilità che nei brogliacci della Procura non ancora depositati vi siano anche conversazioni che vedono il presidente della Repubblica alla cornetta. E non appaiono preoccupazioni infondate.

Al Fatto risulta che tra le decine di telefonate intercettate, in almeno due casi la squadra di pg nella sala ascolto della procura di Palermo avrebbe trascritto in brogliacci, coperti dal segreto, la voce del capo dello Stato a colloquio con l'ex vice presidente del Csm. Il contenuto è ovviamente segreto, non verrà trascritto e finirà probabilmente distrutto senza mai arrivare agli atti del processo. In quelle telefonate con la voce del capo dello Stato ci potrebbe essere la conferma del suo diretto interessamento per calmare le angosce di Mancino, avviando di fatto le manovre di interferenza nell'indagine di Palermo.

Sul punto, lo stesso D'Ambrosio appare abbastanza chiaro, nel suo colloquio con Mancino del 5 aprile, commentando la lettera inviata il giorno prima dal Quirinale al pg della Cassazione: "Però adesso lei lo sa, quando uscirà quello che noi, quello che il presidente auspica, tra l'altro il presidente l'ha letta prima di mandarla, eh non è una cosa solo di Marra".

E Mancino replica: "Comunque, dovendogli fare gli auguri per telefono non dirò niente, non accennerò...". Ma D'Ambrosio lo rassicura: "No, lei può dire che ha saputo della lettera che le è stata mandata, è stato informato che la lettera è stata mandata al procuratore generale . Poi ha saputo che era ai fini di un coordinamento investigativo, lei lo può dire parlando informalmente con il presidente, perché no?". "E va bene...", insiste, forse poco convinto, l'ex presidente del Senato. Ma D'Ambrosio, lapidario: "Non c'è niente, lui sa tutto. E che, non lo sa. L'ha detto lui, io voglio che la lettera venga inviata, ma anche con la mia condivisione".

Per Mancino, il confronto con Martelli è la preoccupazione. Il tema è la questione dei Ros e dei loro contatti informali con Ciancimino: Martelli sostiene di averlo informato, Mancino nega. E nella telefonata del 12 marzo si sfoga con D'Ambrosio: "Lui dice, vedi un poco che quelli fanno attività non autorizzate, io non mi ricordo che lui me l'ha detto, ma escludo che me l'abbia potuto dire.

Tuttavia, ammesso che me lo ha detto, perchè se lui sapeva di attività illecite non lo ha detto alla Procura della Repubblica, lui che era guardasigilli?". Lo sfogo si fa pesante: "Ma che razza di Paese è, se non tratta con le Brigate rosse fa morire uno statista. Tratta con la mafia e fa morire vittime innocenti . Non so... io anche da questo punto di vista... o tuteliamo lo Stato oppure tanto se qualcuno ha fatto qualcosa poteva anche dire mai io debbo avere tutte le garanzie, anche per quanto riguarda la rilevanza statuale delle cose che sto facendo".

Mancino teme di pagare da solo un prezzo giudiziario troppo alto, nella telefonata del 12 marzo pressa D'Ambrosio: "Sto parlando dello Stato italiano, non è possibile che ognuno va per conto suo. Lei veda un po' se Grasso ritiene di ascoltare anche me, sia pure in maniera riservatissima, che nessuno ne sappia niente...".

E nella telefonata del 3 aprile, subito dopo che il pm ha chiesto il confronto in aula con Martelli, l'angoscia di Mancino raggiunge il suo punto più alto, il senatore risollecita a D'Ambrosio la lettera al pg della Cassazione: "Veda un poco, la cosa è terribile". Ma D'Ambrosio si muove su input del presidente? Il 5 marzo, quando Mancino si scusa alla fine della telefonata dicendo: "Mi scusi, io tormento lei". D'Ambrosio replica: "No, no si immagini. Poi il presidente me ne aveva parlato, quindi...".

2- QUIRINALE TEME INTERCETTAZIONI DIRETTE
Lancio Stampa da "Panorama"

C'è un sospetto forte che irrita il Quirinale riguardo all'inchiesta della procura di Palermo
sulla presunta trattativa Stato-mafia: l'ipotesi che siano state ascoltate anche le telefonate
del presidente Giorgio Napolitano mentre parlava con persone intercettate come l'ex ministro dell'Interno ed ex presidente del Senato Nicola Mancino, indagato a Palermo per
falsa testimonianza.

Lo scrive Panorama, in edicola da domani. Il capo dello Stato sarebbe furioso con il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia anche per aver indagato l'ex ministro della Giustizia Giovanni Conso, ritenuta persona specchiatissima. Ma il vero problema è un altro: dopo la pubblicazione delle intercettazioni tra il consigliere giuridico del Quirinale Loris D'Ambrosio e Mancino, che si riteneva preso di mira e invocava un intervento dall'alto, al Quirinale si chiedono se i pm palermitani non si siano spinti ad ascoltare anche le telefonate di Napolitano con Mancino e con altri indagati eccellenti.

 

 

NICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANOCLAUDIO MARTELLI ALL USCITA DEL BOLOGNESE LORIS D AMBROSIOGiorgio Napolitanovito e massimo cianciminoGiovanni ConsoAntonio Ingroia

Ultimi Dagoreport

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…

guzzetti bazoli meloni fazzolari e caltagirone scannapieco giuseppe francesco gaetano dario cdp giorgia

DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE GUZZETTI, HA PRESO IL BAZOOKA - L’INDOMABILE NOVANTENNE NON NE PUÒ PIÙ DI VEDERE CASSA DEPOSITI E PRESTITI (DI CUI LE FONDAZIONI HANNO IL 30%) RIDOTTA A CAGNOLINO SCODINZOLANTE DEI FRATELLI DI FAZZOLARI: AFFONDATA LA NOMINA DI DI CIOMMO ALLA PRESIDENZA DEL CDA DEL FONDO F2I - MA IL CEFFONE PIÙ SONORO AL SOVRANISMO BANCARIO DEL GOVERNO DUCIONI È STATO SFERRATO DAL TERRIBILE VECCHIETTO CON LA VENDITA DELLA QUOTA DELLA FONDAZIONE CARIPLO IN MPS, IL CAVALLO DI TROIA DEL FILO-GOVERNATIVO CALTAGIRONE PER ESPUGNARE, VIA MEDIOBANCA, GENERALI – STRATEGIE DIVERSE SUL RISIKO TRA GUZZETTI E IL SUO STORICO ALLEATO, IL GRANDE VECCHIO Di BANCA INTESA, “ABRAMO” BAZOLI…

giorgia meloni incontra george simion e mateusz morawiecki nella sede di fratelli d italia sergio mattarella frank walter steinmeier friedrich merz

DAGOREPORT –LA CAMALEONTE MELONI NON SI SMENTISCE MAI E CONTINUA A METTERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE: IERI HA INCONTRATO NELLA SEDE DI FDI IN VIA DELLA SCROFA L’EURO-SCETTICO E FILO-PUTINIANO, GEORGE SIMION, CHE DOMENICA POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO PRESIDENTE ROMENO. UN VERTICE CHE IN MOLTE CANCELLERIE EUROPEE È STATO VISTO COME UN’INGERENZA – SABATO, INVECE, LA DUCETTA DEI DUE MONDI INDOSSERÀ LA GRISAGLIA PER PROVARE A INTORTARE IL TEDESCO FRIEDRICH MERZ, A ROMA PER LA MESSA DI INIZIO DEL PONTIFICATO DI PAPA LEONE XIV, CHE E' GIÀ IRRITATO CON L’ITALIA PER LA POSIZIONE INCERTA SUL RIARMO EUROPEO E SULL’AZIONE DEI "VOLENTEROSI" A DIFESA DELL'UCRAINA - MENO MALE CHE A CURARE I RAPPORTI PER TENERE AGGANCIATA L'ITALIA A BRUXELLES E A BERLINO CI PENSANO MATTARELLA E IL SUO OMOLOGO STEINMEIER NELLA SPERANZA CHE LA MELONI COMPRENDA CHE IL SUO CAMALEONTICO EQUILIBRISMO E' ORMAI GIUNTO AL CAPOLINEA (TRUMP SE NE FOTTE DEL GOVERNO DI ROMA...)