merkel macron

IN CULO AI “FRUGALI” - MERKEL E MACRON TENGONO IL PUNTO SUL RECOVERY FUND DA 750 MILIARDI - L'INDICAZIONE È CHIARA: BISOGNA RAGGIUNGERE UN ACCORDO ENTRO LUGLIO TRA I 27 PAESI SIA SUL BILANCIO UE 2021-2027 SIA SUL RECOVERY FUND CHE SUGLI ALTRI CANALI FINANZIARI ANTICRISI - VON DER LEYEN: “NON ANDREMO IN VACANZA SENZA AVER RAGGIUNTO UN’INTESA”

Antonio Pollio Salimbeni per “il Messaggero”

 

«Non fallirà per colpa nostra e non c'è bisogno di una nuova proposta». Con queste parole secche la cancelliera tedesca Angela Merkel ha fatto quadrato con il presidente francese Emmanuel Macron sulla proposta della Commissione sul Recovery Fund. Facendo capire che la sostanza di quella proposta è ciò di cui c'è bisogno per superare la crisi. Come atteso, l'asse franco-tedesco si presenta solido.

 

MERKEL MACRON

Coordinamento sempre stretto fra Berlino e Parigi, alla fine. Asse portante dell'Unione, ribadiscono i due leader. È andato come era previsto l'incontro tra i due responsabili di governo a Meseberg, palazzo barocco a nord di Berlino.

 

Fianco a fianco Macron e Merkel a difendere una gestione anticrisi che prevede una emissione comunitaria di obbligazioni da 750 miliardi. Il primo, assai indebolito dalle elezioni municipali, è stato incollato più che mai a Merkel. La cancelliera, sempre più forte all'interno e alla vigilia del via alla sua presidenza Ue di turno nei prossimi sei mesi, ferma nella difesa della proposta von der Leyen.

 

MESSAGGI CHIARI

MERKEL MACRON

Chiara l'indicazione: raggiungere un accordo entro luglio tra i 27 sia sul bilancio Ue 2021-2027 sia sul Recovery Fund e sugli altri canali finanziari anticrisi. Stessa cosa ribadisce la presidente della Commissione e caldeggia la Bce. Non sarà facile. «Il Consiglio del 17-18 sarà molto importante, una serie di discussioni sono condotte attualmente da Charles Michel (presidente permanente Ue), ma anche noi accompagniamo i suoi sforzi: speriamo di arrivare a una soluzione anche se il cammino da percorrere è ancora lungo», ha detto Merkel.

 

Chiaro anche il messaggio ai governi degli stati «frugali»: occorre solidarietà. Punto. Olanda, Austria, Danimarca e Svezia continuano a mettersi di traverso puntano a condizioni più strette per usare gli aiuti; ridimensionamento del volume delle sovvenzioni (500 miliardi proposti su 750 in totale, il resto prestiti) e della durata del Recovery Fund, fino al 2022 e non fino al 2024; mantenimento dello sconto sui contributi al bilancio.

MERKEL MACRON

 

Cauta la cancelliera sul risultato finale: «Il fondo per la ripresa dovrà essere sostanzioso, dovrà funzionare, ci saranno modifiche alla proposto, ma occorre che serva ad aiutare i paesi più toccati dalla crisi. Il risultato non è in tasca, ma tutti (i leader ) sono d'accordo che si deve uscire più forti dalla crisi e che ogni paese deve anche fare ciò che è necessario e per rendere l'economia nazionale competitiva». Macron ha difeso l'impostazione von der Leyen (peraltro costruita sulla base della proposta franco-tedesca), di «buon equilibrio».

 

Per i 500 miliardi di sovvenzioni «la cancelliera e io l'abbiamo messo sulla carta: è la nostra priorità assoluta, senza, l'Europa non sarebbe all'altezza della sfida». Poi ci sono i prestiti a tassi irrisori del Meccanismo europeo di stabilità, della Bei per le imprese e della Commissioni per le casse integrazioni nazionali.

 

MERKEL MACRON

«Avranno un impatto molto ridotto» in termini di costo per gli stati rispetto alle emissioni nazionali», ricorda. L'altro giorno Merkel aveva ricordato all'Italia che questi tre canali di finanziamento anticrisi non erano stati creati per non essere utilizzati e il premier Conte, in difficoltà per l'opposizione del M5S all'uso del Mes, aveva reagito indicando che si tratta di una scelta dell'Italia. Per Macron tutti gli strumenti Ue a disposizione sono validi.

 

Quanto ai «frugali», il presidente francese ricorda che «sono beneficiari netti del mercato unico partecipando a uno spazio comune di prosperità e scambi, hanno più vantaggi di altri, devono essere solidali». Morale: «Va consolidato quanto c'è (sul tavolo)». No dunque a tagli con l'accetta e, comunque, non si toccano i 500 miliardi per le sovvenzioni.

Merkel, Macron Ursula

 

A proposito delle condizioni, Merkel considera che collegare l'uso delle risorse europee al semestre' di sorveglianza delle politiche economiche e di bilancio «è estremamente utile per tutti, eccellente la proposta di collegamento con l'agenda delle riforme: ci permetterà di riconciliare molti interessi». Merkel ha citato il caso dell'Italia: «Il premier Conte ha fatto delle proposte» per il rilancio dell'economia italiana e «anche noi in Germania possiamo investire di più e lo faremo».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…