1. INCIUCIO O TRAPPOLONE? ‘’IL FOGLIO’’ METTE IN GUARDIA I BERLUSCONES DAL TRASFORMISMO DEMOCRISTIANO DI RENZI: “PUNTA AL BERLUSCONICIDIO SENZA MONETINE!” 2. IL RITORNELLO DEL ROTTAMATORE: “NON VOGLIO BERLUSCONI IN GALERA, LO VOGLIO IN PENSIONE”. STRATEGIA: SVUOTARE IL BERLUSCONISMO DA CAPO DEL PD, SENZA FARSI MALE 3. BERSANIANI IN TRINCEA: DALLA GELONI A DI TRAGLIA, TUTTI A DARGLI DEL “BERLUSCHINO” 4. IL RENZI-PENSIERO: “TRATTARE IL CAVALIERE DA CAIMANO LO FA VOLARE NEI SONDAGGI”. E I PIDIELLINI SI SONO PRECIPITATI A DARE L’ABBRACCIO (MORTALE) AL ROTTAMATORE

1. IL RENZOLOGO CERASA METTE IN GUARDIA I BERLUSCONES: "RENZI INSEGUE IL BERLUSCONICIDIO SENZA MONETINE"
Claudio Cerasa per "Il Foglio"


All'interno della gettonatissima pellicola sull'uccisione politica del Caimano, nel Pd esistono due scuole di pensiero molto diverse che in queste ore si stanno confrontando per capire quale potrebbe essere il modo migliore per girare quell'atteso finale che il popolo del centrosinistra attende da anni: il berlusconicidio.

Se una buona parte del Pd - e in particolare quella che per decenni si è abbeverata al velenoso calice del dipietrismo che oggi sembra aver trovato nuova linfa nel corpaccione del grillismo chiodato, sogna di regalare ai propri elettori il fotogramma di un Berlusconi che esce di scena con i ferri alle mani e una pioggia di monetine sopra la testa - c'è un'altra fetta del partito che da tempo lavora per un finale diverso, che prevede sempre l'esecuzione di Berlusconi ma che ai proiettili e le manette preferisce il fioretto e la politica.

E così, andando a leggere in controluce le parole messe sul piatto in questi giorni dai maggiori protagonisti della vita del centrosinistra, si scopre che gli unici che hanno mostrato, seppur con timidezza, una certa volontà di sfidare il capo dell'opposizione senza colpi bassi e senza tintinnii di manette sono stati senza dubbio i deputati e i senatori più vicini all'universo renziano.

Lo avrete notato: sono stati loro i primi a riconoscere che Berlusconi non ha tutti i torti quando dice che se Bersani vuole fare un governo deve dialogare con il Pdl (Matteo Renzi, 23 marzo); sono stati loro i primi a riconoscere che Napolitano non ha tutti i torti quando dice che per il paese sarebbe una sciagura andare al voto senza tentare di fare un governo con i secondi arrivati alle elezioni (Graziano Delrio, 12 marzo); sono stati loro i primi ad ammettere che una candidatura al Quirinale di un antiberlusconiano sarebbe il modo peggiore per far partire un governo (Matteo Richetti, 3 aprile); e sono sempre stati loro i primi a dire che sarebbe una follia mettere fuorigioco il capo dell'opposizione con una legge ad hoc (Alfredo Bazoli, 28 marzo).

La ragione dell'antiberlusconismo temperato di cui si è fatto portavoce il mondo renziano non è legata a una pura questione di tattica ma ha una spiegazione di carattere squisitamente politico che il sindaco ha sempre rivendicato nonostante i molti attacchi ricevuti da chi da sempre lo osserva come una specie di cavallo di troia del berlusconismo. Renzi, si sa, non ha mai fatto mistero di considerare letale per l'identità del Pd l'atteggiamento di subalternità psicologica coltivato nei confronti del Cavaliere e in diverse occasioni, anche recenti, ha ricordato che a suo modo di vedere è stata proprio l'ossessione per Berlusconi ad aver costituito il vero elemento di fragilità del mondo del centrosinistra.

"La loro ossessione per il Cavaliere - ha scritto Renzi nel libro "Fuori!" - è anche la loro legittimazione, l'unico modo per dare un senso al proprio impegno. E, paradossalmente, tutto ciò fa il gioco del Cavaliere, che ha molto da guadagnare da un'opposizione pregiudiziale e ideologica".
Che la rottamazione renziana sia da intendere anche come una rimozione forzata dei vecchi tic del centrosinistra lo si è intuito non solo in quel pomeriggio del 2010 quando il sindaco raggiunse ad Arcore Berlusconi (scandalo!) ma anche quando nel luglio 2012 il Rottamatore prese carta e penna per spiegare a Sandra Bonsanti, presidente della zagrebelskiana Libertà e Giustizia, per quale ragione la sinistra non sarebbe mai diventata vincente senza abbandonare il pregiudizio antiberlusconiano.

"Qualcuno - scrisse Renzi - mi accusa di intelligenza col nemico perché ho detto che voglio i voti di queste persone, giudicandoli fondamentali per tornare a vincere. Voglio convincerli a stare con noi, perché noi non li deluderemo. Ma voglio convincerli, più banalmente, perché senza di loro non si vince. E considerando che la vostra generazione ha raggiunto il paradosso di proclamare l'antiberlusconismo regalandoci a sua insaputa vent'anni di berlusconismo, beh, sappiate che toccherà a noi rimediare...".

Renzi, dunque, tornando alla pellicola sul Caimanicidio, sogna un finale in cui il Cavaliere non esce di scena con i ferri alle mani e le monetine sulla testa ma in cui Berlusconi viene sonoramente sconfitto alle urne. Bersani ci aveva provato ma Berlusconi è rinato (e, coincidenza delle coincidenze, la rinascita si è materializzata proprio di fronte ai suoi nemici: ricordate quella sera da Santoro?) e ora è di nuovo in testa ai sondaggi e si prepara alle elezioni.

Un po' come Renzi, che anche ieri ha fatto intendere che di questo passo le urne sono davvero più vicine ("stiamo perdendo tempo"). Lo scenario è questo. E chissà che allora per il sindaco non si stia avvicinando il momento di girare il suo finale e dimostrare che per far fuori Berlusconi non servono le monetine ma serve qualcos'altro. Serve sfidarlo. Serve inchiodarlo. Serve molto più semplicemente batterlo sul campo.

2. RENZI: "NON VOGLIO BERLUSCONI IN GALERA, VOGLIO BERLUSCONI IN PENSIONE"
(TMNews) - "Il Pd deve decidere: o Berlusconi è il capo degli impresentabili, e allora chiediamo di andare a votare subito; oppure Berlusconi è un interlocutore perché ha preso dieci milioni di voti. Non è possibile che il noto giurista Migliavacca un giorno proponga ai grillini di votare insieme la richiesta di arresto per Berlusconi, che tra l'altro non è neanche arrivata, e il giorno dopo offra al Pdl la presidenza della convenzione per riscrivere la Carta costituzionale".

E' il nuovo affondo al Pd del sindaco di Firenze Matteo Renzi che, in una intervista al 'Corriere della Sera', attacca: "In un momento si vagheggia Berlusconi in manette, in un altro ci si incontra di nascosto con Verdini. Non si può stare così, in mezzo al guado. Io ho tutto l'interesse a votare subito. Ma l'importante è decidersi". Nella convinzione che "io non voglio Berlusconi in galera, voglio Berlusconi in pensione".

"Andare al governo con Gasparri fa spavento, lo so. Non a caso io sono pronto a votare subito - spiega Renzi -. Ma se il Pd ha paura delle urne deve dialogare con chi ha i numeri. Il Pd avanzi la sua proposta, senza farsi umiliare andando in streaming a elemosinare mezzi consensi a persone come la capogruppo dei 5 Stelle, che hanno dimostrato arroganza e tracotanza nei nostri
confronti".

C'è stata la diretta streaming dell'incontro... "Mi veniva da dire: 'Pierluigi, sei il leader del Pd, non farti umiliare così!'. Ho pensato - conclude Renzi - a cosa doveva provare una volontaria che va a fare i tortellini alla festa dell'Unità: credo ci sia rimasta male nel vedere il suo leader trattato così, alla ricerca di un accordicchio politico".

3. BERSANIANI IN TRINCEA CONTRO RENZI: "PARLA COME BERLUSCONI"
Da "Repubblica.it"

L'affondo di Matteo Renzi a Bersani irrita i fedelissimi del segretario del Pd. Non si fanno attendere le reazioni alle parole del sindaco di Firenze, che, dopo la tregua post-primarie, lancia la sua sfida: "O Berlusconi è il capo degli impresentabili, allora chiediamo di votare subito; oppure è un interlocutore perché ha preso dieci milioni di voti", dice a Repubblica e al Corriere della Sera. E oggi rincara: "Decidetevi, sono passati più di 40 giorni dalle elezioni... Persino la Chiesa che non è un modello di speditezza è riuscita a organizzarsi velocemente. Con il sistema politico che abbiamo non abbiamo ancora capito chi ha vinto o perso le elezioni".

"Andare subito al voto sarebbe da irresponsabili" risponde Alessandra Moretti, parlando al Tgcom24. E, aggiunge, in caso di urne immediate "Bersani potrebbe essere ancora in campo". Quanto al rapporto con il Pdl Moretti dice: "Noi al Pdl abbiamo dato la possibilità di fare insieme le riforme costituzionali e credevamo fosse una proposta importante. Altra cosa è un Governo politico presieduto da Bersani. Se per l'elezione del Capo dello Stato la linea del partito cambierà, vedremo". Riguardo, poi, l'ipotesi di franchi tiratori, in campo renziano, in occasione dell'elezione del presidente della Repubblica, la portavoce del segretario Pd dice: "Non me lo auguro, altrimenti si spaccherebbe il partito".

Su Repubblica, Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, ritiene irrispettoso parlare di politica perditempo, come la definisce Renzi. "Napolitano ha cercato soluzioni e ha trovato difficoltà vere per fare un governo di cambiamento. Nè Bersani, nè gli altri leader dei partiti in Parlamento perdono tempo. Si cerca una soluzione a un problema", che "non è fare un governo quale che sia, ma avere un governo di cambiamento all'altezza delle sfide che l'Italia ha davanti sul terreno della politica e dell'economia".

Renzi: "Napolitano assoluta certezza per il Paese". Il botta e risposta continua, con Renzi che risponde: "Giorgio Napolitano è stato, in questi 7 anni, un'assoluta certezza per il Paese: meno male che c'è stato Napolitano", dice il sindaco. "Dare la colpa della situazione di difficoltà al presidente della Repubblica - chiarisce - è una barzelletta. Ricorda quelli che quando vedono il traffico per la strada, danno la colpa ai vigili".

E continua a spronare: "Fate presto", chiede. "Le soluzioni tecniche, se si vuole, si trovano, ma bisogna volerle e smettere di pensare ai destini dei leader politici, e pensare ai problemi del Paese", dice, parlando a margine degli 'screenings' Rai a Firenze.
Il dibattito è acceso su twitter, dove Chiara Geloni, direttore di Youdem, tv dei democratici, scrive: "serenamente e pacatamente: non si può negare che al momento la proposta politica di Renzi coincida perfettamente con quella di Berlusconi".

Sulla stessa linea Stefano Di Traglia, responsabile della comunicazione del Pd: "Renzi semplicemente propone la stessa ricetta di Berlusconi: un governissimo o elezioni". Duro Roberto Seghetti: "Si può fare governo che cambi davvero. Renzi pensa di perdere sua occasione e vuole matrimonio con Cav? Si accomodi".

 

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