sondaggio pagnoncelli ottobre 2018

INTANTO, NEL PAESE REALE, IL GOVERNO HA IL 63% DEI CONSENSI - PAGNONCELLI: ''LA LEGA DI SALVINI RADDOPPIA E ARRIVA AL 34,7%, IL M5S CALA DAL 32,7% AL 28,7%. PD IN CALO, FORZA ITALIA DIMEZZATA'' - MENTANA: ''SALVINI È L'ASSO PIGLIATUTTO. IL PD, CHE CON IL 25% DEL 2013 HA GOVERNATO 5 ANNI, ELETTO DUE PRESIDENTI DELLA REPUBBLICA, PIÙ ORGANISMI ISTITUZIONALI, AUTORITÀ DI GARANZIA, IMPRESE DI INTERESSE PUBBLICO, CAMERE ECC., NON SI È ANCORA RIPRESO DAL KO DI MARZO''

 

1. IL CARROCCIO SALE AL 34,7E IL 16% DEI NUOVI VOTI VIENE DAL MOVIMENTO(CHE È CROLLATO AL NORD)

Nando Pagnoncelli per il ''Corriere della Sera''

 

 

Nando Pagnoncelli

Il consueto aggiornamento mensile dello scenario politico fa registrare la sostanziale tenuta del governo: infatti, come un mese fa, il 57% degli italiani esprime un giudizio positivo sull' esecutivo, mentre le valutazioni negative aumentano di poco (da 32% a 33%) e l' indice di gradimento flette di un punto, passando da 64 a 63.

 

Il consenso per il presidente Conte diminuisce di due punti passando dal 60% al 58%, i critici aumentano di 3 punti (da 30% a 33%), l' indice di gradimento passa da 67 a 64 e si mantiene più elevato rispetto a quello dei vicepremier Salvini (58) e Di Maio (51), riportato la scorsa settimana in questa rubrica.

 

Cinque mesi dopo l' insediamento l' apprezzamento per il governo si attesta sul livello più elevato degli ultimi 6 esecutivi a parità di periodo, seguito dai governi Letta (60), Renzi (56) e Berlusconi (53), mentre il premier si colloca al secondo posto preceduto da Renzi (70) ed ottenendo lo stesso indice di Enrico Letta (64), di due punti superiore a quello di Monti (62).

 

La stabilità dei giudizi sull' esecutivo desta sorpresa, tenuto conto delle forti tensioni emerse nell' ultimo mese all' interno della maggioranza e delle notevoli differenze tra gli elettorati di Lega e M5S, in termini di profilo, di aree territoriali e di domande che esprimono. Ed in effetti, se si guarda alle esperienze del passato, all' indebolimento della coesione della maggioranza i governi iniziavano a perdere consensi, com' è accaduto ad esempio con gli esecutivi guidati da Prodi e Berlusconi.

SALVINI DI MAIO

 

Il governo Conte per il momento sembra pagare poco pegno: infatti le difficoltà emerse tra le due forze della maggioranza si riflettono più sulla fiducia nei leader dei partiti e nelle intenzioni di voto che nel consenso per l' esecutivo, la cui caratteristica principale è quella di essere basato più su un contratto che su un' alleanza, più su un impegno reciproco che su una piena consonanza valoriale.

 

Insomma, è una sorta di «matrimonio di convenienza». Ne consegue che la maggior parte degli elettori leghisti e pentastellati ha interiorizzato il compromesso che sta alla base del contratto e per il momento è disposto ad accettare provvedimenti non graditi pur di ottenere quelli sostenuti dalla propria parte politica.

 

Tutto ciò sembra quindi avere più riflessi sugli orientamenti di voto: a distanza di un mese si evidenzia la crescita della Lega che raggiunge il valore più elevato di sempre (34,7%), seguita dal M5s, stabile al 28,7% (+0,2%), quindi dal Pd con il 16,5% (-0,6%) e Forza Italia con l' 8,7% (+0,9%). Più staccati in graduatoria si collocano, entrambi al 2,7%, + Europa, stabile sui risultati del 4 marzo, e Fratelli d' Italia, in flessione rispetto alle Politiche, quindi Leu al 2,1%. Rispetto alle elezioni politiche il centrodestra passa dal 37% al 46,5%, superando abbondantemente la «soglia implicita» del 40% che garantirebbe la maggioranza, il centrosinistra si colloca al di sotto del 20% (-3%) e il M5S arretra di 4 punti.

di maio conte salvini tria 1

 

La Lega può contare su un elettorato molto fedele - l' 85% di coloro che hanno l' hanno votata alle Politiche confermerebbe il proprio voto - e su una straordinaria capacità di attrarre nuovi elettori: basti pensare che oltre la metà (54%) di coloro che oggi la voterebbero, non votarono il partito di Salvini lo scorso 4 marzo e provengono per il 16% dal M5S, per il 16% dall' astensione, per il 12% da Forza Italia, per il 4% da un altro partito di centrodestra e per il 3% dal Pd. Rispetto a un mese fa la Lega si conferma nelle regioni del Nord, superando abbondantemente il 40%, e del Centro nord (32,5%), mentre si rafforza ulteriormente nelle regioni meridionali, incontrando il favore di un quarto degli elettori.

 

Il M5S si attesta nettamente al primo posto nelle regioni del Centro e del Sud (mentre subisce un significativo calo nelle regioni del Nord e del Centro) e rispetto alle Politiche evidenzia una fedeltà di voto da parte di due elettori su tre e una più debole - ma tutt' altro che trascurabile - capacità di attrazione di nuovi elettori (quasi uno su cinque).

RENZI MARTINA

Il Pd soffre non solo nelle regioni meridionali, dove si colloca tra il 12% e il 13%, e nel Nord est (13,6%), ma anche nelle tradizionali zone di insediamento (Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Umbria), dove si colloca al terzo posto, sopravanzato dalla Lega e dal M5S.

 

Infine Forza Italia, che subisce una contrazione significativa di consenso, potendo contare su una modesta fedeltà di voto (solo 49% confermerebbe il proprio voto al partito di Berlusconi, mentre il 27% voterebbe Lega e il 18% si asterrebbe) e fatica ad attrarre nuovi elettori, arretrando sia nel Nord ovest sia nel Meridione.

 

Insomma, lo scenario attuale fa segnare cambiamenti profondi rispetto alle politiche, ma sarebbe illusorio pensare che si possa mantenere inalterato fino alle Europee del 26 maggio. In mezzo ci saranno le elezioni regionali in Basilicata, Abruzzo e Sardegna che potranno rappresentare un importante indice di salute dei partiti e dei loro leader.

 

MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI

 

2. ENRICO MENTANA: SALVINI ASSO PIGLIATUTTO. IL GOVERNO HA IL 63% DEI CONSENSI, UNA REALTÀ UNICA IN EUROPA

Enrico Mentana su Facebook

 

Il sondaggio mensile di Pagnoncelli per il Corriere ci conferma in modo eclatante alcune tendenze.

 

1 c'è un asso pigliatutto, e si chiama Matteo Salvini. È il traino unico dello stupefacente raddoppio (virtuale) in soli otto mesi dei voti alla Lega, che già il 4 marzo aveva più che quadruplicato rispetto al 4% delle elezioni 2013. È l'interprete perfetto, per argomenti e modalità mediatiche, di pulsioni e esigenze che si sono fatte strada tra gli elettori. A ognuno di noi può piacere o al contrario inquietare, ma in sede di analisi questo è un dato di fatto.

 

SALVINI BERLUSCONI

2 tutto l'arco della sinistra ha perso il bandolo della matassa. Abituato a vivere al di sopra delle sue possibilità elettorali (cinque anni di governo, due presidenti della Repubblica eletti nella stessa legislatura, i principali ruoli rappresentativi tra organismi istituzionali, autorità di garanzia, imprese di interesse pubblico, guida delle Camere e delle principali commissioni parlamentari, il tutto grazie al 25% ottenuto nel voto 2013) il Pd non riesce a superare i postumi del kappaò di marzo, nè se ne avvantaggiano gli scissionisti di LeU, anzi. La netta impressione è che quei partiti non abbiano in sé gli strumenti e le energie per una severa autoanalisi e il necessario radicale cambiamento. Come se il cambio di stagione politica li avesse messi irrimediabilmente fuori corso. Anche qui, può piacere o far disperare, ma un centro-sinistra sotto il 20% e incapace di contrastare l'inerzia dei suffragi rischia di essere fuori gioco.

enrico mentana

 

3 il MoVimento 5 stelle perde virtualmente quattro punti rispetto a marzo. È vero che punta a riscuotere il dividendo politico-elettorale che dovrebbe derivargli dall'introduzione del reddito di cittadinanza, ma è ancor più vero che soffre visibilmente la leadership di immagine di Salvini, ben più forte di quella di Di Maio. Il m5s ha un nocciolo duro di elettori più alto di tutte le altre forze politiche, ma l'erosione nel voto di opinione, se si confermasse a maggio, potrebbe aprire dei problemi. Ma resta il dato di fondo: non esisteva elettoralmente prima del 2013, ha esordito con il 25% e al secondo colpo ha preso il 33%. E la sua percentuale nel sondaggio, sommata a quella dell'alleato di governo, fa un totale di oltre il 63%, con pochi riscontri a livello internazionale.

 

4 la crisi di Forza Italia appare irreversibile. Essendo un partito da tempo strutturato sul territorio, e nelle giunte di alcune regioni tra le più importanti, mantiene comunque una fetta di elettorato in un centro-destra che però è ormai egemonizzato dalla Lega. Con un fondatore e leader ultraottantenne e un delfino che è il presidente del Parlamento Europeo, non precisamente un'istituzione popolarissima in questa fase, si trova nello scomodo ruolo di sleeping partner in un'alleanza che credeva di dominare per sempre. Diverso il discorso per Fratelli d'Italia, altrettanto marginale ma almeno già dall'inizio in sintonia con le nuove linee forti della destra. La sua collocazione all'opposizione (non scelta) può giovare al partito della Meloni dal punto di vista tattico. Ma è difficile pensare a un futuro fuori dal recinto salviniano.

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....