RICCARDINO E LA MALAFEMMINA - INTORNO AL COMMERCIALISTA SBARRA PRIMA UN VORTICE DI FESTINI E (ADESSO) SOLO SILENZI E “CHI LO CONOSCE?”

Valeria Pacelli per il "Fatto quotidiano"

Tra un mojito, una coppa di champagne, una red bull quando la serata va rafforzata, un tiro di spino o una sniffatina a seconda delle esigenze, l'argomento è sempre lo stesso, nella Roma pariolina: ma sai niente di Riccardo Sbarra? E giù racconti, qualche ricordo, altrettante bravate, silenzi preoccupati e imbarazzati a seconda del grado di complicità con il commercialista in carcere perché coinvolto nel giro di baby squillo.

Lui, Riccardino, a quanto si apprende dalle indagini, è una delle figure centrali della vicenda, tanto che ieri il Tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di scarcerazione. Non è il momento.

Deve chiarire il suo coinvolgimento, deve spiegare come, quando, perché, quante volte e con chi ha incontrato le due minorenni. "Sai qual è il problema? - ci racconta uno dei suoi amici - È che molti di noi non ricordano realmente chi so' ‘ste pischelle, le serate sono un accavallarsi di situazioni, di momenti da rubare, di conoscenze occasionali. Partecipano persone, ragazze con le quali neanche ci scambiamo il numero di cellulare, a volte scherziamo perché il giorno dopo non ci ricordiamo il loro nome. Tra noi tavolari c'è quasi una gara a chi la fa più grossa".

Traduzione di "tavolari": coloro i quali pagano per ottenere posti riservati nei locali, bottiglie di alcolici a disposizione, bibite gasate per allungarli, quattro gradini sopra il livello del discotecaro comune, nessuna fila all'entrata, lo status symbol per eccellenza, dove è normale spendere tre, quattro, anche cinquemila euro a serata.

"E Ricky era uno degli habituè, anche due volte la settimana, il venerdì e il sabato. Se pagava sempre lui? Quasi, un modo per ostentare, per comandare. No, non è simpatico a molti. Anzi. Ora ne parlano tutti, è l'argomento unico, perché vedi, noi siamo una comunità che si conosce, una comunità con le sue regole, e quando ti sputtani, o sputtani, diventi da emarginare". Un pericolo, e la sua auto incendiata subito dopo l'arresto, dà il metro di come la questione non va circoscritta alla sola pista da ballo. Non bello, stempiato, arrogante, carte di credito illimitate come il facile utilizzo di contanti.

Una famiglia con uno studio da commercialisti di primo livello, un pacchetto clienti da molti zeri, anche tra le multinazionali. E ancora le auto di lusso, spesso sportive, un'Audi R8 da cento e passa mila euro come ultimo scalpo, le vacanze a Ibiza, yacht da trenta metri sul quale organizzare feste, o meglio dire festini.

L'obiettivo di tornare a Roma, raccontare agli amici, pavoneggiarsi con i non amici, acquisire spessore e credibilità con quelli della notte, quindi organizzare serate a tema, avere il cellulare in perenne trillio, la possibilità di rifiutare chiamate importanti, mandare a quel paese chi un tempo giudicavi famoso. Oramai sceglieva.

Starlette della televisione, professionisti, politici di secondo livello, rampolli: hanno tutti paura. Basta andare al suo circolo, il Due Ponti, per annusare l'aria, la tensione; o passare una serata nel locale più in voga della Capitale, l'Elle, una porticina dietro via Veneto, B-movie sull'eco della Dolce Vita , dove da una settimana gli incassi non dimostrano molta affezione da parte degli avventori storici: flop, su flop, "meglio evitarlo - continua l'amico di Sbarra - è lì che Riccardo organizzava ultimamente le serate, molti credono che fosse socio, ma i gestori smentiscono. E ce credo!".

Alla larga, insomma "ribadisco: nessuno di noi sa fino in fondo cosa c'è dietro (ora gli investigatori puntano su altre minorenni coinvolte, potrebbe trattarsi di amiche o conoscenti delle due ragazzine). Però siamo preoccupati".

Esattamente come Gabriella, famosa nel giro per le sue amiche "bone e sveje", in questo caso ragazze maggiorenni sia nell'età sia nel saper soddisfare le abitudini sessuali dei tavolari: anche lei ha deciso di saltare le serate, di andare a letto prima del solito, di non rispondere al cellulare quando il numero indica sconosciuto: "Cazzo che guaio questo - si sfoga -. Per noi era passare una serata figa, tra amici, basta. Se pagava sempre lui? Non lo so, certo non io, né le ragazze con me.

Comunque c'è gente che sta a gode". Sono tutti colori i quali hanno osservato, a volte subito, anche invidiato la capacità di Riccardo Sbarra di comandare, di saper gestire. Nonostante il primo aggettivo affiancato al suo nome è sempre lo stesso: arrogante. Ma in certi posti è anche quello più ambito, se te lo puoi permettere.

 

 

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