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INUTILE GITA A BERLINO DI GENTILONI & CO – LA MERKEL NEMMENO FINGE DI SENTIRE I BISBIGLI DEL PREMIER: LI INGNORA E BASTA – FRASI DI CIRCOSTANZA SU TERRORISMO, IMMIGRAZIONE, BANCHE – E SULLE EMISSIONI FIAT OGNUNO RESTA SULLE SUE POSIZIONI – "MATTARELLO" CALENDA SGOMITA PER STRAPPARE VISIBILITA’ AL PREMIER

 

Dagonota

 

CARLO CALENDA VINCENZO BOCCIACARLO CALENDA VINCENZO BOCCIA

Durante gli incontri fra gli imprenditori italiani e tedeschi sembra che Carlo Calenda abbia cercato di spodestare Gentiloni, almeno in termini di visibilità. A fronte di un soporifero documento congiunto in cui viene rilanciata la collaborazione fra i due apparati industriali (e ci mancherebbe il contrario), il ministro dello Sviluppo economico, caro a Mattarella, si è mostrato inutilmente duro nei colloqui, spigoloso nei rapporti, conflittuale nelle relazioni.

 

Esattamente il contrario del premier. Un atteggiamento che, inutile dirlo, è stato ampiamente notato ed osservato dalla delegazione italiana; sotto lo sguardo benedicente degli imprenditori presenti. “Almeno lui fa politica”, è stato il commento più elegante. Evidentemente, secondo gli industriali, qualcun altro non la fa.

 

 

Sandro Iacometti per Libero Quotidiano

 

gentiloni merkelgentiloni merkel

Ventisei minuti di sonnecchiante conferenza stampa in cui la frase più forte è stata «piccolo cabotaggio». Le attese della vigilia, dopo gli stracci volati tra Roma e Berlino sul caso Fca e l' irritazione del governo italiano per la richiesta di una manovra correttiva, lasciavano presagire un vertice al calor bianco, carico di polemiche e tensioni. L' incontro in Germania tra Paolo Gentiloni e Angela Merkel si è invece rivelato un soporifero tête à tête tra vecchi amici.

 

merkel gentiloni berlinomerkel gentiloni berlino

I temi sul tavolo della trasferta del premier, volato a Berlino insieme ai vertici di Confindustria per la conferenza economica italo-tedesca, erano tanti e tutti roventi: immigrazione, lotta al terrorismo, tenuta dell' Unione europea, vincoli di bilancio, aiuti alle banche, dieselgate. Ma niente è riuscito a scalfire l' imperturbabilità di Gentiloni, che ha continuato a ripetere come un mantra la necessità di lavorare insieme. «Zusammen» ha persino detto in tedesco.

 

Pochissime le questioni su cui l' ex ministro degli Esteri si è spinto oltre le frasi di circostanza. A partire dal caso Fca, su cui Gentiloni si è limitato a «ribadire, in tutta amicizia», alla Merkel, «che sono questioni regolate dalle leggi che attribuiscono alle autorità nazionali i controlli sulle emissioni». Quindi, «noi decidiamo per quello che ci riguarda e siamo certi che i tedeschi facciano lo stesso».

 

DELRIODELRIO

Il concetto è chiaro, ma ben lontano dalle bordate arrivate nei giorni scorsi dai ministri Delrio e Calenda dopo le richieste del governo tedesco alla Fiat di ritirare alcuni modelli ritenuti illegali dalla commissione d' inchiesta di Berlino sul dieselgate. Accuse su cui, nel placido e rilassante vertice bilaterale, neanche la Merkel ha voluto dire una parola.

 

E morbido è anche il ragionamento con cui il premier ha rinnovato le critiche al doppiopesismo europeo. Se prima, ha detto, si parlava spesso «di una Europa a due velocita, oggi mi pare che si parli di Europa a due rigidità: molto rigida su alcune cose, molto meno su altre». Il riferimento è scontato. «Non possiamo», ha proseguito, «dare la sensazione che l' Europa si muova con operazioni di piccolo cabotaggio e che adotti una flessibilità a corrente alternata, rigida sui decimali di bilancio e molto ampia su questioni fondamentali come quella migratoria».

merkel gentilonimerkel gentiloni

 

Sul primo punto, malgrado la lettera arrivata da Bruxelles che ci chiede di spiegare entro febbraio dove troveremo altri 3,6 miliardi da infilare nei conti pubblici, Gentiloni non si è spinto oltre. Se non con qualche accenno, fatto in seguito di fronte alla platea di imprenditori, sul fatto che «la fase dell' austerity è finita» e «l' Italia non è più fiscalmente irresponsabile».

 

Sul fronte dell' immigrazione, invece, il premier ha ribadito che «deve essere tutta l' Europa ad impegnarsi. Non possono essere solo Italia, Grecia o Germania a reggere il peso». Posizione condivisa dalla Merkel, secondo cui «l' immigrazione non è un problema che riguarda i singoli Paesi, ma tutta l' Unione». Quanto alle banche, Gentiloni ha confessato di non averne parlato con la cancelliera. L' Italia ha preso «una decisione rilevante», ha spiegato, e si sta confrontando con le autorità europee.

 

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