ITALIA DEI LIVORI - DOPO AVERLO INZEPPATO DI SCILIPOTI E DE GREGORIO, TONINO ABBANDONA LA NAVE IDV AFFONDATA DALLA SUA GESTIONE FAMILISTA E IMMOBILIARISTA, E AFFERRA LA SCIALUPPA DI GRILLO: “IL NOSTRO PARTITO È MORTO DOPO ‘REPORT’” - MA DONADI NON CI STA: “È MORTO LUI, MICA IL PARTITO. È LUI AD AVERE IL FANGO ADDOSSO. SI È COMPORTATO DA PADRONE CINICO, MA ORA VA RILANCIATA L’IDV SENZA DI PIETRO”…

1- TONINO ATTACCA I DIRIGENTI DELL'IDV «NON LASCIO LA NAVE CHE AFFONDA»
Da "La Stampa"
- Antonio Di Pietro all'attacco della «buona parte dei dirigenti "nominati" del mio partito, questi sì graziati da Sant'Antonio» che «se la sta facendo sotto temendo che una rinnovata accoppiata fra me e te metterebbe fuori automaticamente i riciclati, che pure si sono infilati nell'Italia dei Valori».

Il leader Idv lo scrive in un lunghissimo messaggio a Beppe Grillo (è a lui il riferimento del «me e te»). «Stiano tranquilli e sereni coloro che nell'Idv ci sono venuti e ci stanno per amore e per passione... Io - assicura l'ex pm non abbandonerò mai la nave IdV e rimarrò al suo comando fino alla fine, ovvero fino a quando non troveremo insieme una persona che lo farà con altrettanto amore e passione».


2- DONADI: "È TONINO CHE LASCIA IL PARTITO MA IL FANGO ADDOSSO CE L'HA LUI"
Giovanna Casadio per "la Repubblica"

Lascia l'Idv, Massimo Donadi?
«No, mi pare che sia Di Pietro che voglia lasciare il partito».

Di Pietro vuole scioglierlo perché siete finiti nell'angolo.
«Mentre stava seduto con noi nell'ufficio di presidenza, mercoledì, Di Pietro si alzava e andava nel suo ufficio evidentemente a rilasciare le dichiarazioni sulla morte del partito. Faceva l'intervista con il Fatto. Ma noi all'unanimità avevamo deciso che Idv era più vivo che mai e che lo avremmo rilanciato con l'assemblea di dicembre e un congresso nei primi mesi del 2013. Non sono io che ho problemi, è lui che deve chiarirsi le idee: è diventato il dottor Jekyll e mister Hyde e ora mister Hyde ha fatto fuori il dottor Jekyll. Io resto».

C'è comunque una scissione in vista?
«Sì. Bisogna vedere chi resta e chi va, ma è difficile andare avanti insieme».

Grillo lancia Di Pietro al Quirinale, ci sarà una fusione con il M5S?
«Da politico navigato quale è, Di Pietro ha chiuso un'operazione sulla pelle dell'Idv. Mi pare evidente che Grillo e Di Pietro hanno costruito insieme un percorso, di cui il necrologio del partito era un passaggio. Grillo e Di Pietro non fanno nulla per caso. Il problema è che per un politico appoggiare Grillo significa schierarsi contro gli interessi del paese, non volere bene all'Italia».

Lei si sente tradito?
«Abbastanza. Per i modi. Perché - ripeto - noi eravamo insieme a valutare il rilancio del nostro partito, e intanto Tonino ne scriveva il necrologio. Ha detto che Idv è morta, dopo la puntata di Report, però quegli schizzi di fango sul partito modello "bad company" riguardano lui. Non può dire: "io sono pulito come un bebè e guardo a Grillo".

Non è quello che il segretario di un partito dovrebbe fare. In Sicilia poi, abbiamo sbagliato completamente correndo fuori dall'alleanza con il Pd, con la scusa che c'era l'Udc che un tempo fu il partito di Lombardo. In realtà abbiamo dato in appalto in mezza Sicilia le nostre liste all'onorevole Lo Monte, uomo di Lombardo».

Sfida Di Pietro, quindi?
«C'è una enorme maggioranza di iscritti e dirigenti che ritiene Idv tutt'altro che un partito morto, e ha intenzione di portare avanti con orgoglio e dignità questa bandiera».


3- IDV DIVISO, DONADI ATTACCA IL LEADER «È MORTO LUI, NON IL PARTITO»
Alessandro Trocino per il "Corriere della Sera"

«L'intervista al Fatto Quotidiano è il necrologio dell'Idv. O di Antonio Di Pietro». Non potrebbe essere più chiaro Massimo Donadi, capogruppo alla Camera, per sancire il suo imminente divorzio dal leader dell'Idv. Ma Di Pietro non perde tempo e risponde dal suo blog: «Io non abbandonerò mai la nave idv e rimarrò al suo comando fino alla fine. I riciclati e chi fa del trasformismo politico si preparino a traslocare».

La goccia che fa traboccare il vaso è l'intervista nella quale Di Pietro «annuncia la morte» del suo partito, mentre, dice Donadi, «avevamo appena deciso di rilanciarlo». E nella quale «dà la colpa al partito di fatti denunciati da Report che riguardano lui». Le divergenze tra Donadi e Di Pietro non sono nuove. Due i punti di contrasto principali: gli attacchi al Colle e il corteggiamento a Grillo, entrambi non apprezzati da Donadi. Poi lo scontro all'ufficio di presidenza, col fondatore del partito che chiede, invano, di azzerare nome e simbolo.

E ora? Donadi parla di «presa in giro», di «gesto poco nobile», riferendosi a quello che considera uno scambio tra la fine dell'Idv e l'investitura al Quirinale: «Di Pietro si è comportato da padrone, con cinismo. È una cosa molto triste, che mi ha ferito: mi sento tradito. Ora dobbiamo dire basta ai leader carismatici: Di Pietro non può fare il necrologio del partito perché non è più suo».

A questo punto non resta che la resa dei conti: «Io non me ne vado - dice ai suoi -. Semmai è lui che ha cambiato idea e linea e se ne deve andare». Entro una decina di giorni ci sarà un'assemblea autoconvocata per «rilanciare l'Idv senza Di Pietro» e anticipare l'assemblea generale di dicembre. Ma Di Pietro rilancia: «Non ammainiamo la bandiera. Al Congresso toglieremo il mio nome dal simbolo. Eliminate mele marce e mosconi verdi, cammineremo a testa alta senza paura di coltellate alla schiena».

 

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