VIENI AVANTI, BOCCHINO: ECLISSI DI UN ARRAMPICATORE SOCIALE - DA PORTABORSE DI TATARELLA A BEL-AMI’ DI FINI, DA MARIO MONTI AD ALFREDO ROMEO, PASSANDO PER FRANCESCO DINI (UOMO DI CARLO DE BENEDETTI) - FARINA SI GUARDA BENE DI FARE I NOMI DELLE CONQUISTE (DA CARFAGNA A SABINA BEGAN)

Bocchino e la BeganBocchino e la Began

Renato Farina per Libero Quotidiano

 

 

In questi giorni Italo Bocchino è molto citato. Ma nel modo più scalcagnato e ingiusto che esista: cioè lo si fa parlare attraverso le sue intercettazioni. Servono a inchiodare lui e il prossimo, e non è dato sentire la di lui interpretazione.

 

Dunque ne prescindo. Resta una certezza: lui sta in mezzo a queste vicende di Consip e di appalti per la pulizia e la manutenzione di edifici dello Stato, tra cui Montecitorio, Palazzo Chigi, il Quirinale. Ci sta in mezzo nel senso geopolitico del termine.

 

È l' incrocio tra il suo datore di lavoro (l' avvocato Alfredo Romeo, imprenditore ora in carcere preventivo) e la politica, a livelli alti e bassi, ideologi e manutengoli. Com' è finito lì? Una volta non si occupava della pulizia dei Palazzi del potere, ma delle sedie, e non per spolverarle ma per sedervici. Poi è passato a facilitare appalti il cui oggetto era la cura delle tavolette del water, e non chi ci si sarebbe seduto.

 

ITALO BOCCHINO GIANFRANCO FINI ITALO BOCCHINO GIANFRANCO FINI

Italo Bocchino e Mara Carfagna foto La presse Italo Bocchino e Mara Carfagna foto La presse

Parto subito da un dato personale, onde consentire di fare la tara. Non ho mai condiviso le sue idee, ma è stato un collega parlamentare simpatico, anche quando ha urlato contro di me in aula, perché mi dichiarai favorevole a nome del Pdl agli accordi con Gheddafi e la Libia, e lui mi rimproverò di essere un cristiano per finta. A quei tempi con Fini aveva spezzato il Popolo della libertà, e la sinistra lo osannava. Era stato lui l' uomo di mano di Gianfranco.

 

STEFANIA PRESTIGIACOMO ITALO BOCCHINO STEFANIA PRESTIGIACOMO ITALO BOCCHINO

 

Pare ci fosse anche una ragione di rivalità personale con Silvio Berlusconi: entrambi con l' ambizione di essere i maschi alfa della compagnia, con rivalità conseguenti, assai più importanti nella vita che le fratture sulla interpretazione autentica della crisi della Lehmann Brothers e dello spread.

 

 

Bocchino e la BeganBocchino e la Began

Quella che ora narreremo è la storia di un Bel-Ami napoletano, assomigliante assai alla creatura del romanzo di Guy de Maupassant, Georges Duroy, che, recitano i bigini dell' esame di letteratura francese, era «un uomo ambizioso e seduttore, che da povero militare in congedo e modesto impiegato diventa uno degli uomini di maggiore successo nella società parigina, grazie al giornalismo e alla sua capacità di manipolare donne potenti e intelligenti». Georges Duroy passa molti guai ma alla fine resta in carriera, vedremo se sarà lo stesso per il Bel Ami di noialtri. Di certo per il resto è tale e quale.

Bocchino e la BeganBocchino e la Began

 

Cominciamo da un episodio mitologico. È la primavera del 1994. L' alleanza tra Berlusconi, Bossi e Fini è vittoriosa. Un uomo è stato la colla parlamentare fra i tre mondi: Pinuccio Tatarella. Una figura grande della destra, alieno da camicia nera e retorica, eppure amato anche dai fascistoni, parlandone con il dovuto rispetto. È felice. È sera tardi. Compra un cabaret di paste e va a suonare alla porta del giovane amico e collaboratore.

 

BOCCHINO GIORNALISTABOCCHINO GIORNALISTA

Suona alla porta di Palazzo Taverna, una residenza favolosa vicino a Piazza Navona. Gli appare Bocchino, è in giacca da camera (non dei deputati, ma dei parvenu). Gli cade il cabaret dallo stupore. In effetti Bocchino aveva fatto il gran salto. Da uomo del popolo a gran signore. Era nato nel casertano nel 1967. Figlio di un impiegato delle poste si era spostato con la famiglia in Umbria. Lì militò nella destra universitaria di Perugia, discepolo di una figura storica degli anni '70 e '80: Luciano Laffranco, uomo colto, attivo nell' ateneo, un maestro. Era il padre spirituale e ideologico di quelli che divennero i colonnelli di Fini.

 

Italo, con questa infarinatura di livello, rientrò in Campania, per seguire la madre malata, e lì fu scoperto da Tatarella, o viceversa. Di fatto lui diventò la sua mano più che la sua testa. Un po' quello che a Napoli si chiama lo spicciafaccende. Come Evangelisti per Andreotti.

 

ITALO BOCCHINO GABRIELLA BUONTEMPO ITALO BOCCHINO GABRIELLA BUONTEMPO

Tatarella era uno che appena si metteva un vestito stirato sembrava lo avesse portato via a qualcuno travolto da un camion. Bocchino era il contrario, gli evitava la coda alle poste, fissava l' appuntamento dal barbiere, se c' era da sistemare un soppalco provvedeva. Un grande organizzatore.

ALFREDO ROMEO ALFREDO ROMEO

 

Eccellente nei rapporti col mondo, ma - va detto - persino di buone letture. Bocchino fece un altro incontro decisivo per la sua vita e la sua formazione. Quello con una grande donna: Gabriella Buontempo, virgulto di una famiglia ricca, potente e bene introdotta. Il padre di Gabriella, Eugenio, era un costruttore il cui riferimento politico era il ministro Claudio Signorile, della sinistra socialista, avversario di Craxi. Gabriella era anche nipote di Rossella Buontempo, il cui salotto a Capri era il luogo di una specie di «grande bellezza» del Golfo. Qui Italo bevve cultura, stile, relazioni.

pd21 claudio signorilepd21 claudio signorile

 

Cade Craxi, cade Signorile. Eugenio Buontempo punta sul nuovo. Ce l' ha in casa: il genero, Bocchino. Il quale si trasferisce appunto a Palazzo Taverna con Gabriella. Il salto è compiuto. Cadono le paste a Tatarella. Che lo vuole ancora più vicino. Insieme gestiscono il quotidiano Roma di Napoli. Lui nel frattempo è diventato cronista del Secolo d' Italia.

 

MAURIZIO GASPARRI IGNAZIO LA RUSSA MAURIZIO GASPARRI IGNAZIO LA RUSSA

Nessuno lo salutava. Poi dopo l' approdo con Tatarella a Palazzo Chigi (Pinuccio, il suo capo, era il vice di Berlusconi) tutti a omaggiarlo, una goduria. Nel 1996 divenne deputato a 28 anni, grazie, non solo ma anche, al finanziamento del suocero nel collegio difficilissimo di Gomorra: Casal di Principe.

 

Alla morte del suo mentore Tatarella, febbraio 1998, Bocchino forse si montò la testa. Pretese di sostituirlo senza averne il carisma. Editore, politico. Incassò due milioni e rotti (non un reato) per il quotidiano Roma, parte della mediazione per l' affare Telekom Serbia. Fu rieletto per altre tre volte. Era molto vicino a La Russa e Gasparri, e rischiò anch' egli di essere travolto dalla buriana quando Fini mise sotto sopra Alleanza nazionale. Lui fu candidato in posizione difficilissima in Campania 2, al dodicesimo posto, e se la cavò per un pelo.

 

BOCCHINO FINIBOCCHINO FINI

Capì la lezione. Virò verso Fini e diventò il suo prolungamento fisico. Da bravo Bel-Ami non distinse però mai troppo le relazioni politiche e quelle d' affari. Alfredo Romeo, uomo di sinistra, lo ebbe per riferimento nel mondo politico e giornalistico, al punto che nel 2008 risultarono intercettazioni che provocarono la richiesta d' arresto di Italo, nel frattempo diventato vice presidente vicario di Fabrizio Cicchitto del gruppo parlamentare del Pdl. Archiviato: nulla di illecito. E siamo ai pasticci familiari che complicarono la vita sia di Fini sia di Bocchino sia di Berlusconi, ma su questo non mettiamo becco.

italo bocchino fabrizio cicchitto angelino alfano (2)italo bocchino fabrizio cicchitto angelino alfano (2)

 

Candidato con Fini (e Monti) nel 2013, fu bocciato dagli elettori. Ma la sua tela di amicizia e di bravura gli consentì di ritornare al Secolo d' Italia, organo della Fondazione di An, votato all' unanimità direttore editoriale. Intanto tubava con Romeo dal balcone. Congiunto nella vita e nella morte al suo destino di Bel Ami. Con qualche cattiva amicizia.

 

Ultimi Dagoreport

antonio pelayo bombin juan carlos

DAGOREPORT: COME FAR FUORI IL SACERDOTE 81ENNE ANTONIO PELAYO BOMBÌN, CELEBERRIMO VATICANISTA CHE PER 30 ANNI È STATO CORRISPONDENTE DELLA TELEVISIONE SPAGNOLA "ANTENA 3", CUGINO DI PRIMO GRADO DELL’EX RE JUAN CARLOS? UN PRETE CHE A ROMA È BEN CONOSCIUTO ANCHE PERCHÉ È IL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO DELL'AMBASCIATA SPAGNOLA IN ITALIA, VOCE MOLTO ASCOLTATA IN VATICANO, CAPACE DI PROMUOVERE O BLOCCARE LA CARRIERA DI OGNI ECCLESIASTICO E DI OGNI CORRISPONDENTE SPAGNOLO – PER INFANGARLO È BASTATA UNA DENUNCIA AI CARABINIERI DI ROMA DI UN FINORA NON IDENTIFICATO CRONISTA O PRODUCER DI REPORT VATICANENSI CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE, IMPUTAZIONE DIVENTATA NELLA DISGRAZIATA ERA DEL METOO L’ARMA PIÙ EFFICACE PER FAR FUORI LA GENTE CHE CI STA SUL CAZZO O PER RICATTARLA – IL POVERO PELAYO È FINITO IN UN TRAPPOLONE CHE PUZZA DI FALSITÀ PIÙ DELLE BORSE CHE REGALA DANIELA SANTANCHÉ E DELLE TETTE DI ALBA PARIETTI – IL SOLITO E BIECO SCHERZO DA PRETE, PROBABILMENTE USCITO DALLE SACRE MURA DELLA CITTÀ DI DIO…

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…

donald trump vladimir putin benjamin netanyahu volodymyr zelensky

DAGOREPORT – TRUMP HA FINALMENTE CAPITO CHE NON POTEVA PERMETTERSI, COME È SUCCESSO A FERRAGOSTO IN ALASKA, DI FARSI PRENDERE DI NUOVO PER CULO IN MONDOVISIONE DA PUTIN - L’INCONTRO DI BUDAPEST NON POTEVA ASSOLUTAMENTE FINIRE CON UN NUOVO FALLIMENTO, MA DI FRONTE AL NIET DI MOSCA A OGNI COMPROMESSO, HA DOVUTO RINUNCIARE – ORA CI SONO DUE STRATEGIE: O RIEMPIE KIEV DI TOMAHAWK, MISSILI IN GRADO DI COLPIRE IN PROFONDITÀ LA RUSSIA, OPPURE SCEGLIE LA STRADA MORBIDA CHE VERRÀ LANCIATA DOMANI DAL CONSIGLIO EUROPEO (L’INVIO A KIEV DI 25 BATTERIE DI MISSILI PATRIOT) – L’INNER CIRCLE “MAGA” LO PRESSA: “L’UCRAINA? LASCIA CHE SE NE OCCUPI L’UE” –  IN USA MONTA L’ONDATA DI SDEGNO PER LA SALA DA BALLO ALLA CASA BIANCA - LA STRIGLIATA A NETANYAHU DEL TRIO VANCE-WITKOFF-KUSHNER… - VIDEO