PUTIN VINCE SEMPRE - CON L’ACCORDO CINA-RUSSIA SUL GAS, LO ZAR HA DIMOSTRATO CHE OBAMA E’ UN SENZAQUID - E CON QUESTO PATTO, TORNERÀ A PRENDERSI UN’EUROPA CHE DOPO IL VOTO DEL 25 MAGGIO NON SARA’ PIU’ SCHIAVA DI BERLINO

1. E MOSCA SI ALLEA CON PECHINO
Rolla Scolari per ‘Il Giornale'

Le trattative sono andate avanti fino alle quattro del mattino, tra notizie contrastanti di un fallimento, poi di un'intesa. Dopo dieci anni di negoziati, Russia e Cina hanno firmato ieri uno storico accordo energetico di 30 anni di cui non si conoscono le cifre ufficiali ma che secondo gli analisti raggiungerebbe i 400 miliardi di dollari.

I due imponenti vicini, dalle relazioni non sempre rilassate, trovano nel compromesso una strada per far prevalere i propri interessi, anche in funzione di opposizione agli Stati Uniti, con cui sia Mosca sia Pechino hanno un rapporto più che nervoso in questi mesi.

La firma dell'accordo - il più robusto nella storia della compagnia petrolifera statale russa Gazprom, secondo il suo amministratore delegato Alexey Miller - è motivata e rafforzata da una parte dalla volontà russa di svincolarsi dalle sanzioni d'Europa e Stati Uniti dopo la crisi in Ucraina, di liberarsi dalla dipendenza al mercato energetico europeo. Dall'altra, la Cina cerca di diversificare le proprie forniture e garantirsi un'energia più pulita. Per ora l'America si limita a frenare sul legame con le sanzioni, come ha sottolineato il segretario di Stato John Kerry: «Erano in trattativa da dieci anni, l'Ucraina non c'entra».

L'accordo, confermato dalla compagnia statale petrolifera cinese Cnpc prevede che la Russia esporti verso la Cina fino a 38 miliardi di metri cubi di gas all'anno grazie a un gasdotto attraverso la Siberia.

L'intesa raggiunta a Pechino tra Vladimir Putin e il leader cinese Xi Jinping è un successo politico per il presidente russo che, stretto in una crisi sui suoi confini occidentali, bloccato in un conflitto diplomatico con Washington e Bruxelles, ha deciso di muoversi aggressivamente vero l'Est, provando come le opzioni di Mosca davanti alle sanzioni occidentali siano vaste quando lo sconfinato mercato cinese.

È centrale il «valore simbolico» dell'accordo ha detto alla Bbc Rain Newton Smith, della società di consulenze Oxford Economics: l'intesa infatti spiega come i due vicini siano pronti a collaborare sul piano economico - esistono un progetto per il primo ponte ferroviario sul lungo confine comune, la volontà di produrre automobili cinesi in Russia e di portare il commercio bilaterale da 90 a 200 miliardi di dollari l'anno entro il 2020 - e politicamente.

La Cina è «un amico affidabile», ha detto il presidente Putin prima di partire per Pechino. Se le tensioni tra Russia e Stati Uniti ed Europa non si limitano all'Ucraina - basti ricordare le divisioni sulla guerra in Siria - tra Mosca e Pechino su alcuni dossier sembra esserci un'alleanza strategica accomunata da una simile opposizione diplomatica a Washington. Tuttavia, la relazione tra i due Paesi resta «una cooperazione selettiva», «una coalizione di convenienza, non un'alleanza», ha spiegato a Usa Today Shi Yinhong, esperto di relazioni internazionali all'università Renmin di Pechino.

La trattativa di ieri non significa infatti che la Russia abbia chiuso definitivamente con l'Europa. Prima di tutto, benché il presidente russo abbia subito dichiarato che l'implementazione dell'intesa partirà «domani», Mosca inizierà a esportare gas alla Cina soltanto nel 2018, quando sarà pronto il gasdotto attraverso la Siberia. Fino ad allora, questa intesa avrà limitati effetti sulla crisi in corso in Ucraina. Anche se l'accordo prova la capacità del Cremlino di trovare alternative, l'Europa rimane un mercato cruciale.

L'anno scorso Gazprom ha venduto alle nazioni europee e alla Turchia oltre 160 miliardi di metri cubi di gas - un volume molto maggiore rispetto ai valori dell'intesa cinese - e proprio ieri il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso ha scritto a Putin ricordandogli come sia «imperativo» che i negoziati sulla situazione ucraina continuino e che mentre sono in corso non si interrompano «i flussi di gas» verso l'Europa attraverso Kiev.

2. UN BRINDISI CHE CAMBIA IL CORSO DELLA STORIA
Livio Caputo per ‘Il Giornale'

Putin ha centrato con stupefacente rapidità il suo obbiettivo di rispondere alle sanzioni e al crescente ostracismo occidentali seguiti alla crisi ucraina con un più stretto rapporto con Pechino.

In occasione del suo settimo incontro con il presidente Xi, ha concluso un contratto per la fornitura di metano dalla Siberia alla Cina che era in discussione da dieci anni e che crea un legame - non solo economico - tra i due Paesi quale non esisteva più da oltre mezzo secolo fa: la Russia fornirà ai cinesi 38 miliardi di metri cubi di gas siberiano l'anno tra il 2018 e il 2048. Sebbene il prezzo convenuto sia stato mantenuto segreto, gli esperti calcolano che il contratto valga dai 400 ai 450 miliardi di dollari in trent'anni, forse un po' meno di quanto la Gazprom aveva chiesto in origine.

Ma, sul piano politico, per la Russia vale molto di più. In un momento in cui l'Europa, finora sua principale cliente e dipendente da lei per circa un terzo del fabbisogno, cerca di diversificare le proprie fonti con le rinnovabili e lo shale-gas americano, il Cremlino le ha dimostrato di potere, a sua volta, trovare altri sbocchi per i suoi prodotti.

Inoltre, ha consolidato una alleanza che si era già manifestata in varie situazioni al Consiglio di Sicurezza (Siria, Iran e, ultimamente, Crimea, su cui Pechino si è astenuta), ma che ora è anche caratterizzata da una eguale politica espansionistica, in cui i due Paesi si tengono reciprocamente bordone. In Europa, la Russia cerca, ignorando trattati e confini, di allargare la propria influenza a tutte quelle repubbliche dell'ex Urss - Ucraina, Georgia, Moldavia - che aspirano a entrare nell'orbita occidentale.

In Asia la Cina sta rivendicando, con eguale disinvoltura, la sua presunta supremazia su tutti i miniarcipelaghi del Mar Cinese orientale e meridionale strategicamente importanti e ricchi di idrocarburi e di pesce, entrando in conflitto con il Giappone per le Senkaku, con il Vietnam per le Paracel e con Filippine e Malaysia per le Spratly.

La ricostituzione di un asse Mosca-Pechino, dopo la clamorosa rottura tra Mao e Krusciov negli anni Cinquanta, il riavvicinamento tra Cina e America nell'epoca Nixon-Deng e l'aperto conflitto sulla frontiera dell'Amur rappresenta una grossa novità sulla scena geopolitica mondiale e, indirettamente, uno smacco per gli Stati Uniti.

In un famoso discorso di due anni fa Obama aveva annunciato che il focus della politica estera americana si sarebbe spostato gradualmente dall'Europa all'Asia, ma, salvo un consolidamento dei rapporti con il Giappone, i risultati sono stati abbastanza scarsi. Invece Putin, che aveva espresso propositi simili appena tre giorni or sono, sottolineando che la Cina era ormai diventata la prima potenza economica mondiale, ha fatto seguire subito i fatti alle parole.

Sembra che oltre al contratto sul metano, Putin e Xi abbiano concluso altri accordi economici mantenuti riservati, tra cui un cofinanziamento cinese al ponte sullo stretto di Kerc che i russi devono costruire per avere un accesso via terra alla Crimea. Certo, non tutti i contenziosi sono stati risolti: ma è molto significativo che gli accordi di Shanghai siano stati raggiunti in un momento in cui entrambi i Paesi hanno rapporti molto tesi con Washington, Mosca per l'asilo concesso a Snowden e l'annessione della Crimea, Pechino per la sua aggressività nei confronti dei vicini e - da 48 ore - per la clamorosa accusa di spionaggio industriale cibernetico lanciata dalla Casa Bianca contro cinque alti ufficiali dell'esercito popolare.

Ora che ha dimostrato che l'isolamento della Russia è una chimera, Putin tornerà senza dubbio a operare anche sul fronte europeo, dove (anche qui creando un precedente storico) può contare su un crescente numero di estimatori nei partiti di destra che con più fermezza si erano opposti all'Urss.

Per ora, egli sembra avere rinunciato a separare le province russofone dell'Ucraina da Kiev e ha dato segnali di non osteggiare più le elezioni presidenziali di domenica, che dovrebbero essere comunque vinte dall'oligarca Poroshenko, con cui ha avuto buoni rapporti in passato. E il 6 giugno, salvo sorprese, farà la sua comparsa in Normandia alle celebrazioni per il 70° anniversario dello sbarco alleato, per confrontarsi direttamente con Barack Obama e Angela Merkel.

 

INCONTRO TRA PUTIN E OBAMA DURANTE IL G OBAMA PUTIN Viktor Yanukovych fa l occhiolino a Vladimir Putin VLADIMIR PUTIN LAVROVgazpromOBAMA E ANGELA MERKEL FOTO LAPRESSE

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...

mediobanca mediolanum massimo doris nagel

MEDIOSBANCA! – BANCA MEDIOLANUM ANNUNCIA LA VENDITA DELLA SUA QUOTA DEL 3,5% IN MEDIOBANCA A INVESTITORI ISTITUZIONALI. E A NAGEL, ALLE PRESE CON L’OPS DI MPS, VIENE MENO IL PRIMO SOCIO DELL'ACCORDO DI CONSULTAZIONE TRA AZIONISTI – ERA UNA MOSSA PREVISTA DAL MOMENTO CHE L’EVENTUALE FUSIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI TRASFORMEREBBE IL CORE BUSINESS DI PIAZZETTA CUCCIA NELLA GESTIONE DEL RISPARMIO, ANDANDO A SBATTERE CON L’IDENTICA ATTIVITÀ DELLA BANCA DI DORIS E BERLUSCONI….

mattarella nordio meloni giorgia carlo sergio magistrati toghe giudici

DAGOREPORT - MENTRE ELLY SCHLEIN PENSA DI FARE OPPOSIZIONE VOLANDO A BUDAPEST A SCULACCIARE ORBAN PER I DIRITTI DEI GAY UNGHERESI, GIORGIA MELONI E I SUOI FRATELLI D’ITALIA SI RITROVANO DAVANTI UN SOLO "NEMICO": LA COSTITUZIONE - SE DALLA CORTE DEI CONTI ALLA CASSAZIONE C'E' IL MATTARELLO DI MATTARELLA, LA MUSICA CAMBIA CON LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA DI NORDIO - UNA VOLTA CHE IL PARLAMENTO APPROVERÀ LA “SEPARAZIONE DELLE CARRIERE” DI GIUDICI E PM, S’AVANZA IL RISCHIO CHE LE PROCURE DIPENDERANNO DAL MINISTERO DI GIUSTIZIA - ULTIMA SPES È IL REFERENDUM CONFERMATIVO CHE PER AFFONDARE UNA LEGGE DI REVISIONE COSTITUZIONALE NON  STABILISCE UN QUORUM: È SUFFICIENTE CHE I VOTI FAVOREVOLI SUPERINO QUELLI SFAVOREVOLI - ECCO PERCHE' IL GOVERNO MELONI HA LA COSTITUZIONE SUL GOZZO...