O LA BORSA O LA VITA! I “RIBELLI” HANNO LIBERATO QUIRICO IN CAMBIO DI SOLDI E GARANZIE

Fiorenza Sarzanini per "Il Corriere della Sera"

Alla fine della mediazione il legame stretto tra servizi segreti italiani e turchi ha consentito di chiudere la partita. Perché quello che passa per Ankara si è rivelato il canale più sicuro per ottenere una consegna in sicurezza degli ostaggi. Ma la vera svolta è arrivata subito dopo il 6 giugno, quando i nostri 007 hanno afferrato la traccia giusta grazie al segnale del telefono cellulare utilizzato dal giornalista Domenico Quirico per chiamare la moglie e rassicurarla di essere vivo.

E così hanno individuato la pista che portava ai ribelli al regime siriano guidato da Bashar Al Assad, facendo pesare il rapporto che con loro era stato aperto già da tempo. Per tre mesi hanno trattato con i capi del movimento «Al Faruk» il rilascio dell'inviato de La Stampa e del suo amico professore belga Pierre Piccinin. Fino a due sere fa, quando è arrivato il via libera e al confine tra Siria e Turchia i due prigionieri sono stati rilasciati.

Il doppio livello
La convinzione degli analisti è che il vero obiettivo dei ribelli fosse proprio il docente, che in Siria ci è stato otto volte ed è abbastanza conosciuto. Ma questo poco importa al termine di cinque mesi segnati più volte dalla paura che i due ostaggi potessero essere stati uccisi.

La nota del governo belga che ringrazia l'Italia «per l'eccellente collaborazione» e precisa di aver «rifiutato di prendere parte a ogni forma di negoziato riguardante un eventuale pagamento di riscatto», in realtà non deve ingannare. Perché è possibile che soldi siano stati versati, però non sembra essere stato questo l'elemento chiave per risolvere il caso.

I gruppi di ribelli collegati al movimento «Al Faruk» sono spesso ex carcerati e si vendono per qualche milione di lire siriane, cioè tra i 10.000 e i 20.000 dollari. Ma in questa vicenda è apparso subito chiaro il valore dei prigionieri, dunque la trattativa è stata gestita direttamente dall'ala più politica dell'organizzazione. La stessa che in questi mesi ha cercato sponde, soprattutto negli Stati occidentali, per ottenere appoggio nella sua battaglia contro il regime. E ha ottenuto numerosi aiuti, per la maggior parte umanitari, che potessero sostenere la lotta di resistenza.

La minaccia sugli aiuti
Proprio su questo avrebbe giocato l'intelligence per sbloccare il negoziato. Più che cedere, l'avvertimento ai ribelli era di far venire meno il sostegno, soprattutto in un momento di gravissima tensione scatenata dall'intenzione del presidente degli Stati Uniti Barack Obama di sferrare l'attacco.

Una strategia messa a punto dai vertici dei servizi segreti - con un canale di comunicazione sempre aperto tra il direttore dell'Aise Adriano Santini, quello del Dis Giampiero Massolo e il sottosegretario delegato Marco Minniti - e appoggiata dagli uomini sul campo. Evidenziando come l'intervento militare mira agli obiettivi strategici, ma rischia di peggiorare ulteriormente le condizioni di vita dell'intera popolazione siriana.

Soltanto a metà giugno si è scoperto che in realtà sin dal 9 aprile Quirico e Piccinin erano nelle mani della brigata «Abu Ammar», catturati a Qusayr dove sono rimasti due mesi. Proprio da quell'area Quirico era riuscito a chiamare la moglie per rassicurarla del fatto che fosse ancora vivo. Da lì ha attivato il segnale determinante per far partire le ricerche mirate degli 007 e dei carabinieri del Ros, adesso delegati a svolgere le indagini per conto della Procura di Roma.

Trasferimenti e prigioni
Quando Qusayr è finita sotto assedio, i due ostaggi sono stati ceduti a un altro gruppo e trasferiti. È stato il momento di maggior tensione per chi stava negoziando, soprattutto perché era arrivata la notizia che le condizioni di salute di Quirico erano peggiorate.

Ma anche perché non si riusciva a tenere aperto un unico canale di trattativa e il rischio forte era che questi continui passaggi di mano facessero alzare la posta in una corsa contro il tempo che nelle ultime settimane è diventata drammatica. Del resto non ci sono mai stati contatti diretti con chi gestiva gli ostaggi, ma negoziati con i leader del l'organizzazione che spesso si trovavano distanti dalle prigioni.

Quirico e Piccinin hanno parlato di un video, ma non risulta che immagini siano mai state trasmesse alle autorità italiane. Sicuramente in ogni fase chiave della trattativa è stata invece chiesta e ottenuta una prova in vita dei prigionieri (Piccinin sostiene che una volta gli è stato chiesto il nome del suo gatto). Si ritiene che abbiano cambiato almeno cinque prigioni.

Secondo quanto ha raccontato il professore, a metà giugno «siamo stati portati a Yabroud (vicino al Libano), poi condotti di notte su fuoristrada verso il governatorato di Idlib, più a nord. Qualche settimana dopo, siamo arrivati a Bal al-Hawa, alla frontiera turca, ma le speranze di liberazione sono presto svanite perché siamo andati a est, verso Raqqa e ci siamo fermati a 80 chilometri dalla città».

 

Domenico Quiricoarticle piccininPierre Piccinin Pierre Piccinin aDomenico Quiricorticle QUIRICO quirico e bonino siria ribelli SIRIA RIBELLI CON CADAVERE

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....