grillo conte

L'ALLEANZA PD-M5S È APPESA A UN FILO, GRILLO LO HA STRAPPATO MA CONTE NON È RIUSCITO A RICUCIRLO DEL TUTTO – DOPO IL VIDEO DI GRILLO, L’AVVOCATO DI PADRE PIO AVREBBE VOLUTO FAR SCEMARE LA BUFERA POLITICO-MEDIATICO MA IL PRESSING GRILLINO LO HA COSTRETTO A INTERVENIRE PER PRENDERSI DEFINITIVAMENTE IL MOVIMENTO E SALVARE L’ALLEANZA CON IL PD – GLI EX RENZIANI DI BASE RIFORMISTA NON CI STANNO: “NON C' È NESSUNA VERA PRESA DI DISTANZA”

 

1 - LA MOSSA DEL (QUASI) LEADER PER SALVARE L'ALLEANZA COL PD

Mario Ajello per "il Messaggero"

 

conte grillo

Ha sperato da subito che il caso si placasse. Non voleva intervenire, confidando che la bufera politico-mediatica scemasse. Ma aveva sbagliato i suoi calcoli Giuseppe Conte. E così, l' imbarazzo che cercava di celare in un silenzio pesante ha dovuto invece esporlo in pubblico il leader in pectore di M5S. Ma facendo passare un giorno e mezzo e sotto il fuoco di tutti - non solo i nemici ma anche lo stesso Grillo bisognoso d' aiuto e i big grillini desiderosi di far parlare lui in modo da non doversi esporre loro - che lo premevano: «Giuseppe, mettici una pezza tu, che sei anche avvocato....».

 

REALPOLITIK Ma non è che la pezza tardiva e svogliata che poi Conte è stato costretto ad applicare sul guaio provocato da Grillo sembra risolutiva. Somiglia semmai a una prova di fedeltà - per evitare che Grillo lo disconosca e si penta di avergli affidato il partito - unita però a una presa di distanza e a uno smarcamento per scongiurare che il movimento venga travolto.

BEPPE GRILLO E GIUSEPPE #CONTE

 

Mentre la moglie di Grillo dice che «la ragazza era consenziente», Conte sostiene invece che «va protetta». Fa un po' di cerchiobottismo l' ex premier («Beppe e i suoi familiari sono provati e sconvolti da questa vicenda. Comprendo la sua angoscia di padre ma anche le sofferenze della ragazza e dei suoi genitori») e poi prende una posizione un po' più netta dettata, in accordo con Grillo e non contro di lui, da esigenze di realpolitik: «Con il Movimento 5 Stelle mi accomunano da sempre queste due convinzioni: di ritenere indiscutibile il principio dell' autonomia della magistratura e di considerare fondamentale la lotta contro la violenza sulle donne, una battaglia che abbiamo sempre combattuto in prima linea. Questi principi continueranno a informare la nostra azione politica e a ispirare le nostre battaglie culturali». E' la prima dichiarazione di Conte da leader stellato?

 

beppe grillo giuseppe conte luigi di maio

«Di sicuro non voleva che avvenisse su una questione così imbarazzante per lui e per noi tutti», dice chi ha parlato con lui.

 

Grillo può essere soddisfatto?

 

Di più Conte non poteva fare in suo aiuto e insieme - in continue telefonate - i due hanno deciso di correggere gli spropositi del video di Beppe che stavano travolgendo l' Elevato e avrebbero messo in crisi anche il suo erede come leader stellato. Ecco allora la toppa sul buco, ma non è niente più che una toppa.

 

La speranza dell' adda passa' a nuttata, tipica di Conte il temporeggiatore, non ha retto al fuoco delle polemiche (parli Conte! perché non parla? Se non parla è complice della sottocultura grillesca, dicevano tutti e non solo Renzi) e dopo aver avvertito anche i vertici del Pd, spiegando loro come avrebbe modulato il messaggio pro-Beppe, Conte ha mollato gli ormeggi. Il Nazareno è stato molto esplicito con lui: «Se non rimedi a questo guaio, non possiamo reggere l' alleanza con M5S. Ci prendono per familisti e per odiatori delle donne».

beppe grillo davide casaleggio giuseppe conte 3

 

E Conte si è arrivato. Ha fatto da mediatore politico, ecco, l' avvocato non ancora ufficialmente leader. Ma questa grave vicenda del video starà certamente facendo riflettere, anche se ormai è tardi, Conte su quella che qualche suo amico chiama «la follia di mettersi insieme a quei pazzi dei grillini».

 

L' ACROBATA Grillo del resto ormai gliene combina una dopo l' altra a Giuseppi. Prima lo ha messo nei guai ribadendo il no al terzo mandato per i parlamentari, ed è scoppiata la rivolta. Poi mentre l' ex premier stava per concepire il nuovo corso di M5S - ancora nebulosissimo, e Conte prende tempo, non dice nulla perché non sa che cosa dire ed è impantanato nelle beghe legali con Casaleggio e stenta a pubblicare il suo manifesto politico - come un partito di sinistra, Grillo entra a gamba tesa dicendo che «M5S è e sarà sempre un movimento né di destra né di sinistra».

 

GIUSEPPE CONTE INCONTRA BEPPE GRILLO

L' ingombrante presenza dell' Elevato sta dunque rendendo assai difficile per Conte la convivenza con Beppe. Il quale espone l' ex premier, ancora convinto di essere molto pop e dunque non vuole mollare la carriera politica, a imbarazzi, a brutte figure e a performance come quest' ultima.

In cui Conte l' acrobatico sta con Grillo, con la ragazza, con i magistrati, con il Pd e con tutti.

 

2 - L'EX PREMIER NON CONVINCE IL PD «SERVONO PAROLE PIÙ CHIARE»

Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"

 

È il problema irrisolto del Pd, quello che ha spinto Nicola Zingaretti a dimettersi.

E ora, all' indomani dell' uscita di Beppe Grillo, si ripropone tale e quale. Ha avuto poco più di un mese di navigazione tranquilla Enrico Letta, e in questo momento certo nessuno cercherà di minarne la leadership, ma il problema resta.

 

Con l' interrogativo che si porta appresso e che una parte del Partito democratico continua a porsi: «Perché un' alleanza organica con i 5 Stelle?».

Anzi, adesso è anche più urgente quella domanda per i dem, perché dopo le pressioni del Pd, Giuseppe Conte aspetta ore prima di convincersi a parlare. Lo fa cercando di mediare tra l' ira funesta di Grillo e la tutela delle vittime.

«Esercizio di arrampicata sugli specchi», lo bolla un autorevole esponente di Base riformista, la corrente degli ex renziani.

 

giuseppe conte beppe grillo luigi di maio

La tela dei rapporti tra dem e 5 Stelle è ancora tutta da tessere. Letta fa la spola tra Conte, Vito Crimi e Luigi Di Maio, perché ancora non si è capito chi comanda nel Movimento.

E l' uscita di Grillo non aiuta.

Nelle città più importanti l' accordo con il M5S non si farà.

 

Non a Roma, dove il 20 giugno si terranno le Primarie del centrosinistra (e non è detto che alla fine della festa si decida di soprassedere) e poi si farà campagna elettorale contro Virginia Raggi, difesa da Grillo. Non a Milano, dove Beppe Sala, sicuro del fatto suo, ha detto: «No grazie, dei 5 Stelle qui non c' è bisogno».

 

BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

Non a Torino, dove l' ex sindaco Piero Fassino ha già avvertito: «Qui non ci sono le condizioni per un accordo con i grillini». E nemmeno a Bologna, dove il candidato del Pd, Matteo Lepore, alle primarie se la dovrà vedere con Isabella Conti, sindaca di San Lazzaro, lanciata da Renzi. Forse solo a Napoli, delle grandi città chiamate al voto in ottobre, grillini e dem riusciranno a trovare un accordo. Però non su Roberto Fico, perché c' è stato il veto di Enzo De Luca.

 

Forse su Gaetano Manfredi.

Ma, come si diceva, il video di Grillo ha contribuito a complicare le cose. Tant' è vero che Letta in mattinata manda in avanscoperta Beppe Provenzano per dire che le parole di Grillo «sono inaccettabili» e per aggiungere, speranzoso: «Il M5S acceleri la sua transizione e con la guida di Conte abbracci comunque garanzie e principi dello Stato di diritto».

 

Sono le 9.29 quando l' emissario di Letta fa quel tweet.

 

ENRICO LETTA

Conte continua a tacere. In compenso la deputata dem Giuditta Pini risponde sarcastica a Provenzano: «Conte ha fatto dichiarazioni molto nette di presa di distanza. Riporto qui quella che mi ha più impressionato». Segue uno spazio vuoto. Da lì è un profluvio di dichiarazioni di pd che chiedono a Conte di intervenire: «Preoccupa il suo silenzio. Da che parte sta?», osserva, per esempio, Valeria Fedeli.

 

Fino all' affondo di Andrea Marcucci: «Il silenzio di Conte rende molto più difficile anche il solo ipotizzare un' alleanza privilegiata con i 5 Stelle».

Passano le ore e arriva la dichiarazione dell' ex premier.

 

Ma per una parte del Pd non è ancora abbastanza: «Non c' è nessuna vera presa di distanza», commenta Marcucci.

L' alleanza Pd-M5s è da sempre appesa a un filo, Grillo lo ha strappato ma l' ex premier non è riuscito a ricucirlo del tutto.

andrea marcucci (2)

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”