DOSSIER UN CORNO, L’“ARMA SEGRETA” DEL BANANA CONTRO RENZI E’ LA SUA CANDIDATURA A PREMIER (SE LE ‘CARTE AMERICANE’ LO AIUTERANNO) - STASERA CENA CON PUTIN

Ugo Magri per "la Stampa"

Berlusconi è nello stato d'animo disperato di chi pensa che ieri sia stata l'ultima sua domenica da uomo libero. Agli amici rimasti fedeli (i «superstiti» come li chiama lui) confida con voce da oltretomba: «Mi faranno marcire in galera, e quando ciò avverrà, vi ricorderete della mia previsione...». Non c'è baldanza né sfida in queste parole, semmai la sconfinata angoscia di chi era balzato ai vertici massimi del potere e adesso si sente sprofondare sempre più giù.

Stasera a cena riceverà Putin, in transito a Roma, e anziché dargli conforto la visita del presidente russo aggraverà il rimpianto del tempo che fu, la rabbia per quanto si addensa sul suo capo. Il Cavaliere (così lo raccontano quanti gli stanno vicino) non riesce a farsi una ragione della decadenza che sarà votata dopodomani al Senato. Più ancora della condanna per frode fiscale, considera l'espulsione dal Parlamento come uno sfregio insopportabile alla sua dignità.

Spera ancora di rovesciare l'esito dei voto, si illude che sia possibile arrestare in extremis il conto alla rovescia grazie alle carte in parte arrivate e in parte no dagli States, di cui saremo messi a conoscenza nel pomeriggio tramite conferenza stampa. Grazie a quei documenti Usa, che Capezzone avendoli annusati considera «clamorosi», Berlusconi arriva a immaginare non solo di restare senatore, ma di essere scagionato dalla giustizia italiana attraverso un ricorso che gli permetterebbe di tornare candido come un giglio e, udite udite, di ricandidarsi lui personalmente contro Renzi alle prossime elezioni politiche (ecco in che cosa realmente consiste il misterioso «colpo segreto» con cui Silvio vorrebbe stendere al tappeto il sindaco di Firenze, altro che dossier o sgambetti del genere).

Ma gli slanci di ottimismo sono sempre più rari. E con il giorno del giudizio che si avvicina, prevale a palazzo Grazioli un senso cupo di prostrazione. «Si sta consumando un colpo di Stato con una precisa spietata regia politica», è la sintesi del pensiero berlusconiano. La nota quirinalizia che gli ingiunge di non travalicare i limiti della legalità è stata accolta dal Cavaliere come se la prova provata che Napolitano ha sempre congiurato contro di lui, l'ha indebolito mettendogli contro dapprima Fini e ora Alfano, ha permesso che i magistrati infierissero e adesso addirittura maramaldeggia trattandolo come un pericolo per la democrazia...

Se ieri sera avesse seguito il consiglio della Santanché, replicando personalmente al Colle, Berlusconi avrebbe forse evocato il 25 aprile 2008, quando si recò a Onna per celebrare il 25 aprile nei luoghi del terremoto. «La mia popolarità toccò vette mai raggiunte, e quel successo qualcuno non me l'ha mai perdonato», è il sospetto che avvelena l'ex-premier.

Però poi almeno stavolta si è cucito la bocca, lasciando che in sua difesa si scatenasse contro il Colle la solita salva di dichiarazioni in batteria dei pasdaran «falchi» e «lealisti», non tutti ineducati per la verità, alcuni anzi portati contro il Presidente della Repubblica sul filo del galateo costituzionale, come se Napolitano si fosse permesso di zittire una libera forza politica democratica (tesi di Gasparri) trascurando gli articoli 17 e 21 della Carta repubblicana (glielo rimprovera Fitto, ormai numero due del partito).

Oggi verrà consacrata la scelta dell'opposizione, con il «falchissimo» Minzolini che già gongola: «Finite le larghe intese, il rottamatore Renzi si troverà a braccetto con Formigoni, Giovanardi e tutti gli altri rottami della Prima Repubblica...».

Ma di fare opposizione Berlusconi non muore dalla voglia. Teme di ritrovarsi ben presto in un cono d'ombra. Ciò che alla vigilia della decadenza più lo inquieta è proprio la distrazione collettiva, l'indifferenza dei più: lui che viene messo fuori gioco da un «golpe», e la vita che prosegue come se niente fosse, senza sdegno dei media, senza furori di popolo.

L'Italia dovrebbe insorgere in sua difesa, e invece nemmeno una convulsione politica, uno scioglimento delle Camere, una crisi di governo, nulla di nulla. «Mi stanno buttando fuori della politica a tempo di record, in tre mesi fanno fuori il leader del centrodestra, e tutto questo dovrebbe passare sotto silenzio?».

Nel tumulto dei sentimenti, con la rabbia che si alterna alla paura, in certi attimi il Cavaliere sembra preparato ad affrontare il «plotone d'esecuzione» con la camicia sbottonata sul petto e il grido «mirate qui». Ma subito dopo si coglie un uomo in preda alla prostrazione, se non addirittura atterrito dal destino che lo attende: «Se mercoledì verrò dichiarato incompatibile, dal giorno dopo mi salteranno addosso le Procure in gara tra loro con l'obiettivo di chiudermi in carcere». In quel caso, è certissimo Berlusconi, «passerò alla storia come il Mandela italiano». Ma da come lo dice ben si capisce che, potendo, rinuncerebbe volentieri a questo onore.

 

 

BERLUSCONI VAN DAMME E PUTIN VLADIMIR PUTIN ALLA FESTA PER IL SUO GIURAMENTO DA PRESIDENTE APPLAUDITO DA SILVIO BERLUSCONI matteo renzi lingua DANIELA SANTANCHE DENIS VERDINI LA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI ROBERTO FORMIGONI ALFANO BERLUSCONI GIOVANARDI MATTEO RENZI E GIORGIO NAPOLITANO

Ultimi Dagoreport

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…