L’ETERNO RITORNO DELLA BICAMERALE: IL CAV. STATISTA VUOLE LA PRESIDENZA DELLE RIFORME

Filippo Ceccarelli per "la Repubblica"

Dio salvi l'Italia dalla Recidiva, altrimenti detta, con tanto di articolo e maiuscola: la Convenzione. Il nome suona un po' rivoluzionario, ma si tratta di uno spudorato
Escamotage per mascherare l'eterna riproposizione del sempre uguale. Un organismo che in varie forme, ma poi non troppo diverse fra loro (comitati, commissioni, bicamerali e gruppi di Saggi), ormai da più di trent'anni e a getto continuo impegna, paralizza e illude la vita pubblica all'insegna di quello che al giorno d'oggi va sotto il nome di «processo riformatore».

Un tempo era, più incisivamente, la «Grande Riforma». La primissima esigenza si fa risalire a un articolo che Bettino Craxi scrisse sull'Avanti! nel giugno del 1979 con il titolo: «Ottava legislatura ». Siamo oggi alla numero diciassette, Craxi è scomparso nel 2000, l'Avanti! ha conosciuto la cura Lavitola, ma di riforme niente di niente, solo una spaventosa, stravagante e irreale perdita di tempo.

Tutti, a partire dal presidente Letta, lo sanno benissimo, ma fanno finta di niente. O al massimo liquidano i «troppi » insuccessi come normali variabili delle dinamiche politiche, mentre sembrano piuttosto il cupo e definitivo riflesso dell'impazzimento del sistema, lo specchio della più patologica inconcludenza, un'autentica coazione non solo a ripetere, ma evidentemente e soprattutto a dimenticare.

E quindi, anche adesso, eccoti la Convenzione. Così puntuale che ci si poteva caricare l'orologio. Per quel poco che si capisce, stavolta la perenne riedizione riformatrice è spuntata in uno spazio che sta tra il Quirinale e Bersani, che dopo il voto, ondeggiando fra Grillo e le larghe intese, non sapeva davvero dove andare a sbattere la testa. Quindi i Saggi facilitatori l'hanno fatta propria, dotandola di particolari caratteristiche e poteri, vagamente minacciosi. A Letta è piaciuta assai, e infatti le ha assegnato ben 18 mesi - a Roma si dice: «Beato chi ci ha un occhio!» - per ultimare i suoi lavori.

E tuttavia è proprio l'ennesima e presente riesumazione che impedisce di raccontare ancora una volta con brio e leggerezza l'hellzapoppindel percorso riformatore, la prima inutile istruttoria del Comitato Riz (1982), i vani lavori della Commissione Bozzi (1983), quindi il vacuo, ma tempestoso svolgimento della Bicamerale presieduta prima da De Mita (1992), poi da Nilde Jotti nel Salone della Lupa (dal cui soffitto si è staccata di recente un pezzo di affresco raffigurante l'»allegoria di Roma »).

Il quel caso, oltre a riscrivere infruttuosamente le famose regole azzuffandosi sul piano politico e anche accademico, i Padri Costituenti presero l'abitudine a scambiarsi vicendevolmente i cappotti, con irritazioni continue e ricadute protocollari di cui fa fede una lettera di Armando Cossutta, del quale era andato disperso un soprabito: «Cari colleghi, mi scuso se sono costretto a segnalare...

Nulla però al confronto dell'autolesionistica prosopopea con cui si diede vita all'altra Bicamerale (1997), la «bicamerale con bagno» secondo Montanelli, presieduta da D'Alema, il quale aveva fatto vincere le elezioni a Prodi, ma non aveva buscato alcuna carica. Così nella Sala della Regina, sempre a Montecitorio, per il presidente fu montato una specie di trono su una pedana, pure sormontata da alti drappeggi. Furono quelli gli albori dell'inciucio, in chiave ovviamente anti-prodiana, culminati nel cosiddetto «patto della crostata », quest'ultima ad opera della zia dell'attuale presidente del Consiglio, signora Maddalena. Ma poi Berlusconi si scocciò e mandò tutto a monte.

E a Berlusconi si potrebbe tornare oggi, secondo l'ineluttabile, ma inconfessabile logica per cui la guida del salvifico processo di rifondazione costituzionale tocca sempre ai potenti - vedi De Mita, vedi D'Alema, vedi il Cavaliere - rimasti a bocca asciutta. Sennonché, prima che si apra la fantastica stagione nella quale l'accusato per Ruby o per altri impicci potrà legittimamente accampare la necessità di riscrivere la Costituzione, sarebbe ingiusto tralasciare le speranze suscitate dall'incontro dei saggi del centrodestra in una baita del Cadore (2003).

Il senatore Calderoli, odontotecnico, svolse la sua delicata missione riformatrice in pantaloncini corti tirolesi; il povero D'Onofrio in giacca e cravatta; il siciliano Nania sembrava comunque fuori luogo; per Forza Italia c'era il senatore Pastore, la cui notorietà non risulta accresciuta dal compito.

Lì si misero le basi per la riforma federale. Due anni dopo, tre giorni prima della Santa Pasqua, il medesimo Calderoli comprò
un uovo di cioccolato, lo aprì, ci infilò dentro la bozza del federalismo, richiuse l'uovo e lo portò festante a casa di Bossi. Il cui figlioletto, Eridanio Sirio, con un martello procedette all'estrazione. Ma sul serio.

Così è andata avanti, l'ex Grande Riforma, tra progetti e statuti, balletti e rifiuti. Adesso ci vuol pensare Silvione, Statista e Padre ricostituente. Sono previsti anche gli «esperti», golosa novità. D'Alema, per dire, Amato, o anche De Mita, perché no? Cambiare tutto per cambiare niente. Ieri l'Unione delle abrogande province si è già prenotato un posticino. La Recidiva senza attenuanti, né generiche né di altro tipo.

 

 

SILVIO BERLUSCONI Silvio BerlusconiMassimo Dalema bettino craxi cossuttademitanapolitano,jottiROBERTO CALDEROLI jpeg

Ultimi Dagoreport

benjamin netanyahu giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – CORRI A CASA IN TUTTA FRETTA, C’È UN CAMALEONTE CHE TI ASPETTA: QUELLA SIGNORINA ALLA FIAMMA CHE VUOLE MANTENERE UN RAPPORTO CON L’EUROPA MA NELLO STESSO TEMPO, TEMENDO DI ESSERE SCAVALCATA A DESTRA DA SALVINI, SBATTE GLI OCCHIONI A TRUMP. LA STESSA CHE IMPLORA LA FINE DELLA TRAGEDIA DI GAZA MA L’ITALIA CONTINUA A FORNIRE ARMI A ISRAELE (SECONDO PAESE DOPO GLI USA DOPO LA DECISIONE DI MERZ DI FERMARE L’INVIO DI ARMI A NETANYAHU) - A UNA DOMANDA SULL'EXPORT MILITARE ITALIANO VERSO ISRAELE, CROSETTO IN PARLAMENTO HA DETTO: "ABBIAMO ADOTTATO UN APPROCCIO CAUTO, EQUILIBRATO E PARTICOLARMENTE RESTRITTIVO". RISULTATO? NESSUNO È PIÙ IN GRADO DI SAPERE CON ESATTEZZA COSA L’ITALIA VENDE O ACQUISTA DA ISRAELE – TRA LA DISCORDANZA DELLE DICHIARAZIONI UFFICIALI E LA TRACCIABILITÀ REALE DELLE FORNITURE BELLICHE A NETANYAHU, C’È DI MEZZO LO SPORT PREFERITO DEL GOVERNO MELONI: IL SALTO TRIPLO DELLA VERITÀ… - VIDEO

elly schlein giuseppe conte goffredo bettini gaetano manfredi piero vincenzo de luca roberto gualtieri silvi salis vincenzo decaro michele emiliano

DAGOREPORT - IL PD GUIDATO DA ELLY SCHLEIN? E' COME "'A PAZZIELLA 'MMAN 'E CRIATURE". IL GIOCATTOLO STA IN MANO AI BAMBINI. E LORO CHE FANNO? CI GIOCANO, SO' BAMBINI. E LO FANNO A PEZZI - CONFONDENDO LA LEADERSHIP CON L'AMBIZIONE, LA SEGRETARIA DEL PD SI E’ RINTANATA IN UN BUNKER: DIFFIDA DI TUTTI E SI CIRCONDA SOLO DEI SUOI “PASDARAN”: BONAFONI, ALIVERNINI E TARUFFI - NON SOPPORTA L’ASSE TRA CONTE E BETTINI; VIVE CON LA PAURA CHE BONACCINI VOGLIA SOSTITUIRLA AL PRIMO PASSO FALSO E CHE SILVIA SALIS LE FREGHI LA SEGRETERIA – SOSPETTI VERSO IL SINDACO DI NAPOLI GAETANO MANFREDI, POSSIBILE “PAPA STRANIERO” DEL “CAMPO LARGO” – ELLY DIFFIDA (EUFEMISMO) DI PRODI, CHE NON LA VEDE CANDIDATA PREMIER, E DI FRANCESCHINI, CHE LA PENSA ALLO STESSO MODO MA NON LO DICE - IL FASTIDIO VERSO MISIANI, GUALTIERI, MANCINI E ONORATO - VOLEVA ELIMINARE I ''CACICCHI'' MA HA RINCULATO CON DE LUCA E SOFFRE LE SMANIE DI EMILIANO IN PUGLIA - QUALCHE ANIMA PIA SPIEGHI ALLA GRUPPETTARA DI BOLOGNA CHE NON SIAMO ALL’OCCUPAZIONE DEL LICEO, NÉ TANTOMENO SUL CARRO DEL PRIDE DOVE SI È ESIBITA IN MODALITÀ “CUBISTA” SULLE NOTE DI “MARACAIBO” (VIDEO)

beppe grillo marco travaglio giuseppe conte elly schlein eugenio giani

DAGOREPORT: IL CONTE TRAVAGLIATO - DI BOTTO, SIAMO RITORNATI AI TEMPI DI BEPPE GRILLO: SULL’OK ALLA CANDIDATURA IN TOSCANA DEL DEM EUGENIO GIANI, CONTE NON TROVA IL CORAGGIO DI METTERCI LA FACCIA E RICICCIA IL ''REFERENDUM'' ONLINE TRA GLI ISCRITTI, L’UNO VALE UNO, LA “BASE” DA ASCOLTARE - MA L'EX "AVVOCATO DEL POPOLO" NON DOVEVA ESSERE IL LEADER CHE I 5STELLE NON HANNO MAI AVUTO, QUELLO CHE SI IMPONE E TRACCIA LA VIA AL SUO PARTITO? - DATO CHE GIANI, PER VINCERE, PUO' FARE A MENO DEI VOTI 5STELLE, NEL PD S'INCAZZANO CON LA SUBALTERNITÀ A CONTE DI ELLY SCHLEIN CHE HA ACCETTATO E PROMOSSO LA CANDIDATURA DEL 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA: "QUESTI INGRATI È MEGLIO LASCIARLI CHE PRENDERLI" - MA TRA ELLY E PEPPINIELLO, C’È DI MEZZO LA COLONNA DI PIOMBO DI MARCO TRAVAGLIO, CHE DETTA OGNI MATTINA I DIECI COMANDAMENTI DELL'IDEOLOGIA M5S, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" PD-M5S SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL''ARMATA BRANCA-MELONI...

netflix disney plus streaming

DAGOREPORT - “TOPOLINO” HA FAME - DISNEY SCUCE 3 MILIARDI DI DOLLARI PER COMPRARSI LE ATTIVITÀ MEDIA DELLA NFL, LA LEGA DEL FOOTBALL AMERICANO. QUALE SARÀ IL PROSSIMO PASSO? UN CONSOLIDAMENTO NELLO STREAMING È INEVITABILE (IL MERCATO È SATURO DI SERVIZI E CONTENUTI) E C’È CHI SI SPINGE A UN’ACQUISIZIONE DI PESO, COME NETFLIX - LA PIATTAFORMA CAPITALIZZA IL DOPPIO MA FATTURA UN TERZO DELLA DISNEY  – RUMORS ANCHE SU UN INTERESSE DI AMAZON PER SPOTIFY: LÌ I SOLDI NON SAREBBERO UN PROBLEMA (IL SERVIZIO DI E-COMMERCE DI BEZOS CAPITALIZZA 2MILA MILIARDI CONTRO I 130 DELLO STREAMING MUSICALE)...

matteo piantedosi giorgia meloni carlo nordio giusi bartolozzi alfredo mantovano almasri

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI RISCHIA DI BRUTTO SUL CASO ALMASRI: PRENDERSI LA RESPONSABILITÀ DELLA SCARCERAZIONE E DEL RIMPATRIO (CON VOLO DI STATO) DEL TORTURATORE LIBICO EQUIVALE A UNA PUBBLICA SCONFESSIONE DEI MINISTRI NORDIO E PIANTEDOSI, CHE IN AULA HANNO MINIMIZZATO CON BUGIE LA QUESTIONE ATTACCANDO I GIUDICI – IL TRIBUNALE DEI MINISTRI, SCAGIONANDO LA STATISTA DELLA GARBATELLA E RINVIANDO A GIUDIZIO I DUE MINISTRI E IL SOTTOSEGRETARIO ADDETTO AI SERVIZI SEGRETI, HA APERTO UNA BOTOLA DOVE, DALL'ALTO DEL SUO DILENTATTISMO, MELONI È CLAMOROSAMENTE CADUTA - LO "SCUDO" PER SALVARE GIUSI BARTOLOZZI NON ESISTE: NON ESSENDO STATA RINVIATA A GIUDIZIO, IL GOVERNO NON PUÒ  ESTENDERE "IL CONCORSO" NEL REATO COL MINISTRO NORDIO. COSI', IL PARLAMENTO PUO' NEGARE L'AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE CONTRO PIANTEDOSI, NORDIO E MANTOVANO, MA LA PROCURA DI ROMA NON AVRÀ ALCUNO OSTACOLO A RINVIARE A GIUDIZIO LA BARTOLOZZI, CON CONSEGUENTI ''RICADUTE POLITICHE'' SU MELONI - PERCHE' NON HANNO MESSO IL SEGRETO DI STATO...