1. L’EUROPA NON ABBOCCA A QUELLA SCONCEZZA CHIAMATA IPOCRITAMENTE “RIVALUTAZIONE DELLE QUOTE DI BANKITALIA” LASCIATA IN EREDITÀ DA LETTANIPOTE AL ROTTAM’ATTORE 2. SMAGATO LO SFACCIATO GIOCO DI PRESTIGIO CHE HA PORTATO IL VALORE DELLE QUOTE BANKITALIA DA 300 MILIONI DI LIRE DEL 1936 A 7,5 MILIARDI DI EURO. UN REGALONE AGLI AZIONISTI PRIVATI (INTESA, UNICREDIT, GENERALI, CARISBO, CARIGE E VIA A SCENDERE), AI QUALI È STATO ANCHE ASSICURATO UN TRATTAMENTO FISCALE DI FAVORE SULLE PLUSVALENZE 3. QUESTO E’ IL PRIMO OSSO DURO PER IL PAROLAIO FIORENTINO: PERCHÉ A FARE IL FIGO CON IL SALVA-ROMA E A SCUDISCIARE SOTTO-MARINO SONO BUONI TUTTI, MENTRE DISPIACERE AI VARI GUZZETTI, BAZOLI, GHIZZONI E GRECO RICHIEDE UN PO’ PIÙ DI SOSTANZA

a cura di colinward@autistici.org (Special Guest: Pippo il Patriota)

1 - NON AVRAI ALTRA LEGGE CHE IL CODICE IBAN
Altro che gelido passaggio di campanella. Nell'eredità lasciata controvoglia da Lettanipote al Rottam'attore c'è quella sconcezza chiamata ipocritamente "rivalutazione delle quote di Bankitalia". Un gioco di prestigio che ha portato il valore delle quote di Via Nazionale da 300 milioni di lire del 1936 a 7,5 miliardi di euro. Un regalone agli azionisti privati (Intesa, Unicredit, Generali, Carisbo, Carige e via a scendere), ai quali è stato anche assicurato un trattamento fiscale di favore sulle plusvalenze.

Bene, come rivela oggi Federico Fubini su Repubblica (p. 7), l'Unione Europea ha mandato al Tesoro una lettera formale in cui chiede "chiarimenti", perché "sospetta aiuti di Stato dietro il decreto". In realtà, gli aiuti sono talmente plateali (a cominciare dai privilegi fiscali) che sono più davanti che dietro al decreto. Padoan e Renzissimo dovranno studiarla bene, la risposta, perché quel decreto che provocò la furiosa opposizione dei grillini aiuta moltissimo le sullodate banche in previsione dei temuti stress-test delle banche e regala loro un bilancio 2015 già luminoso a prescindere.

Anche se in questi primi giorni Renzie ha mostrato di non trovarsi molto a suo agio tra cifre, percentuali e aliquote, il decreto Salva-banche (pardon, decreto Bankitalia) sarebbe una splendida occasione in cui un leader che si ritiene "amato dal popolo" - e non una mera protesi bancaria come molti suoi predecessori - può fare bella figura con poco. Potrebbe prendere quel decreto, guardarci bene dentro e poi, se ritiene, rivoltarlo come un calzino.

Perché a fare il figo con il Salva-Roma e a scudisciare Sotto-Marino sono buoni tutti, mentre dispiacere ai vari Guzzetti, Bazoli, Ghizzoni e Greco richiede un po' più di sostanza.

2 - PRIMI CITTADINI E PRIME DONNE
La voragine che Alè-danno ha lasciato al marziano in bicicletta, nonostante i ripetuti aiuti di marca Lettazio, provoca il primo fastidioso imprevisto per il neo-sindaco d'Italia. "Marino: senza soldi blocco Roma. Lite con il premier, oggi il decreto. La minaccia del sindaco, Palazzo Chigi: ‘Toni sbagliati'. La telefonata gelida di Renzi: basta con questi piagnistei. Il capo del governo contro i provvedimenti omnibus" (Corriere, pp. 2-3).

Qualche numero aiuta a capire in che stato è Roma, a parte le strade malridotte e la sporcizia che colpiscono chiunque non sia romano: "Slalom tra buche, sprechi e Irpef esagerata. Ma un avvocato costa 300 mila euro. I romani pagano un'addizionale più che doppia rispetto alla media italiana. Per le sue 43 mila case in affitto il Comune incassa ogni anno poco più di quanto spende per prendere dai privati 4.800 alloggi per i senza tetto. Il rosso accumulato dall'Atac, l'azienda dei trasporti con oltre 12 mila lavoratori, negli ultimi dieci anni è di 1,6 miliardi. Per coprire 1,2 miliardi di disavanzo strutturale ciascun cittadino dovrebbe versare ogni anno altri 436 euro" (Corriere, p. 5).
Sicuri che Renzie non stia valutando quanti punti di popolarità in più guadagnerebbe a "dare una lezione" al sindaco dei romani?

3 - LA BAVA SEPARATA DALLE NOTIZIE
Come tristemente previsto ieri da questo modesto sito, la non-notizia del Fondo monetario che benedice un governo che ha annunciato di voler realizzare le politiche del Fondo monetario si guadagna molte prime pagine. L'apoteosi del provincialismo sulla Repubblica dei renziani: "Fmi: Italia sulla strada giusta". Nota di merito invece per il Corriere di don Flebuccio de Bortoli, che regola la faccenda con un taglio basso a pagina 9.

Mentre per la serie "Padroni a casa nostra", la Stampa va a intervistare quel vecchio arnese di Vito Tanzi, ex papavero Fmi alcune ere geologiche fa ed ex sottosegretario con il Banana, e questi ci stupisce così: "La politica non blocchi la spinta al cambiamento. Padoan è la persona giusta per parlare con il Fondo" (p. 7). Ma va? E noi che pensavamo l'avesse scelto il Rottam'attore spulciando profili su Facebook.

4 - RENZIE, IL NUOVO LEADER EUROSOCIALISTA CHE GUARDA AL MAGO DALEMIX
E' passata quasi sotto silenzio, ma la conversione di Matteo Renzi al Partito socialista europeo è una mossa di tutto rilievo, anche e soprattutto ai fini interni. Lo spiega bene Lodovico Festa sul Foglio: "Aumenta la presa sui trenta-quarantenni con lui per convinzione, per opportunità e per disperazione, con molti tra questi di cultura post-comunista, favorevoli a innovazioni ma sensibili a radici comuni con le socialdemocrazie continentali. C'è poi l'ulteriore spallata all'accrocchio di nomenclature paleo democristiane (a partire da Lettino) che godevano di ricche rendite di posizione".

Non solo, ma per Festa "l'adesione al Pes è anche il completamento dell'apertura a Massimo D'Alema compiuta da Renzi (da Pier Carlo Padoan a Andrea Orlando: ma anche Giuliano Poletti e Roberta Pinotti sono ‘antropologicamente' dalemiani) che se ne serve per mantenere rapporti con gruppi parlamentari ben poco renziani e per tenere a bada Prodi e ancor di più Giorgio Napolitano" (p. 4).

5 - SUL CARRO DEL ROTTAM'ATTORE, TWITTANDO TWITTANDO
Per i cultori del genere "L'ego del giornalista" (splendida pagina Facebook) segnaliamo la paginata che Pietrangelo Buttafuoco dedica ai "Renzissimi di Renzi" (Foglio, p. 1): "Ultima spiaggia o no, lui è il fenomeno e la gara fra i giornalisti è a chi se lo acchiappa. Tutti primi al traguardo del suo tweet, da Montanelli a Severgnini. L'ultima primavera del giornalismo - con tutto il disastro di un mestiere senza più lettori, senza più piccioli - : nel famoso carro dove tutti salgono c'è questo unico osso che può dare brodo". E i giornalisti, con gli ossi, sono capaci di virtuosismi inarrivabili. Specie al momento di gettarli in strada facendo finta di nulla.

6 - CHAPEAU!
Titolo che vale il prezzo in edicola sul Giornale: "Donne esaurite, panico per i sottosegretari" (p. 4)

7 - ULTIME DAL MOVIMENTO CINQUE ESPELLE
"Cinque Stelle, altri due fuoriusciti. ‘Il Movimento è diventato una setta'. Anche il sindaco di Parma Pizzarotti attacca Grillo: amaro in bocca". "Gruppo in Senato, gli espulsi si contano. Nuovi contatti con i civatiani. L'ipotesi di una forza alternativa a Ncd" (Corriere, pp. 6-7). Sulla Stampa, istruttiva intervista al fuoriuscito Alessio Tacconi: "Mi dimetto perché siamo diventati una setta di fanatici. Da noi è diventato tutto opaco. A cominciare dal ruolo incomprensibile di Casaleggio, un manovratore oscuro. Viene qui una settimana sì e una no, si chiude in una stanza con i responsabili delle varie commissioni e detta la linea. Mi chiedo a quale titolo lo faccia" (p. 4).

Massima allerta sul Giornale di Famiglia: "Il Pd pensa di fregare tutti con la tripla maggioranza. Spericolata manovra di Renzi: allargare il consenso al governo con i transfughi del M5S senza rinunciare all'alleanza con Ncd e alla collaborazione con Berlusconi sulle riforme" (p. 3).

8 - PRESCRITTO A SUA INSAPUTA
Anche la Cassazione certifica il capolavoro di paraculaggine del compagno Penati: "La prescrizione è definitiva. Il Pg: non vi ha voluto rinunciare. ‘Sistema Sesto', la Cassazione respinge l'istanza dell'ex dem". Non presentandosi all'udienza giusta per chiedere la rinuncia, l'ex presidente della provincia di Milano non ha potuto mantenere la promessa di farsi processare (Repubblica, p. 11). Dai compagni che sbagliano ai compagni che si sbagliano.

9 - LA REPUBBLICA DEL SOR-GENIO NON E' QUELLA DI CARTA. E' LA TUA
Il Giornale di Berlusconi, che si è personalmente svenato con i giudici per rimpinguare le casse della Cir, non molla l'osso sul vero drammone politico-finanziario del momento: "Crac Sorgenia sulle spalle degli italiani. La trattativa sui due miliardi di esposizione accumulati in pochi anni. Banche e Stato sono l'unica soluzione possibile per salvare dai debiti la società dei De Benedetti" (p. 22). Andrà a finire che ci pensa Renzie, ma facendo finta di niente.

10 - TELECOM-MEDIA - VENGHINO GLI "INDIPENDENTI"!
Come Dagoanticipato oltre un mese fa, gli astuti azionisti di controllo del catorcione telefonico hanno trovato la nuova parola magica per prendere le distanze - ma farsi gli affari propri fino in fondo - : "consiglieri indipendenti". Il Corriere delle banche annuncia con speme: "Telecom, la svolta degli indipendenti. Saranno la maggioranza, presidente ‘non esecutivo' compreso. Liste con lo 0,5%" (p. 37).

Ma in fondo a un commentino dal titolo edulcorato ("La diplomazia di Patuano e la formula
public company"), Fabio Tamburini scrive: "Ecco perché la nuova governance proposta da Patuano ha avuto l'appoggio di Telefonica (che può sostenere di non controllare Telecom) e, di conseguenza, degli azionisti italiani di Telco. Mediobanca, Generali, Intesa Sanpaolo hanno altre priorità e puntano a defilarsi, possibilmente nel migliore dei modi. Quindi, viva il modello public company. Per il momento. In futuro si vedrà".

11 - A COSA SERVONO LE FUSIONI
Finalmente la fusione Unipol-Sai produce effetti positivi. Sugli azionisti del Corriere. Oggi, 11 pagine di pubblicità per la pubblicazione dei conti. Grazie Nagel, grazie compagno Cimbri!

 

MATTEO RENZI E LA BOMBA A ENRICO LETTA letta renzi b bankitalia big Ignazio Visco RENZI E PADOAN GIOVANNI BAZOLI E GIUSEPPE GUZZETTIGIUSEPPE MUSSARI GIUSEPPE GUZZETTI GIOVANNI BAZOLI resize FAMIGLIA GHIZZONI RENZI FA CAMPAGNA ELETTORALE PER MARINO GIULIANO POLETTI IN SENATO FOTO LAPRESSE RENZI dalemaPINOTTI ANDREA ORLANDO BEATRICE LORENZIN IN SENATO FOTO LAPRESSE

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