SERVIZIETTI ALLA SBARRA - L’EX GENERALE DEL SISMI POLLARI A PROCESSO PER IL SEQUESTRO DI ABU OMAR CON MANCINI E ALTRI 007 - PER LA CASSAZIONE IL SEGRETO DI STATO NON PUO’ ESSERE UTILIZZATO INDISTINTAMENTE - L’IMAM FU RAPITO A MILANO DALLA CIA E TORTURATO, FINI’ IN GALERA IN EGITTO - IL SEGRETO DI STATO AUTORIZZATO DAI GOVERNI BERLUSCONI E PRODI - SPATARO GODE, POLLARI INSISTE: “IO E IL SISMI TOTALMENTE ESTRANEI…”

Emilio Randacio per "la Repubblica"

Le azioni criminali non possono essere coperte indistintamente dietro il segreto di Stato. È così che la Corte di Cassazione ha riaperto il caso Abu Omar. Il sequestro dell'ex imam di viale Jenner, sospettato dagli Usa di terrorismo, avvenuto a Milano il 17 febbraio di nove anni fa e misteriosamente rispuntato in una prigione egiziana dopo aver subito un arresto illegittimo ed essere stato torturato. Da ieri, ufficialmente, si può dire che quell'operazione è stata ideata e coordinata dal servizio segreto statunitense (Cia) con la collaborazione dell'intelligence italiana.

La tesi della procura di Milano un risultato importante lo ha già incassato: i 23 agenti Cia (a partire dal capo centro Robert Lady, per lui 9 anni sono definitivi), seppur ormai irrintracciabili hanno subito una condanna a 7 anni. E la stessa sorte l'hanno seguita con l'accusa di favoreggiamento anche l'ex responsabile dell'archivio del Sismi, Pio Pompa e il funzionario Luciano Seno (2 anni e 8 mesi la condanna). Al primo, ex semplice impiegato Telecom, nel corso di una perquisizione nei suoi uffici di via Nazionale, l'allora direttore del Sismi, Nicolò Pollari, aveva affidato il poco onorevole compito di schedare i giornalisti scomodi, attraverso dossier spazzatura.

Ma quello che si è stabilito ieri va oltre, perché rimette in discussione proprio l'operato e la trasparenza dell'ex potentissimo generale del Sismi Pollari. La Corte ha infatti bocciato le doppie assoluzioni incassate dall'alto ufficiale in primo e secondo grado, disponendo un nuovo processo sia per lui che per l'ex suo vice, Marco Mancini e per i sottoposti Giuseppe Ciorra, Raffaele Di Troia e Luciano Di Gregori. Per tutti l'accusa è di concorso in sequestro di persona. Durante il processo di primo grado, però, le difese dei funzionari del Sismi, avevano sollevato una questione costituzionale.

Autorizzazioni alla mano del governo di Silvio Berlusconi prima e di Romano Prodi poi, Pollari e i suoi collaboratori avevano invocato il segreto di Stato sulla questione Abu Omar. Il collegio presieduto da Oscar Magi, aveva investito della questione la Corte Costituzionale, chiedendo in quali confini il processo poteva proseguire. Dopo quasi un anno di interruzione, la Consulta ha fissato dei paletti entro i quali gli imputati potevano avvalersi del segreto.

Da qui, il Tribunale ha assolto gli alti ufficiali del Sismi con la formula del «non doversi procedere». Tesi sempre respinta dall'accusa, sostenuta dai procuratori aggiunti Armando Spataro e Ferdinando Pomarici. Ieri, la decisione della V sezione penale (presidente Gaetanino Zecca), che ha accolto in parte le richieste del pg, Oscar Cedrangolo, ridimensionando proprio i limiti entro i quali va considerato il segreto di Stato.

«Una sentenza importante e confortante - è il commento a caldo di Spataro - Intanto la verità storica dei fatti, come ricostruita nell'inchiesta milanese, è definitivamente accertata. Poi, la circostanza che la Suprema Corte abbia accolto il ricorso del procuratore generale Piero De Petris, conferma che il segreto di Stato non può costituire una causa di impunità generale e che i giudici possono valutare, caso per caso, quali sono le prove utilizzabili».

«Ribadisco - è invece la reazione di Pollari - che sia il Sismi sia il sottoscritto sono totalmente estranei a questa vicenda e che questa estraneità è provata nei documenti coperti da segreto di Stato ma che sussistono ragioni delle quali non posso disporre. Due governi - ricorda - mi hanno dato l'ordine tassativo di opporre il segreto di Stato, cosa che ho puntualmente fatto in tutte le sedi e che di fatto, paradossalmente, mi ha danneggiato impedendo di difendermi».

Sarà ora nuovamente la Corte d'appello milanese a occuparsi del caso, limitatamente però a sole cinque posizioni. I tempi perché il processo si celebri, sulla carta sono ampi. Il termine della prescrizione scade il 17 febbraio prossimo. Ma a questa data si devono aggiungere altri dodici mesi, il tempo trascorso prima della decisione della Consulta sul segreto di Stato.

 

Segreto di Stato berlusconi e pollari Nicolò Pollari in divisanicolo pollari ABU OMAR marco mancini sismi02 lapSilvio BerlusconiROMANO PRODI

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…