1.L’INCONTRO DI OGGI TRA MATTEO E IL BANANA PUÒ ESSERE IL COLPO DI GRAZIA AL GOVERNO 2.LETTA HA GIÀ FATTO CAPIRE CHE POTREBBE DIMETTERSI SE RENZIE FONZIE, A BRIGLIE SCIOLTE, VA AVANTI DA SOLO NELL’ACCORDO CON IL SIRE DI HARDCORE SUL SISTEMA SPAGNOLO 3. IL SINDACO NON LE MANDA A DIRE: “CHI HA GOVERNATO CON LUI PER VENTI ANNI ORA MI DICE DI NON PARLARGLI. VOGLIO FARE LE REGOLE CON LUI PER NON GOVERNARE PIÙ CON LUI” 4. ALFANO, VISTO L’ASSE TRA BERLUSCONI E RENZI, POTREBBE FAR SALTARE TUTTO E ANDARE A VOTARE CON IL PROPORZIONALE PER GARANTIRE LA SOPRAVVIVENZA AL SUO NCD 5. ORMAI RENZI SI GIOCA TUTTO: SE FA L’ACCORDO CON BERLUSCONI, IL GOVERNO MUORE (E FORSE ANCHE IL PD) SE LO FA SOLO CON LA MAGGIORANZA, MUORE LUI. SE TROVA UN MODELLO CHE TIENE DENTRO TUTTI, FA IL “MIRACOLO” E NE ESCE VINCITORE

Goffredo De Marchis per "la Repubblica"

Matteo Renzi vedrà oggi Silvio Berlusconi nella sede del Pd per un patto sulla riforma elettorale. Contro l'iniziativa monta la fronda interna dei bersaniani che avvertono: se c'è l'accordo con il Cavaliere, rompiamo. Ad avvertire Renzi è anche il premier Enrico Letta infastidito dall'attivismo del leader democratico. E l'iniziativa di una riforma condivisa con Forza Italia scatena l'ira di centristi e Nuovo centrodestra. Ma Renzi ribadisce: vado avanti.

UNA minaccia non tattica, se è vero che negli incontri avuti al Quirinale, Giorgio Napolitano ha cominciato ad appuntare le opinioni di chi paventa la crisi. Succederà tutto oggi pomeriggio, quando alle 4 il segretario del Pd incontrerà il leader di Forza Italia Berlusconi nella sede del Partito democratico a Largo del Nazareno. Nel corso della giornata di ieri si è cercata una mediazione che potesse salvare l'esecutivo, la maggioranza e un accordo più ampio intorno alla riforma elettorale.

Ma il punto di non ritorno sembra già superato, perlomeno nei rapporti personali. È stato chiaro, lampante giovedì notte nella stanza del premier al primo piano di Palazzo Chigi. I testimoni Angelino Alfano e Dario Franceschini hanno assistito quasi a bocca aperta alla rivelazione di una guerra, di un odio che si sta radicando. Il sindaco di Firenze ha cominciato aggredendo: «Ho già in tasca un
accordo con Berlusconi sul sistema spagnolo. Voi che volete fare?». «Fattelo da solo», gli ha risposto Letta furibondo.

«Pensavo di essere io nel mirino. Ma mi sbagliavo - ha raccontato il capo del Nuovo centrodestra ai colleghi di partito - . La sfida è stata solo tra Matteo e Enrico». Una sfida che si trasferisce dentro al Pd. Con i bersaniani sul piede di guerra: «Renzi sta facendo un regalo gigante a Berlusconi. Tira via il doppio turno e le preferenze, quello che non vuole il Cavaliere. È un suicidio», attacca Alfredo D'Attore, l'uomo più vicino all'ex segretario. Poi, le coincidenze della politica portano faccia a faccia gli amici di sempre, gli alleati Letta e Bersani, nella stanza dell'ospedale di Parma, dove proprio ieri i medici hanno dato il via libera alle visite. Siccome "Pierluigi" sta molto meglio, il colloquio è durato un'ora e mezza. Non solo auguri e scherzi, dunque.

Suicidio è una parola risuonata anche nell'intervista del segretario alle Invasioni Barbariche e nella stanza di Letta. «Ti rendi conto Matteo che se salta tutto, vai a votare con il proporzionale e non fai il governo», è stato il ragionamento dei tre governisti. «E voi vi rendete conto che se non si fa la legge elettorale io vi sputtano davanti al Paese? Siete voi a suicidarvi non io».

Quell'incontro a quattro è stato tanto violento e teso che nella mattina di ieri gli ambasciatori hanno dovuto riprendere il filo. Dal sindaco sono sfilati prima Franceschini, poi Maurizio Lupi, numero due dell'Ncd. Per ricucire, per trovare un compromesso. «Tanto lo so - dice Renzi nel suo stile - che quelli sono attaccati alle poltrone. E se faccio l'accordo con Forza Italia, si accodano tutti, compresi gli alfaniani. A loro basta resistere al governo ».

I toni alti rientrano forse nella logica della fase finale. Tutti giocano all in, ovvero l'intera posta come al Texas Holdem, il poker televisivo. Ma Alfano ha le idee chiare e non esclude affatto la rottura. «Il mio obiettivo è che questo governo duri un anno. Ma se Matteo mantiene le liste bloccate, lo sbarramento alto, è chiaro che vuole buttare giù il governo ». L'affondo contro i "partitini" ha come bersaglio soprattutto il vicepremier.

«Matteo non mi può mettere nelle condizioni di tornare con Berlusconi - spiegava Alfano ai suoi colleghi - . Perché io con Berlusconi non voglio tornare, chiaro?». Dunque, l'Ncd, sacrificando Letta per salvare se stesso, ha la tentazione di far saltare il banco. Andrebbe a votare con una legge proporzionale, con una soglia di sbarramento minima. È l'istinto di sopravvivenza. Del resto, un bersaniano di ferro come Miguel Gotor ammette: «La sentenza della Corte costituzionale ha creato una legge fatta su misura per Alfano. Non si capisce perché non dovrebbe sfruttarla».

Cresce così il fronte dei proporzionalisti. Paradossalmente composto dai filo governativi che però hanno bisogno di far cadere l'esecutivo per cogliere al volo il treno di un ritorno alla Prima repubblica. Cancellando qualsiasi ipotesi di riforma. Lupi ha provato ieri a trovare una mediazione. Lavorando con Renzi a un sistema spagnolo con soglia di sbarramento bassa. Nell'originale è intorno al 12-14 per cento, cifra irraggiungibile per Ncd, Scelta civica, Popolari di Casini, Sel. Nel testo di compromesso verrebbe abbassata al 5 per cento alla Camera e all'8 per cento al Senato.

«Ma resta il punto chiave delle liste bloccate - ragiona Alfano - . Noi vogliamo le preferenze. Le liste bloccate fanno comodo solo a Berlusconi e a Renzi». Il sindaco però non sembra fare dietrofront. È tornato ad attaccare i partiti piccoli in televisione, i loro veti, l'impossibilità di governare con i ricatti quotidiani. Non li vuole tra i piedi. Tra i piedi però ora c'è un fronte ampio del Pd. «Mai vista tanta rabbia in un gruppo dirigente», è la sfida che il segretario lancia contro bersaniani e dalemiani. Lunedì comunque si vota il modello elettorale e «in direzione non hanno i numeri, non vanno da nessuna parte». Ma la rottura nel Pd sta diventando reale. E la scissione non è più da escludere.

Ecco la partita. Renzi non può perderla. Ormai ha un folto gruppo di nemici, gliela farebbero pagare. «Solo un miracolo può salvare la legislatura», diceva ieri un ministro. Se il sindaco fa l'accordo con Berlusconi, il governo muore. Se lo fa solo con la maggioranza, muore lui il segretario e accetta un sistema che non gli piace, il doppio turno. Se trova un modello che tiene dentro Forza Italia, la maggioranza e Sel, fa il «miracolo», il capolavoro e ne esce vincitore. La vera medaglia sarebbe costruire in tre settimane un'intesa mai raggiunta in otto anni.

«Sarebbe il segno di novità della politica, di credibilità, la vera risposta alla speranza delle primarie - spiega Renzi - . Lo so bene. Ma so anche che non voglio perdere tempo». Se si troverà contro Letta e una parte del Pd, è pronto a denunciare il loro "ostruzionismo" dappertutto, a metterli all'indice. Con la forza mediatica del suo personaggio.

È possibile che la resa dei conti sia legata allo sprint finale, al momento di massimo conflitto prima di una pace e di una mediazione. Ma certamente sembra difficilissimo recuperare un rapporto anche di semplice convivenza tra Letta e Renzi. Per questo, secondo alcuni, oggi la crisi è più vicina e il colloquio di Largo del Nazareno, alle 4 del pomeriggio, sarebbe solo il colpo di grazia.

 

MATTEO RENZI E LA BOMBA A ENRICO LETTA RENZI E LETTALETTA ALFANO FRANCESCHINI LETTA E ALFANO FESTEGGIANO IN SENATO VIA COL VENTO RENZI E BERLUSCONI RENZI E BERLUSCONIVIGNETTA VINCINO DAL FOGLIO RENZI E BERLUSCONI

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