IL MANDELA ITALIANO – L’INFELTRITO SOGNA: SE LO CHIUDESSERO IN PRIGIONE FAREBBE LA CAMPAGNA ELETTORALE PIÙ TRAVOLGENTE DI SEMPRE…

Vittorio Feltri per "Il Giornale"

Ero convinto di conoscere a fondo Silvio Berlusconi, es¬sendomi occupato di lui fin dal 1973, quando stava per ul¬timare Milano 2. Invece mi accorgo, con grande sorpresa, di non conoscer¬lo neanche superficialmente. Lo osser¬vo da lontano e ogni giorno egli mi stu¬pisce per come vive l'epilogo della sua avventura (meglio dire disavventura) parlamentare.

Non so dove trovi la for¬za per sopportare ciò che non è esage¬rato definire martirio, se si considera il modo in cui i suoi avversari, tra i quali numerosi ex amici (cortigiani, benefi-ciati), lavorano per eliminarlo: sem¬bra che godano a stringere lentamente - molto lentamente- la vite della garro¬ta.

Non si accontentano di farlo fuori; pretendono di trasformare- e ci riesco¬no- l'esecuzione in uno spettacolo del¬l'orrore. Altro che macchina del fango. Quello che usano contro di lui è un im¬ponente strumento di tortura affidato a un esercito di sadici, ciascuno dei quali svolge il suo compitino per rendere più macabro il linciag¬gio- show: comici, satirici, editorialisti di pronto intervento, politici di risulta, tifosi di alcune Procure, toghe svolaz-zanti, pidocchi, conduttori televisivi a scartamento ridotto con codazzo di ospiti a gettone.

Mentre il Cavaliere si batte e si dibat¬te per non soccombere gratis, si odono nell'arena risate, insulti da trivio, frasi d'incitamento dirette ai picadores affin¬ché sfianchino la vittima sanguinante. Già. Vittima. Come si potrebbe diversa¬mente definire un uomo che da venti-anni- venti viene scazzottato nei tribu¬nali, poi condannato, poi costretto ad ascoltare il tintinnio delle manette, a leggere articoli che raccontano di magi¬strati intenti a predisporre il suo arre¬sto, obbligato a schivare una pioggia di sputi?

Nonostante tutto, il vecchio imprenditore e leader politico ha ancora parecchi aficionados decisi a sostener¬lo a ogni costo, ma il loro sostegno (ben¬ché appassionato) e i loro applausi non possono soffocare il frastuono provoca¬to dai detrattori animati da odio feroce.

In effetti si è sempre notato che mille esagitati progressisti fanno più bacca¬no di diecimila borghesucci casa e chie¬sa, buoni tutt'al più a sfilare in proces¬sione e a salmodiare: gridare, ribaltare automobili, fracassare vetrine non è la loro specialità. Tutte cose ben note a Berlusconi che periodicamente medita di puntare sulla piazza per dimostrare quanto sia vitale il proprio popolo, ma quasi sempre vi rinuncia. L'ultima ma¬nifestazione degna di questo nome av¬venne nel 2009 a Milano in piazza Duo¬mo e chiunque ricorda quell'oggetto scagliato in faccia all'allora premier, su¬bito ricoverato all'ospedale San Raffae¬le mentre l'orda antiberlusconiana scuoteva la testa delusa dal suo manca¬to decesso.

Questo è il clima che ha accompagna¬to Silvio dalla sua «discesa in campo» (espressione logora e addirittura fasti¬diosa) a ieri sera: nessuno sarebbe stato in grado di non cedere alla tentazione di mollare tutto e ritirarsi in luoghi più ospitali del cosiddetto Bel Paese. Lui, vi¬ceversa, è rimasto lì imperterrito a rice¬vere schiaffoni su schiaffoni, aiutato dalla propria presunzione (sconfinata quanto l'intraprendenza di cui occorre dargli atto).C'è da chiedersi chi gliel'ab¬bia fatto fare. È la domanda che mi rivol¬gono ossessivamente lettori, passanti, avventori di bar, commensali, amici. Difficile dare una risposta soddisfacen¬te.

Un signore straricco e famoso, prota¬gonista dell'imprenditoria, proprieta¬rio di ville e palazzi, presidente di una società di calcio che a livello internazio¬nale s'è aggiudicata qualsiasi trofeo, non ha bisogno della politica per sentir¬si qualcuno e dare un senso all'esisten¬za.

Non vi è un solo italiano, nemmeno quelli che lo detestano e si augurano di vederlo inchiodato alla croce, che non nutra almeno una puntina d'invidia nei suoi confronti. Un sentimento, questo, tra i più stupidi in assoluto (è solo causa di sofferenza) e che però sembra essere il motore del mondo.

Per negare a Berlusconi ogni virtù, si esaltano i suoi difetti, di cui non è certo sprovvisto. Infastidiscono il suo ecces¬sivo ottimismo, l'inclinazione a scher¬zare, la propensione a sfoggiare un re¬pertorio inesauribile di barzellette, l'ostentazione della ricchezza e delle capacità di seduttore (non solamente di donne). Ingigantendo questi aspetti negativi, fatalmente si trascurano quel¬li positivi che sono sovrastanti: talento speciale per gli affari, fiuto commercia¬le straordinario, temperamento d'ac¬ciaio, intuito sopraffino, abilità organiz¬zativa.

Il Cavaliere è stato un fenomeno nel¬l'edilizia, s'è inventato la tivù privata sbaragliando la Rai e altri concorrenti senza risparmiare loro badilate sui den¬ti. In politica ha compiuto un capolavo¬ro: in tre mesi ha messo in piedi un parti¬to che ha stritolato i comunisti quando ancora erano comunistissimi. E di ciò non gli saremo mai abbastanza grati. I suoi denigratori affermano che egli sia portato a contornarsi di servi e di imbe¬cilli.

Fosse vero non sarebbe arrivato tanto in alto, posto che una persona da sola non può scalare l'Everest; fosse fal¬so, tuttavia, non si spiegherebbe il ruz¬zolone che lo ha fatto precipitare dove adesso sta, nei paraggi della galera. Un bel dilemma. Forse la verità è nel mez¬zo: anche lui, per quanto dotato d'intel¬ligenza manovriera, ha commesso de¬gli errori che offuscano le mirabili ope¬re realizzate in anni e anni di duro lavo¬ro.

Ora paga un dazio sproporzionato al¬le sue eventuali colpe, tutte da dimo¬strare. L'unica certezza è la seguente: il Cavaliere ha rotto le uova nel paniere ai partiti superstiti della Prima Repubbli¬ca, impedendo loro di conquistare sta¬bilmente il potere. Questo non glielo hanno mai perdonato. La guerra contro l'intruso scoppiò subito dopo il succes¬so elettorale di Forza Italia, nel marzo 1994.

La sinistra cercò immediatamen¬te di delegittimarlo col conflitto di inte¬ressi (ancora irrisolto), poi lo irrise, quindi lo trasformò in bersaglio fisso. Quello che egli ha subìto è stato un bom¬bardamento cui non si può dire non ab¬biano partecipato vari Pm. È stata la ri¬cerca disperata di un motivo per elimi¬nare il politico improvvisato, e baciato dal successo, che prima o poi non pote¬va portare ad altro risultato se non a quello di ieri: l'espulsione del Nemico al termine di un rito disgustosamente ammantato di legalità formale.

Anche chi ha ragione, ha sempre qual¬che torto nel sacco: ecco, si è tenuto con¬to soltanto del torto, sorvolando sulle esigenze della giustizia sostanziale. Sia¬mo allo scempio. Alla vergogna di un Pa¬ese che, unico nell'Occidente, fa secco il capo dell'opposizione azionando la leva giudiziaria - in puro stile sovietico ¬anziché tentare di superarlo nelle urne. Ma la partita non finisce qui. Ci avvia¬mo v¬erso i tempi supplementari che ga-rantiscono nuove polemiche e altri col¬pi di scena. Dal male e dalle iniquità na¬sceranno altro male e altre iniquità.

Berlusconi non è un fantasma, ma un uomo in carne e ossa, non ancora do¬mo, e la sua presenza peserà nei prossi¬mi mesi sui destini italiani. I cittadini so¬no arcistufi di questo osceno tormento¬ne; quando si tratterà di votare, non di¬menticheranno quanto di sporco è ac¬caduto e metteranno in pratica un pro¬verbio riveduto e corretto: il miglior per¬dono è la vendetta. Un Berlusconi marti¬re e liquidato come un criminale minac¬cia di diventare assai pericoloso per la sinistra, fornendo a Forza Italia il carbu¬rante di consensi per trionfare alle ele¬zioni.

Non s'illudano gli aguzzini - e i loro mandanti - di farla franca. Uccidere un nemico che ha tanti amici significa ri¬schiare il peggio: di inasprire la batta¬glia e magari perderla.

PS: Questo articolo non è un cocco¬drillo, ma il preambolo di una nuova vi¬cenda che avrà quale protagonista an¬cora Berlusconi. Il quale, se lo chiudes¬sero in prigione, farebbe la campagna elettorale più travolgente della sua car¬riera.

 

vittorio feltri daniela santanche VITTORIO FELTRI VITTORIO FELTRI E VALENTINA APPREA VITTORIO FELTRI GUIDO DELLOMO GIANNI LETTA VITTORIO FELTRI E DIANA BRACCO BERLUSCONI DECADENZA FOTO LAPRESSE BERLUSCONI DECADENZA FOTO LAPRESSE BERLUSCONI DECADENZA FOTO LAPRESSE Manifestanti a Palzzo Grazioli DECADENZA BERLUSCONI IL BACIAMANNO DI FRANCESCA PASCALE A BERLUSCONI Berlusconi saluta dopo il comizio

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?