CONTRO OBAMA - L'INTELLETTUALE POST-FEMMINISTA PIÙ FAMOSA D'AMERICA, CAMILLE PAGLIA, DELUSA DALLE SCELTE GUERRAFONDAIE PER RIVOTARLO E DALLA SUA RIFORMA SANITARIA (“UNA GROTTESCA MOSTRUOSITÀ BUROCRATICA”) – ‘’LE DONNE SONO STATE MANIPOLATE DAI GURU DEMOCRATICI’’ - I MEDIA LIBERAL SNOBBANO LE MAMME CONSERVATRICI E RELIGIOSE, DEL TEA PARTY, INGIURIOSAMENTE DIFFAMATO COME "RAZZISTA"”…

Alessandra Farkas per il "Corriere della Sera"

«Non sono affatto d'accordo con chi sostiene che il voto delle donne sarà il fattore chiave alle elezioni presidenziali del prossimo 6 novembre», spiega al Corriere Camille Paglia. «Nel ripetere in continuazione lo slogan al bromuro sul potere delle donne - incalza - i grandi media liberal di Washington, New York e Los Angeles si rassegnano a giocare il ruolo di passivi portavoce degli strateghi del Partito democratico». L'intellettuale post-femminista più famosa d'America, docente di Humanities e Media Studies alla University of the Arts di Filadelfia e autrice di un nuovo, acclamato bestseller, si diverte come al solito a sfidare ciò che definisce «conformismo culturale».

«Sono iscritta al Partito democratico e ho contribuito finanziariamente alla campagna presidenziale di Obama, per cui votai nel 2008 - precisa -. Ma, come femminista, sono disgustata dai modi manipolativi e reazionari con cui le donne sono state trattate in questa campagna dai guru democratici. Ci hanno catapultato indietro di 50 anni, ritraendoci subdolamente come deboli, bisognose e dipendenti dalla protezione paternalistica del governo onnipotente. Una propaganda vergognosa».

Eppure l'elettorato femminile sta diventando una forza con cui entrambi i partiti dovranno fare i conti.
«Certo, ma i grandi organi di informazione snobbano completamente proprio la nuova massa di donne emerse con forza tremenda negli ultimi dieci anni. Parlo delle mamme conservatrici e religiose, forti ed energiche, che impartiscono l'educazione scolastica dei figli a casa e la cui voce ascolto da anni sulle radio libere».

Che cosa hanno di tanto speciale?
«Sono le animatrici del Tea Party, ingiuriosamente diffamato come "razzista" dai media liberal. Invece di abbracciare queste mamme, le femministe americane agiscono come agenti segreti del Partito democratico. Nonostante io sia una libertaria radicale a tutto campo, nutro profondo rispetto per le mamme che tengono a casa i figli, facendo loro da maestre. Ho scritto il mio ultimo libro come manuale per aiutarle a introdurre le glorie dell'arte ai bambini».

Non è preoccupata che una presidenza Romney/Ryan possa rendere l'aborto illegale e limitare l'accesso delle donne alla contraccezione?
«Il presidente può nominare i giudici della Corte Suprema ma non ha alcun potere di abrogare "Roe v. Wade" (la sentenza emessa dalla Corte Suprema nel 1973 che di fatto legalizzò l'aborto, ndr). E comunque la revoca di quello storico pronunciamento non porrebbe fine all'aborto in America ma riconsegnerebbe semplicemente la decisione ai singoli Stati».

Il pericolo di tornare indietro nel tempo è comunque molto reale.
«Sì, ma l'universo non ruota solo intorno all'aborto. E poi la posizione a favore della vita ha più sostanza e validità morale: è molto bello, in termini etici, affermare che la vita inizia al concepimento e che anche il feto più piccolo contiene un'anima benedetta da Dio. Anche se non sono d'accordo, sono capace di riconoscere l'enorme forza morale di tale idea. Le argomentazioni avanzate dalle femministe, al contrario, hanno danneggiato noi donne».

Che cosa intende dire?
«Che la gravidanza è da loro percepita come un peso e un inconveniente rispetto alle nostre vite personali e professionali superimpegnate. La mancanza di rispetto delle femministe per la posizione "pro vita" le fa apparire meschine ed egocentriche. Gli strateghi democratici sono ugualmente sciocchi se pensano di condizionare la rielezione di Obama alla capacità di una studentessa di ricevere contraccettivi gratis in un'università cattolica come Georgetown. È un'offesa ritenere che le donne siano incapaci di pensare ai veri grandi temi che affliggono il Ventunesimo secolo, dalla crisi economica alla minaccia di armi nucleari nelle mani di fanatici e terroristi».

È vero che Paul Ryan è troppo estremista per le donne americane?
«Non vedo niente di estremo nelle sue posizioni. Ryan è un contabile che vuole far quadrare il bilancio. Se è estremismo, nel mezzo di una crisi economica globale, mettere in dubbio che le società occidentali debbano continuare ad accordare privilegi illimitati agli anziani, allora siamo prossimi al suicidio culturale».

Le donne, le più colpite dalla crisi, continuano a essere assenti da posizioni manageriali.
«Per le donne americane le porte si sono aperte negli anni 70. Come si fa a misurare la piena uguaglianza? Ogni carriera dovrebbe avere una corrispondenza numerica tra uomini e donne? Come si spiega allora che nessuna donna scalpita per asfaltare strade, sterminare insetti, pulire fogne?

Le donne tendono a preferire lavori sicuri e puliti anche se meno pagati, lasciando quelli più sporchi e pericolosi agli uomini che per questo meritano il nostro grazie, non il nostro risentimento. Anche se nel prossimo secolo le donne continueranno la loro ascesa nel business e in politica, il vero nodo resterà conciliare casa e lavoro visto che la gravidanza, i figli e l'allattamento rimangono, per legge di natura e non della società, un regno femminile».

Lei per chi voterà il prossimo 6 novembre?
«Sono troppo delusa dalle scelte guerrafondaie di Obama per rivotarlo e considero la sua riforma sanitaria una grottesca mostruosità burocratica. Così voterò Jill Stein, candidato presidenziale del Green Party. Però non ritirerò la mia iscrizione al Partito democratico che oggi è corrotto e mal gestito e ha bisogno di una nuova, rivoluzionaria leadership».

 

 

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