“BERSANONI” - BANANA CON MARINI NON VA IN GALERA – BERSANI CON MARINI VA A PALAZZO CHIGI

Mercuzio per "Il Retroscena.it"

Alla fine, la lettura più sincera del motivo che ha portato Silvio Berlusconi alla scelta di Franco Marini nella rosa dei candidati al Colle propostagli da Bersani, la fornisce proprio uno degli uomini più vicini al segretario democratico, che lo ha assistito durante tutta la partita per il Quirinale: "Ha scelto quello che sembrava garantirgli la maggiore stabilità dentro il Partito democratico".

Dunque, non una scelta basata solo su un criterio di semplice gradimento o di maggiore o minore grado di vicinanza e garanzia, ma un ragionamento che lo ha portato a scartare Amato e D'Alema (ma quest'ultimo, solo per ora) in quanto ancor più divisivi e a rischio implosione di quanto potesse essere l'esponente ex Dc che riesce a tenere insieme, bene o male, l'anima ex Ds e quella ex popolare proveniente dalla Margherita. Un risultato che, a suo parere, Amato non avrebbe probabilmente potuto ottenere. Realismo politico all'ennesima potenza.

E una scelta che potrebbe fruttare all'incasso per l'altro "realista", Pier Luigi Bersani, la nascita di quel tanto desiderato governo, che -peraltro- ieri iniziava a trapelare almeno nel suo profilo di massima. Se l'intesa sul Quirinale reggerà al vaglio del voto in aula, si inizierà da subito a prendere le misure di un esecutivo di scopo (chiamiamolo per ora così), ovvero con un oggetto ed un timing determinati, che si occuperà di rifare la legge elettorale e di attivare un percorso di altre riforme mirate, oltreché naturalmente di mettere in sicurezza i conti.

Un esecutivo che potrebbe prevedere - oltre alla presenza di ministri Pd - anche dei membri "esterni" alla politica più attuale, ma in qualche modo espressi dall'area di centrodestra. Una soluzione che salverebbe necessità e onore di tutti i contraenti. Dunque non quel governissimo che resta impronunciabile, ma neppure un monocolore democratico. Una forma mediata che consentirebbe al Pdl una qualche forma di partecipazione e dunque di anche di non uscire dall'aula all'atto di nascita.

Ma tutta questa pianificazione certosina, potrebbe questa volta non bastare, viste le reazioni che ieri sera hanno generato una vera e propria faglia tellurica nel Pd, che potrebbe riverberarsi pesantemente nel voto di oggi, sotto forma dei franchi tiratori. I numeri sono assai in bilico, allo stato attuale.

Si calcola che, tra i democratici, la fronda potrebbe arrivare anche a superare di qualche decina i novanta che già ieri sera hanno abbattuto la proposta di Bersani sull'ex sindacalista. Considerando fra questi la componente renziana e buona parte dei Giovani Turchi, oltre ad altri esponenti di varie aree, Bindi compresa. Una cifra pesante che rende tutto difficilissimo, ma che non tiene conto però dell'azione di persuasione che per tutta la nottata è stata messa in opera, specialmente dai pontieri ex Popolari e cattolici del Pd, su molti renziani non troppo ortodossi.

Esponenti che mantengono una grande stima e che hanno avuto un rapporto e qualche debito personale con Franco Marini e dunque, nel segreto dell'urna, potrebbero sfilarsi dal mandato del sindaco di Firenze. Comunque sia andata la notte, oggi il risultato della prima votazione potrebbe in ogni caso essere sul filo del rasoio e dunque, è opinione comune che serviranno anche i voti della Lega per riuscire a far passare Marini. Voti che per ora sono incerti, ma che potrebbero entrare in gioco, solo se saranno risolutivi per colmare il divario, almeno dalla seconda votazione, grazie alla garantita mediazione di Silvio Berlusconi.

In ogni caso, ieri la notizia più inaspettata è stata certamente la frattura che si è aperta tra i Giovani Turchi, dove, stando ai cultori della materia, si è evidenziata plasticamente la bisettrice tra "bersaniani" e "dalemiani". Stefano Fassina ha infatti supportato la scelta di Marini, mentre Orfini -si dice nuovamente imbeccato da D'Alema- ha mostrato forti rimostranze fino a creare la spaccatura che è deflagrata platealmente, facendo il paio (non casualmente) con l'altra protesta mediatica di ieri sera, quella di Matteo Renzi e della sua componente.

In realtà, dietro il clamore di entrambe le manovre, che mostrano nuovamente una sinergia tra l'asse renziano e quello "turco" più vicino a D'Alema, secondo parecchi ben informati, ci sarebbe proprio l'attenta regia del Leader Maximo, che oggi giocherebbe la sua vera partita per il Colle proprio a partire dall'impallinamento di Marini e dal suo attento e silenzioso posizionamento di questi giorni. E non è un caso infatti che ieri Matteo Renzi alle Invasioni Barbariche si sia ben guardato dall'esprimere giudizi su questa candidatura.

L'esistenza di un asse simile, sarebbe la conferma che in quell'incontro a Firenze tra i due, come anticipato dal Retroscena, oltreché del Pd si sia parlato proprio della corsa di D'Alema per il Quirinale e della non ostilità dei renziani a questa operazione. Qualcosa di cui peraltro, chi conosce bene D'Alema, non ha fatto poi troppo mistero.

 

FRANCO MARINI E PIERLUIGI BERSANI Berlusconibersani renzi RENZI E BERSANI Massimo Dalema

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...