tesoro tesoretti entrate fiscale giancarlo giorgetti

CAMBIANO I NUMERI, LA SOSTANZA È LA STESSA: NON CI SONO TESORETTI PER LA MANOVRA! – SECONDO L'ISTAT MIGLIORANO I CONTI PUBBLICI, CON IL DEBITO CHE CALA AL 134% E IL DEFICIT AL 7,2%. MA LA REVISIONE DEI DATI NON HA IMPATTI SULLA LEGGE DI BILANCIO – GIORGETTI AMMETTE: “NON CAMBIANO I PRINCIPI E IL QUADRO DEL PIANO STRUTTURALE DI BILANCIO”. TRADOTTO: MANCANO ANCORA 10 MILIARDI DI COPERTURE. E AVVERTE I PARTITI DELLA MAGGIORANZA: “SARÀ UN MIRACOLO SE RIUSCIREMO A CONFERMARE LE MISURE FISCALI DELL'ANNO SCORSO...”

1 - MANOVRA SENZA TESORETTO

Estratto dell’articolo di Luca Monticelli per “la Stampa”

 

giancarlo giorgetti in conferenza stampa 5

Tesoretti all'orizzonte non se ne vedono, perciò trovare le coperture per una manovra da 25 miliardi resta molto complicato. È lo stesso ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ad ammettere che «la revisione dei dati comunicati dall'Istat è di lieve entità, non cambiano i principi e il quadro del Piano strutturale di bilancio». […]

 

Molti nella maggioranza vivono con fastidio la postura "rigorista" di Giorgetti: Forza Italia lo critica apertamente da settimane, il silenzio della Lega in questi mesi è stato eloquente e ora anche Fratelli d'Italia si mette di traverso. Lucia Albano, sottosegretaria al Mef in quota Fdi, se ne è uscita con un ragionamento in contraddizione con quella che è la prudenza del ministro: «Il miglioramento dei conti pubblici offre al governo una maggiore flessibilità per realizzare misure chiave come il taglio del cuneo fiscale, il sostegno alle famiglie con figli, ai lavoratori e alle imprese».

 

REVISIONE DEL PIL - ISTAT

Una maggiore flessibilità che in realtà non c'è. La revisione dell'Istat sui conti conferma un miglioramento del Pil di quasi 100 miliardi tra il 2021 e il 2023, anche se il volume dello scorso anno è rivisto al ribasso allo 0,7% (-0,2%), mentre nel 2022 il Pil sale al 4,7% (+0,7%), nel 2021 all'8,9% (+0,6%).

 

Il calo del 2023 è figlio dell'aumento nominale che cambia la comparazione con gli anni precedenti, visto che la crescita segna un rialzo di 42,6 miliardi rispetto alla stima di marzo scorso. Per il 2022, invece, il livello del Pil sale di 34,2 miliardi di euro, per il 2021 il miglioramento è di 20,5 miliardi.

 

pil dati istat

L'impatto sul rapporto debito Pil è molto forte, con una discesa al 134,6% rispetto al 137,3% previsto dal Def di aprile, un taglio di ben 2,7 punti percentuali. Nel 2023 scende anche il deficit dello 0,2%, da 7,4 a 7,2%.

 

La bella notizia per il Paese è che una crescita più robusta in termini nominali consente di avere un debito più basso e quindi più sostenibile. La brutta notizia per il governo, invece, è che le nuove stime diffuse dall'Istituto nazionale di statistica non lasciano intravedere un tesoretto da spendere nella prossima legge di bilancio.

 

Tutta la grande attesa che il centrodestra aveva concentrato su questo appuntamento svanisce leggendo i dati dell'Istat. La speranza è che si possa guadagnare ancora qualcosa sul debito e sul deficit nel 2024 e nel 2025 con un effetto trascinamento, però, soprattutto in termini di indebitamento netto, l'auspicio è una riduzione di uno o due decimali, in linea con il 2023, quindi un impatto molto limitato, tra i 2 e i 4 miliardi. Quanto al debito, si attende il bollettino della Banca d'Italia del 15 ottobre per avere numeri più precisi. […]

2 - GIORGETTI SOTTO LA PRESSIONE DEI PARTITI "UN MIRACOLO SE CONFERMIAMO GLI SGRAVI"

Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “la Stampa”

 

giorgia meloni e giancarlo giorgetti 4

Chi ne segue le gesta, avrà notato la tendenza di Giancarlo Giorgetti a minacciare periodicamente le dimissioni. Da che è ministro del Tesoro è accaduto almeno tre volte, quasi sempre nei momenti di sconforto o per difendersi dalle pressioni dei partiti. Da qualche settimana la narrazione è cambiata. […]

 

Chi lo ha visto in queste ore lo descrive inamovibile: «Voi mi chiedete di trovare risorse per questo e quell'altro, ma non vi è chiaro il contesto: sarà un miracolo se riusciremo ad avere i fondi per confermare le misure fiscali dell'anno scorso».

 

[…]

 

ISTAT

Giorgetti ha un problema speculare: non vuole passare alla storia come il ministro che ha fallito l'appuntamento con il nuovo Patto di stabilità europeo. L'ha firmato con riluttanza, ma sa che l'emittente Italia di qui in poi non può permettersi passi falsi.

La situazione dei conti pubblici è delicatissima. La revisione pluriennale del Pil da parte dell'Istat riduce in maniera visibile l'aumento del debito, ma non cambia la sostanza dei problemi.

 

Le nuove regole europee impongono il rispetto di due impegni: il calo strutturale del deficit di almeno dieci miliardi l'anno e un tetto alla cosiddetta «spesa netta», ovvero al netto delle una tantum. Ciò significa che non è più possibile fare ciò che accadeva in passato, quando il governo rivedeva gli obiettivi in corsa spesso con coperture fittizie.

 

maurizio leo - giancarlo giorgetti

Se non bastasse, al più tardi il primo dicembre - quando si sarà insediata la nuova Commissione europea - la sorveglianza sui conti italiani passa da Paolo Gentiloni al severissimo commissario lettone Valdis Dombrovskis. I numeri del 2025 sono implacabili: per la sola conferma delle misure di quest'anno occorrono venti miliardi di euro. Anche scorporando alcune spese - il bonus mamme ad esempio non è stato impegnato per intero - ne occorrono quindici.

 

Quando Giorgetti parla di «miracolo» significa che considera un enorme successo trasformare in strutturale l'accorpamento delle prime due aliquote Irpef e la decontribuzione da cento euro al mese per i redditi fino a ventottomila euro. Tutto il resto per Giorgetti è eventuale.

 

MANOVRA FINANZIARIA - LA STAMPA

La discussione di queste ore all'interno della maggioranza tradisce la difficoltà a trovare altre risorse. Il suo vice alle Finanze - Maurizio Leo - sta facendo di tutto perché il concordato biennale per le partite Iva abbia successo. L'emendamento al decreto omnibus depositato in Senato dalla maggioranza, che per renderlo possibile promette un condono tombale sui sei anni precedenti, ha subito fortissime critiche da parte dei tecnici del Dipartimento delle Finanze e dell'Agenzia delle Entrate.

 

Ieri ne è stata depositata una nuova formulazione che riduce il periodo d'imposta del condono da sei a cinque anni e allunga fino al 2027 i tempi per i possibili controlli nei confronti di non aderirà. Ma secondo le voci che circolano nei palazzi l'emendamento sarà modificato ancora.

 

maurizio leo giorgia meloni giancarlo giorgetti

Da un lato c'è la maggioranza, decisa a spingere il numero più alto possibile di lavoratori autonomi ad aderire, dall'altra l'esigenza di Giorgetti di non scassare il sistema degli accertamenti. Se così fosse, l'Italia rischierebbe la censura di Bruxelles. Per comprendere quanto vincolanti siano ormai le regole europee, basti dire che la maggioranza avrebbe voluto allargare il maxicondono all'Iva, ma da anni la giurisprudenza comunitaria valuta l'Iva come un'imposta europea, e vieta ogni tipo di condono.

 

[…]

 

matteo salvini giancarlo giorgetti

La discussione attorno alla tassa sugli extraprofitti nei confronti delle grandi imprese è un'altra prova delle difficoltà. «Ci stiamo lavorando. Tutti faranno spontaneamente e felicemente la loro parte per contribuire alla crescita del Paese», diceva ieri il leader del Carroccio Matteo Salvini.

 

Dipendesse da lui, i miliardi che mancano all'appello nel 2025 dovrebbero venire da lì. Fratelli d'Italia è d'accordo, Forza Italia - preoccupata dei costi per il gruppo Fininvest - no. Giorgetti è in mezzo, e gli tocca l'ingrato compito della sintesi.

giorgia meloni e giancarlo giorgetti 3debito deficit e spesa pubblica - la repubblica

 

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?