MA A COMBATTERE KIEV CI VA? L’UCRAINA, CON LE SCORTE ATTUALI, PUÒ SPOSTARE BLINDATI, AEREI E CAMION SOLO PER QUALCHE SETTIMANA - UNA GUERRA CONTRO PUTIN È PERSA PRIMA DI INIZIARE

Giuseppe Sarcina per ‘Il Corriere della Sera'

Il carburante. Quanto può resistere un esercito se non può rifornire i camion, i blindati, gli aerei? Quello ucraino, con le riserve attuali, solo qualche settimana, forse meno. È questa, al di là degli annunci e delle dichiarazioni, la preoccupazione numero uno dello Stato maggiore di Kiev. Un incubo che ricorda la controffensiva tedesca delle Ardenne (1944). Carri armati senza benzina, bloccati nel nulla: resa inevitabile al nemico. Da qualche giorno si sono moltiplicati i contatti informali tra il governo di Kiev e quello di Varsavia.

Ufficialmente il ministero degli Esteri ucraino Andriy Deschytsya chiede alla Nato «attrezzature militari di tipo tecnico» non ben precisato. Ma i dirigenti politici della nuova Ucraina hanno ormai capito quanto Vladimir Putin sia capace di dividere l'Occidente e quindi ritardarne, attenuarne le reazioni. Si parla con la Nato, quindi, ma si conta su quelli che a Kiev chiamano i «nostri alleati», intendendo la Polonia, la Lituania e solo in seconda battuta, come un'eco lontana, la Germania o la Francia.

L'esecutivo ucraino vive un senso di forte urgenza, che non significa necessariamente il pericolo imminente di una guerra con la Russia. Più semplicemente vuol dire mostrare a Mosca e al mondo che il Paese è fermo nella difesa del nuovo corso. Provando, in questo modo, a spingere i russi verso un vero negoziato e non solo sulla Crimea. Così il parlamento ratifica l'ordine del capo di Stato Oleksandr Turchinov e richiama in servizio 40 mila cittadini, cominciando con i più freschi d'addestramento. Andranno a raggiungere i 163 mila commilitoni già in forza all'esercito e alla Guardia nazionale.

Il ministro della Difesa Igor Tenyukh compare in divisa nella sala delle conferenze stampa per annunciare che «l'Ucraina è pronta a difendersi, grazie ai nuovi fondi». Il parlamento ha stanziato circa 530 milioni di euro per il riarmo. Il costo si scaricherà sulla collettività già duramente provata, con il taglio di sovvenzioni e servizi sociali. Nessuna informazione, invece, sui movimenti delle truppe nell'interno del Paese. Il ministro della Difesa glissa sull'argomento, anche se non è difficile ricostruire le manovre in corso.

Il Comando sta organizzando un anello di protezione della capitale rivolto verso nord-est, direzione Russia. Nello stesso tempo si sta rafforzando la vigilanza sul confine appena sopra le due città più inquiete dell'est: Kharkiv e Donetsk. Ma le forze armate non entreranno nei due centri per prevenire altri scontri tra filo russi e pro Kiev. L'ordine pubblico sarà ancora affidato alla polizia: i rinforzi dovrebbero essere in arrivo.

Sulla carta «la force de frappe», la capacità di colpire degli ucraini è ancora temibile. Negli anni dell'Urss, la terra di Nikita Krusciov e Leonid Breznev costituiva uno snodo strategico per l'apparato militare sovietico. La base di Sebastopoli in Crimea è solo un frammento di quello che era un Paese-arsenale, dotato di testate nucleari e di 780 mila soldati, 6.500 carri armati, 1.500 aerei da combattimento.

Oggi, smantellato l'armamento atomico e dopo 23 anni di pacifica indipendenza, quei numeri si sono logicamente ridimensionati: 163 mila divise (compresa la Guardia nazionale); 4.112 cingolati; 400 aerei. In quali condizioni di efficienza? Secondo un recente studio condotto da Pietro Batacchi, direttore della Rivista italiana difesa, «il grosso degli equipaggiamenti dell'esercito è ancora incentrato su materiale di derivazione sovietica».

Ciò comporta problemi costanti di manutenzione e di ammodernamento («upgrade») difficili da valutare. L'aviazione sembra messa peggio, anche se può schierare circa 400 velivoli. «La punta di lancia», scrive Batacchi, è formata da 30-40 Su-27, «non tutti operativi nonostante spetti loro monitorare lo spazio aereo» e da un'ottantina di Mig-29 di cui solo la metà sarebbe in grado di volare da subito.

«Siamo molto motivati e saremo pronti a qualunque compito, sulla base delle decisioni politiche», dice invece il ministro della Difesa, l'ammiraglio Igor Tenyukh. Aspettando la benzina polacca. Sperando che alla fine non serva.

 

 

Canti e gesti contro la polizia ucraina UCRAINA LA GENTE IN PIAZZA DOPO GLI SCONTRI UCRAINA LA GENTE IN PIAZZA DOPO GLI SCONTRI UCRAINA LA GENTE IN PIAZZA DOPO GLI SCONTRI UCRAINA LA GENTE IN PIAZZA DOPO GLI SCONTRI

Ultimi Dagoreport

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...