mario draghi stato di emergenza covid coronavirus

“LA MIA ESPERIENZA A PALAZZO CHIGI FINIRÀ CON QUESTO GOVERNO” – DRAGHI CHIUDE LE PORTE (PER ORA) A UN BIS DA PREMIER ANCHE DOPO IL 2023 E INCASSA, DOPO GIORNI DI VETI E MONITI, UNA TREGUA CON I RECALCITRANTI PARTITI DELLA SUA MAGGIORANZA – L’AUT AUT DI MARIOPIO HA PRODOTTO I SUOI EFFETTI: NELLE SEGRETERIE DEI PARTITI SI È PRESO ATTO CHE CONTINUARE A TIRARE LA CORDA SUL PNRR È PERICOLOSO. IN BALLO CI SONO 200 MILIARDI PER IL FUTURO DELL'ITALIA E FARLI SALTARE PER CONVENIENZE ELETTORALI SAREBBE PURA FOLLIA...

Monica Guerzoni per il Corriere della Sera

 

mario draghi in una scuola di sommacampagna

L'avvertimento di Mario Draghi ai recalcitranti partiti della sua maggioranza ha prodotto qualche primo effetto.

 

Non tutte le tensioni si sono allentate, anzi, ma almeno il capo del governo è riuscito a imprimere un'accelerazione a una riforma cruciale come la concorrenza, che rischiava di saltare per il gioco al rialzo dell'ala destra della maggioranza. E domani il presidente riunirà il Consiglio dei ministri per chiedere a tutta la squadra di governo di «correre sui progetti del Pnrr», perché le scadenze vanno rispettate. Il sottosegretario alla presidenza Roberto Garofoli, che due giorni fa spronava a evitare «battute d'arresto, passi falsi e distrazioni», informerà i ministri sullo stato di avanzamento del piano:

DRAGHI

 

«Sono 15 le riforme e 30 gli investimenti che verranno realizzati entro il 30 giugno 2022, come previsto dalla tabella di marcia del Pnrr e che consentiranno all'Italia di ricevere 21 miliardi di euro». Ed entro il 31 dicembre bisognerà centrare il bersaglio del disegno di legge sulla concorrenza, decreti attuativi compresi.

 

È un dossier delicato e divisivo, ma dopo giorni di veti e moniti, la giornata di ieri ha segnato una distensione. La riunione di maggioranza non è finita in rissa e il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, ha lodato i gruppi per il «clima molto collaborativo» e il «grande lavoro svolto».

 

salvini putin conte

La buona novella sta scritta nel calendario di Palazzo Madama. La riunione dei capigruppo ha fissato al 30 maggio l'approdo nell'Aula del Senato del disegno di legge, persino in anticipo rispetto all'ultimatum di Draghi che aveva indicato il 31 maggio. Grazie anche allo sprone della lettera del premier alla presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, il voto si terrà il giorno stesso. E se la schiarita delle ultime ore non è un miraggio, non servirà il ricorso alla fiducia.

 

Era l'arma finale, poggiata metaforicamente sul tavolo dal premier durante quel Consiglio dei ministri lampo, 8 minuti appena, convocato per mettere i partiti davanti alle loro responsabilità: approvare una riforma chiave alla quale è legato il destino del Pnrr, o staccare la spina al governo. «O si chiude subito un accordo, oppure chiederò al Senato di votare il testo attuale e voi deciderete come comportarvi», aveva ammonito Draghi.

 

mario draghi premiato all atlantic council

L'avviso in bottiglia è arrivato ai naviganti, tanto che Enrico Letta, dopo aver drammatizzato quanto e più di Draghi, allunga la vita al governo prevedendo che «non cadrà sui balneari o sul catasto». Persino Matteo Salvini, a Porta a Porta, ha spazzato via qualche nube dal cielo di Palazzo Chigi: «Sui balneari bisogna lavorarci su, ma sono fiducioso». D'altronde il leader della Lega, che gareggia con Giorgia Meloni per il titolo di paladino delle spiagge a pagamento, sa bene che la fiducia farebbe cadere tutte le modifiche al testo, anche soluzioni apprezzate dalla categoria.

ENRICO LETTA AL DEM FESTIVAL DI EMPOLI

 

Nelle segreterie dei partiti si è preso atto che continuare a tirare la corda su provvedimenti legati al Pnrr è un gioco pericoloso. In ballo non c'è solo il destino del governo, ci sono 200 miliardi per il futuro dell'Italia e farli saltare per convenienze elettorali sarebbe pura follia. L'accordo sulle aziende balneari ancora non c'è, ma gli addetti ai lavori assicurano che «è vicino». L'Europa ci chiede di riformare fisco e concorrenza, la spinta per un compromesso è forte e arriva anche dal Quirinale, da cui si guarda con preoccupazione alle tensioni che agitano la maggioranza.

 

draghi conte

Il resto lo ha fatto Draghi, ignorando gli strepiti di Lega e Forza Italia e chiudendo a ogni ipotesi di stralcio della questione balneari. Richiesta che a Palazzo Chigi è stata giudicata semplicemente «assurda». E se Salvini voleva prorogare al 2025 la conclusione delle gare, il governo ha blindato il limite del 2024 concedendo che la deroga sia valutata caso per caso. «Siamo vicini all'accordo, ma serve ancora un po' di tempo - vede la luce il viceministro Gilberto Pichetto Fratin -. A forza di limature e mediazioni tra posizioni anche molto diverse dovremmo essere in dirittura d'arrivo».

 

A Palazzo Chigi non si esulta, ma c'è un filo di fiducia in più per la «ritrovata collaborazione» tra i partiti e il governo. E c'è un nuovo gruppo di dieci senatori a sostegno di Draghi, Italia al centro. Raccontano che lunedì, al termine dell'incontro con Marin, Romani, Quagliariello e Toti, uno di loro l'abbia buttata lì: «Presidente, dovrebbe restare anche dopo il voto del 2023...». Ma il «no grazie» di Draghi è arrivato a tempo di record: «La mia esperienza a Chigi finirà con questo governo».

draghiMARIO DRAGHI mario draghi

Ultimi Dagoreport

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)