renzi leopolda

“LEOPOLDA” DORATA E FRITTA - LA KERMESSE RENZIANA, TRA TERREMOTI E REFERENDUM, E’ UN PIANTO GRECO - FOLLI: “I DUBBI CHE INQUIETANO IL PREMIER INCRINANO LA MITOLOGIA DELLA LEOPOLDA. TUTTO LASCIA PENSARE CHE RENZI RILANCERÀ SE STESSO CON MAGGIORE FOGA. IL REFERENDUM SARÀ DI NUOVO PERSONALIZZATO MA E’ UN ERRORE”

1 - LA LEOPOLDA DEL SÌ TRA SISMA E PROTESTE

Laura Cesaretti per “il Giornale”

 

RENZI ALLA LEOPOLDA 2016RENZI ALLA LEOPOLDA 2016

Tra emergenza terremoto e cinquantesimo anniversario dell' alluvione di Firenze, tra presidi di protesta di Equitalia e minacce di cortei non autorizzati dei centri sociali, si è aperta ieri sera a Firenze la settima Leopolda. La Leopolda del Si. Avrebbe dovuto essere la grande kermesse per lanciare il rush finale verso il referendum, ma gli eventi delle ultime settimane, a cominciare dalla terza ondata sismica, hanno consigliato un approccio più sobrio e solidale.

 

Con qualche preoccupazione sulla partecipazione: se per domenica infatti è previsto il pienone per il gran finale con Matteo Renzi, per oggi le previsioni sono incerte: «In questi ultimi week end pre-voto, parlamentari e dirigenti sono impegnati nelle loro città per la campagna referendaria», confidano gli organizzatori, che hanno sistemato in platea un po' di tavoli per mimetizzare eventuali vuoti. Preoccupazione poi rientrata visto l' afflusso serale di pubblico.

 

LEOPOLDA 2016LEOPOLDA 2016

Si parlerà di terremoto e ricostruzione, di Casa Italia, di immigrazione (una delle star di oggi sarà il medico del documentario di Rosi «Fuocammare», Piero Bartolo). E naturalmente di referendum. Archiviato il tema rinvio, autorevolmente smentito sia dal Quirinale che da Palazzo Chigi, dove non nascondono l' irritazione per la «inutile confusione» provocata dalle dichiarazioni di Angelino Alfano.

 

Non si parlerà granché di legge elettorale o mediazioni sull'Italicum con una minoranza Pd che Renzi ha poco interesse ad inseguire: solo dopo il referendum si riaprirà quel dossier, e a quel punto l' interlocutore non sarà certo Bersani ma Berlusconi. Del resto, come spiega il premier ai suoi, le idee sono confuse anche in maggioranza: «Dario Franceschini e Romano Prodi, sono per il ballottaggio, Angelino Alfano e Giorgio Napolitano contrari».

 

LEOPOLDA 2016LEOPOLDA 2016

Lui sta ovviamente con i primi due. Ma dietro le quinte già si pensa alla «Leopolda 8», subito dopo il voto: «Che vinca il Sì o che vinca il No, ci ritroveremo qui. E saranno fuochi d' artificio», confida il responsabile giustizia del Pd, e renziano della prima ora, David Ermini. Per celebrare la vittoria del premier, o per lanciare una nuova fase movimentista di un Renzi dimissionario.

 

Intanto, secondo copione, la Leopolda diventa il magnete di tutte le proteste in cerca di visibilità: oggi sono previste tensioni per una manifestazione per il No di centri sociali e No Tav, vietata dalla Questura. Mentre ieri sera ai cancelli della kermesse renziana si sono riuniti i sindacalisti di Equitalia, che insorgono contro lo scioglimento della società e contro le «verifiche delle competenze» cui saranno sottoposti i dipendenti per essere ricollocati: «Renzi offende noi, che lottiamo per lo Stato e contro gli evasori: se passa il concetto delle competenze perdiamo i diritti acquisiti».

RENZI LEOPOLDARENZI LEOPOLDA

 

Alla Leopolda dedica la sua vignetta anche Vauro, facendo un favore involontario a Renzi: su Facebook il disegnatore satirico del Fatto evoca il terremoto e auspica «una scossetta, anche piccola» che colpisca la ex stazione, luogo storico del renzismo, suscitando reazioni durissime del Pd e sulla rete.

 

2 - UNA CONVENTION CON TANTE CREPE IL PREMIER STRETTO NELLA SUA TENAGLIA

Stefano Folli per “la Repubblica”

 

Questa Leopolda di novembre si annuncia assai meno brillante di quello che il suo inventore Matteo Renzi avrebbe desiderato. In origine doveva essere il grande appuntamento mediatico sulla via del trionfo plebiscitario del 4 dicembre, il suggello del partito personale il cui avvento era annunciato insieme alla nuova Costituzione. Ma le cose sono andate in tutt' altro modo. L' esito del referendum è ancora "sul filo di lana", come dice il premier.

matteo renzi leopoldamatteo renzi leopolda

 

E il dramma degli sfollati in Italia centrale getta un' ombra di mestizia sull' assemblea fiorentina. La magia delle prime Leopolda, a cominciare dal 2010, si è dissolta nelle asprezze del governo. E non poteva che essere così. Con la crescita economica quasi a zero, il debito pubblico alle stelle e l' Europa lontana, il "renzismo" non riesce più a essere una convincente ideologia dell' ottimismo.

 

Lo è ancora nello slogan di quest' anno ("E adesso il futuro"), ma nella realtà è diventato una pratica governativa affidata in modo quasi esclusivo all' attivismo e al protagonismo instancabile del presidente del Consiglio. Il quale, a un mese esatto dalla scadenza decisiva per il suo avvenire politico, sa di essere stretto in una tenaglia.

 

Da un lato, gli è stato rimproverato di aver "personalizzato" la consultazione del 4 dicembre, assecondando una certa tentazione plebiscitaria innata in lui. Dall' altro, i successivi tentativi fatti per "de-personalizzare" il referendum, in ossequio alle critiche ricevute, non hanno portato a nulla di buono.

 

RENZI LEOPOLDARENZI LEOPOLDA

Sia perché erano sforzi poco convinti sia soprattutto perché i sondaggi non sono migliorati. I critici argomentavano che l' eccessiva presenza del leader- tribuno offuscava il merito della riforma e coalizzava fra loro gli elettori antagonisti. Ma anche oggi tutti i sondaggi tendono a indicare la prevalenza del "No". Quindi c' è qualcosa di sbagliato nel modo con cui Renzi e i suoi diffondono il verbo riformatore.

 

Da cosa può dipendere? In parte dalle contraddizioni stesse del progetto costituzionale, non sempre agevole da comunicare a un'opinione pubblica più attenta ad altre questioni urgenti riguardanti la vita delle persone. Poi c'è l'intreccio con una legge elettorale che è stata prima approvata con voto di fiducia e poi ripudiata senza che sia chiaro come verrà sostituita; ed è ben difficile che un accordo vincolante sia raggiunto prima del referendum. Infine c'è il tema più delicato ma cruciale.

stazione leopoldastazione leopolda

 

Un passaggio referendario trasformato in un plebiscito sul premier richiede in primo luogo un'immagine molto salda e credibile del protagonista. In Francia il generale De Gaulle vinse nel 1962 un fatidico referendum-plebiscito, pur fra notevoli contrasti: ma si trattava del salvatore del suo paese, dotato di un carisma straordinario. Il problema di Renzi è che il referendum costituzionale avrebbe dovuto sancire un' Italia in forte ripresa economica, riconciliata con la classe dirigente, non più minacciata dai movimenti populisti (che invece sono diffusi come non mai).

 

La realtà è quindi abbastanza amara e i dubbi che inquietano il premier si riflettono nelle crepe che incrinano la mitologia della Leopolda. Tutto lascia pensare che Renzi rilancerà se stesso con maggiore foga. Il referendum sarà di nuovo personalizzato al massimo grado nelle prossime quattro settimane, la campagna elettorale si farà incessante. Un errore? Probabilmente lo è, se si considerano le critiche che già avevano stigmatizzato la voracità invasiva del presidente del Consiglio.

 

stazione leopolda  stazione leopolda

Ma questa è appunto la tenaglia in cui deve muoversi il premier: obbligato a combattere da solo, a costo di favorire un' alleanza di tutti i suoi nemici, e senza nemmeno la certezza di volgere a proprio vantaggio i sondaggi. Un' altra strada non c' è, a un mese dal voto. Forse ci sarebbe stata se l' intera strategia riformatrice, a suo tempo, avesse avuto uno stile e un' impronta diversi: in fondo si stava mettendo mano alla Carta costituzionale. Ma ormai quel tempo è scaduto.

Ultimi Dagoreport

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…

tajani urso vattani peronaci azzoni antonio adolfo mario marco alessandro

DAGOREPORT - MAI SUCCESSO CHE LA LISTA DEI NUOVI AMBASCIATORI, SCODELLATA DA TAJANI, VENISSE SOSPESA PER L’OPPOSIZIONE DI UN MINISTRO (URSO) IRATO PERCHÉ IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO È FINITO A NAIROBI ANZICHÉ A BUCAREST - DAL CDM SONO USCITI SOLO GLI AMBASCIATORI STRETTAMENTE URGENTI. ALLA NATO SBARCA AZZONI, MENTRE PERONACI VOLA A WASHINGTON. E’ LA PRIMA VOLTA CHE LA PIÙ IMPORTANTE SEDE DIPLOMATICA VIENE OCCUPATA DA UN MINISTRO PLENIPOTENZIARIO ANZICHÉ DA UN AMBASCIATORE DI GRADO (FRA DUE ANNI È GIA’ PRONTO IL FIDO CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI LADY GIORGIA, FABRIZIO SAGGIO) – IL MALDESTRO MARIO VATTANI IN GIAPPONE, ANCHE SE ERA WASHINGTON LA SCELTA IDEALE DELLA FIAMMA MAGICA (MATTARELLA AVREBBE SBARRATO IL PASSO) – LA LISTA DI TUTTI GLI AMBASCIATORI SOSPESI….

giorgia meloni antonio tajani matteo salvini giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - A SINISTRA SI LITIGA MA A DESTRA VOLANO GLI STRACCI! - LA MAGGIORANZA SI SPACCA SU ROTTAMAZIONE E TAGLIO ALL'IRPEF - GIORGIA MELONI DAVANTI AI COMMERCIALISTI PARLA DI SFORBICIATA AL CUNEO E LODA MAURIZIO LEO, "DIMENTICANDOSI" DI GIORGETTI. CHE ALZA I TACCHI E SE NE VA SENZA PARLARE - LA LEGA PRETENDE UN'ALTRA ROTTAMAZIONE, FORZA ITALIA E FDI CHIEDONO PRIMA DI TAGLIARE LE TASSE AL CETO MEDIO - PECCATO CHE I SOLDI PER ENTRAMBI I PROVVEDIMENTI, NON CI SIANO - LA LISTA DEGLI SCAZZI SI ALLUNGA: RISIKO BANCARIO, CITTADINANZA, POLITICA ESTERA, FISCO E TERZO MANDATO - VANNACCI METTE NEL MIRINO I GOVERNATORI LEGHISTI ZAIA E FEDRIGA CON UNA SPARATA, A TREVISO, CONTRO IL TERZO MANDATO: IL GENERALE, NOMINATO VICESEGRETARIO DA SALVINI, È LA MINA CHE PUÒ FAR SALTARE IN ARIA LA FRAGILE TREGUA NEL CARROCCIO (E DUNQUE NEL CENTRODESTRA)

ignazio la russa giorgia meloin zaia fedriga salvini fontana

DAGOREPORT - MEGLIO UN VENETO OGGI O UNA LOMBARDIA DOMANI? È IL DILEMMA SPECULARE DI GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI – L’APERTURA SUL TERZO MANDATO DEL NASUTO DONZELLI È UN RAMOSCELLO D’ULIVO LANCIATO VERSO IL CARROCCIO (ANCHE PER DESTABILIZZARE IL CAMPO LARGO IN CAMPANIA) - MA ALLA PROPOSTA S’È SUBITO OPPOSTO IL GENERALE VANNACCI – L’EX TRUCE DEL PAPEETE, CHE HA CAPITO DI NON POTER GOVERNARE TUTTO IL NORD CON L'8%, È DISPOSTO A CEDERE IL PIRELLONE A FRATELLI D'ITALIA (SI VOTA TRA TRE ANNI), MA LA SORA GIORGIA RIFLETTE: SOTTO LA MADUNINA COMANDA LA RUSSA, E SAREBBE DIFFICILE SCALZARE LA SUA PERVASIVA RETE DI RELAZIONI – I MALIGNI MORMORANO: VANNACCI AGISCE COME GUASTATORE PER CONTO DI SALVINI, PER SABOTARE IL TERZO MANDATO, O PARLA PER SE'?