LETTA STRETTO TRA L’INCUDINE DI NAPOLITANO A FAVORE DELLA CANCELLIERI E IL MARTELLO DELLA BASE PARLAMENTARE DEL PD CHE, NELLA SUA SPINTA, RISCHIA DI TRAVOLGERE, INSIEME AL MINISTRO DEI LIGRESTI, ANCHE IL GOVERNINO

Francesco Bei per "La Repubblica"

Solo un intervento diretto, forte, esplicito di Enrico Letta all'assemblea del gruppo Pd a questo punto può evitare che il ministro Cancellieri lasci il governo. La base parlamentare del partito democratico è infatti in rivolta. La base non accetta, come dice un deputato renziano, di «ingoiare l'ennesimo rospo per fare un favore a Napolitano».

Stavolta il malumore è diretto esplicitamente contro il Quirinale, visto come l'ultimo baluardo a difesa del Guardasigilli. In ogni caso i renziani stasera faranno fuoco e fiamme, in linea con l'indicazione del sindaco di Firenze. Salvo rimettersi poi alle decisioni della maggioranza, nel caso (a questo punto improbabile) che il gruppo di pieghi e faccia quadrato intorno al ministro della Giustizia.

Ma, a pochi giorni dalle primarie, nessuno ha voglia di farsi scavalcare a sinistra da Renzi. Lo ha constatato lo stesso Letta in un rapido sondaggio telefonico serale con le sue "antenne" parlamentari. «Persino Monti - confida un bersaniano (anche se Bersani non è convinto dall'ipotesi dimissioni) - ha detto che la Cancellieri si deve dimettere e la dovremmo difendere noi da soli?».

Davanti alla barberia di Montecitorio, Gianni Cuperlo ammette a bassa voce che la situazione rischia di sfuggire di mano: «Nessuno le imputa alcun reato, ma c'è un problema rilevante di opportunità politica. Se si dimettesse non credo che ci sarebbero particolari conseguenze sul governo, anzi sarebbe un'occasione per andare avanti liberi da ombre ». Il problema è che Cancellieri a dimettersi spontaneamente non ci pensa proprio, non accetta il ruolo del fusibile, anzi resiste nel fortino di via Arenula forte del sostegno del Quirinale. E del voto palese con cui si voterà la mozione di sfiducia.

Per questo, a trovarsi fra l'incudine e il martello, è proprio Enrico Letta. Stretto tra il pressing di Napolitano a favore del Guardasigilli e la base parlamentare del Pd che, all'opposto, nella sua spinta rischia di travolgere, insieme alla Cancellieri, anche l'esecutivo. La posizione del premier è ferma su tre parole d'ordine: «Rispetto del dibattito interno al partito, assoluto rigore nell'analisi della vicenda Ligresti e trasparenza ». Letta, soprattutto dopo la presa di posizione di Caselli, non vede al momento margini per intervenire.

Visto lo stallo non appare esagerato l'allarme che un ministro riassume così: «Rischiamo una crisi istituzionale. Se il Pd oggi salva la Cancellieri sfiducia Renzi, il suo prossimo segretario. Se al contrario il Pd si schiera contro il ministro, a essere sfiduciato sarà Letta.

Da questo cul de sac se ne esce soltanto con un gesto di responsabilità da parte dell'interessata ». Insomma, deve essere la Cancellieri a farsi da parte, salvando il governo e il partito di maggioranza. L'alternativa? Che lo stesso presidente del Consiglio, o Dario Franceschini, si presentino di persona all'assemblea di questa sera (convocata appositamente alle 20.30 nella speranza che la giornata porti consiglio) e ci mettano la faccia. Schierandosi a difesa del ministro con il loro corpo, paventando altrimenti una crisi dell'esecutivo.

A palazzo Chigi non c'è questa fretta di salire su quel palcoscenico, tutt'altro. «La decisione sulla mozione di sfiducia - spiega una fonte vicina al premier - la deve prendere l'assemblea del gruppo, non spetta al governo. Ma, se ci fosse una richiesta esplicita, il presidente sarebbe disponibile a intervenire».

Per la verità, fino all'ultimo, Letta ha sperato e spera ancora che a parlare sia il segretario attuale del Pd. Che sia Epifani, peraltro in scadenza, a caricarsi sulla spalle la croce e provare a convincere i deputati a salvare la ministra amica dei Ligresti. Un "vaste programme" che a Epifani non garba affatto. «Non esiste - ha protestato ieri con i suoi - che a due settimane dalla fine del mio
mandato chiedono a me di metterci la faccia.

Non hanno il coraggio di prendere posizione e vogliono che sia io a sobbarcarmi la responsabilità di far infuriare i nostri deputati».
Si torna quindi al punto di partenza e l'unica soluzione possibile, a parte la capitolazione del prossimo leader del Pd, è il «gesto volontario» dell'interessata. A poche ore dall'assemblea si terrà oggi, all'ora di pranzo, una riunione dell'ufficio di presidenza del gruppo Pd per cercare una via d'uscita.

Ma già si parla nei corridoi di chi potrebbe sostituire, in un rimpasto lampo, la ministra dimissionaria. Il profilo più forte sarebbe quello di un ex presidente delle Corte costituzionale come Valerio Onida o Cesare Mirabelli, molto vicino al Colle. E tuttavia, visto che è sorto il problema di dare una rappresentanza in Consiglio dei ministri all'ala montiana di Scelta Civica, ieri sera si è affacciata anche l'ipotesi dell'ex pm antiterrorismo Stefano Dambruoso, attualmente questore a Montecitorio. Oppure del vicepresidente del Csm Michele Vietti.

In questo marasma, a turbare la navigazione di palazzo Chigi, c'è anche in arrivo la questione di Angelino Alfano. Il leader del nuovo centrodestra, alle prese con l'organizzazione del suo partito, potrebbe presto lasciare il Viminale, mantenendo solo la carica di vicepremier. E si tratterà di sostituirlo. Ma Letta gli ha già promesso che il successore proverrà comunque dalle file dell'Ncd.

 

letta napolitano x Giorgio Napolitano e Enrico Letta matteo renzi lingua px Anna Maria Cancellieri Quirinale GIANNI CUPERLOligresti salvatorerenzi e epifani MICHELE VIETTI FOTO ANDREA ARRIGA

Ultimi Dagoreport

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)