fayez al serraj giuseppe conte khalifa haftar

EFFETTO SERRAJ – NELLA SERATA DI IERI SONO CIRCOLATE VOCI DI UN PRESUNTO SEQUESTRO DEL PREMIER DEL GOVERNO DI UNITÀ NAZIONALE LIBICO DA PARTE DI UN GRUPPO DI UOMINI ARMATI, MA ERA UNA FAKE NEWS – IL PASTICCIO DI CONTE È INVECE TUTTO VERO: “GIUSEPPI” IN ANSIA DI VISIBILITÀ HA FATTO INCAZZARE SERRAJ PER L’INVITO AD HAFTAR, AL QUALE HA VOLUTO PER FORZA ORGANIZZARE IL PICCHETTO D’ONORE…

GIUSEPPE CONTE KHALIFA HAFTAR

1 – CONTE ERA STATO AVVISATO DAI SERVIZI DI NON VEDERE SERRAJ E HAFTAR LO STESSO GIORNO A ROMA, MA HA TENTATO IL COLPO MEDIATICO PERCHE’ ERA ANSIOSO DI RECUPERARE TERRENO SU DI MAIO. IL COLPO È FALLITO E CONTE HA FATTO SALTARE IL BANCO. SEMBRA SIA STATA PROPRIO L’AGENZIA STAMPA DI PALAZZO CHIGI INVIATA IN MATTINATA DA CASALINO A INDISPETTIRE SERRAJ E TRIPOLI, CHE ALLA FINE HA TIRATO IL BIDONE A CONTE

HAFED GADDUR

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/flash-conte-era-stato-avvisato-servizi-non-vedere-serraj-haftar-223599.htm

 

 

2 – DAGONOTA

Conte per Haftar ha voluto per forza organizzato il picchetto che si riserva ai capi di stato riconosciuti e pure per questo Serraj si è arrabbiato.

 

GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

3 – LIBIA, VOCI: "RAPITO SARRAJ". MA L'AMBASCIATORE SMENTISCE: "STA BENE"

Da www.quotidiano.net

 

Il giallo sulla sorte di Sarray è durato poco. In serata sono circolate voci insistenti su un presunto sequestro di Fayez Al Sarraj al rientro da Bruxelles. Ma prima ancora della notizia, l'Ansa batte la smentita, dando conto delle parole dell'ambasciatore libico presso l'Ue Hafed Gaddur: "Il premier libico Sarraj è rientrato con me a Tripoli, sta bene, non c'è stato alcun rapimento o arresto come scrivono alcuni. È totalmente falso", scrive dando conto delle parole dell'ambasciatore libico presso l'Ue Hafed Gaddur.

 

al serraj haftar giuseppe conte

Una fake news, quindi? Parrebbe proprio di sì. Secondo le indiscrezioni poi smentite Fajez Sarraj alle 21,45  era stato rapito da gruppo di uomini armati uscendo dallo scalo di Meitiga, alle porte della capitale. Era arrivato con un volo privato gestito da Linee aree libiche con il ministro degli Esteri Taher Siala. che però, sempre stando alle voci, rilanciate dai social media di Bengasi e Tripoli, non era stato toccato.

 

MACRON HAFTAR

Anche Ashraf Shah, un esponente di spicco vicino all'esecutivo del premier Fayez Al-Sarraj, ha confermato che le voci su un sequestro o arresto di Sarraj sono infondate. "Queste notizie sono false. Il primo ministro è a Tripoli, sta lavorando dalla sala operativa per difendere la capitale", ha detto sempre ll'Ansa l'ex consigliere politico della presidenza dell'Alto consiglio di Stato. "Dopo che il primo ministro si è rifiutato di andare a Roma dopo aver saputo che Haftar era nella capitale italiana, e dopo la dichiarazione congiunta russo-turca di un cessate il fuoco domenica - ha spiegato Shah contattato al telefono - stanno cercando di propalare che il premier è stato arrestato a Tripoli".

 

HAFTAR E GIUSEPPE CONTEerdogan putin

Il riferimento, implicito, è fra l'altro a un messaggio pubblicato sulla pagina Facebook del Libyan Address, un sito molto vicino ad ambienti haftariani, nel quale in un'"urgente" aveva scritto: "un gruppo armato prende il primo ministro Fayez al-Sarraj e le sue guardie portandoli verso una destinazione sconosciuta dopo che il suo aereo è atterrato all'aeroporto di Mitiga provenendo da Bruxelles"

 

4 – ORA IL «PASTICCIO» INQUIETA I DIPLOMATICI «ERRORE MADORNALE, CI COSTERÀ CARO»

Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”

 

ROCCO CASALINO GIUSEPPE CONTE

A Palazzo Chigi si giustificano, respingono la parola flop, non vogliono sentir parlare di autogol di Giuseppe Conte e rivendicano addirittura un «mezzo risultato». Ma sono gli stessi diplomatici, alla Farnesina così come in Libia, a parlare di «errore madornale», di «pasticcio che ci costerà caro».

 

Di sicuro più di qualcosa non ha funzionato se ieri i nostri servizi segreti erano già diretti a Ciampino per scortare il capo del governo legittimo della Libia, Fayez al Sarraj, sino a Palazzo Chigi. E di sicuro non ha giocato a favore dello sforzo diplomatico del presidente del Consiglio la scelta di vedere prima il generale Khalifa Haftar, soprattutto a pochi giorni dal massacro dei cadetti dell' accademia militare di Tripoli. Dunque non solo per una ragione di protocollo, ma anche di opportunità politica.

 

UN MILIZIANO DELLE TRUPPE DI HAFTAR IN LIBIA

La versione ufficiale di Palazzo Chigi dell' incomprensione con Fayez al Sarraj, che di rientro da Bruxelles ha prima confermato un incontro con Conte e poi ha deciso di tirare dritto e rientrare in Libia, si aggrappa ad una presunta fake news . I media libici avrebbero rilanciato a metà pomeriggio l' intenzione (infondata) del presidente del Consiglio di fare incontrare i due avversari. Un colpo di scena, o di teatro, che avrebbe dimostrato la centralità dell' Italia e delle nostre capacità diplomatiche.

 

DRONE ITALIANO ABBATTUTO IN LIBIA

Eppure di fronte alle accuse delle opposizioni di aver fatto crollare la credibilità dell' Italia compiendo un autentico pasticcio, per Giuseppe Conte il bicchiere è mezzo pieno.

«Siamo comunque riusciti a incontrare uno dei protagonisti della guerra in Libia - rivendica in queste ore il premier -. E nonostante l' incomprensione con al Sarraj abbiamo raggiunto un primo risultato».

 

GIUSEPPE CONTE E ROCCO CASALINO IN CONFERENZA STAMPA

Lo accusano di aver cambiato cavallo puntando su Haftar e facendo così indispettire al Sarraj. Ma anche qui, Conte smentisce l' illazione. E rivela di aver pressato Haftar, durante le tre ore di colloquio, per ottenere una tregua di almeno una settimana. Proposta che il generale avrebbe preso in considerazione, ma chiedendo in cambio «garanzie» sulla presenza delle milizie sul territorio. E quando da Istanbul è arrivato il comunicato congiunto del faccia a faccia tra Putin e Erdogan, Conte lo ha letto interamente ad Haftar. Il quale però, oltre a riconoscere all' Italia un ruolo di mediazione, non ha promesso più di tanto.

 

LUIGI DI MAIO KHALIFA HAFTAR

Giustificazioni e rassicurazioni che non riescono a nascondere l' ingenuità ammessa a denti stretti nello stesso staff del presidente del Consiglio: «Forse è stato un errore fissare gli incontri nella stessa giornata, ma è difficilissimo in questi casi incrociare le agende...». Del resto l' incomprensione con il capo del governo riconosciuto dall' Onu avveniva nelle stesse ore in cui al Cairo il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, affrontava altre difficoltà. E si sfilava dalla firma della dichiarazione congiunta di Egitto, Francia, Grecia e Cipro, da lui giudicata troppo sbilanciata sul ruolo della Turchia.

 

PUTIN ERDOGANPUTIN ERDOGAN

A metà di una giornata a dir poco infelice per la nostra diplomazia, Conte ha sentito anche il capo dello Stato. Sergio Mattarella non nasconde la preoccupazione sia per i venti di guerra sul fronte mediorientale, sia per le difficoltà che sta incontrando l' Italia nel ritagliarsi un ruolo. Difficoltà che il nostro Paese condivide con l' Europa. E c' è ancora un sospetto, affiorato anche fra gli alleati della maggioranza, che Palazzo Chigi fermamente respinge. E cioè che ci sia stata una corsa alla visibilità fra premier e ministro degli Esteri. «Non c' è alcuna competizione - viene rimarcato -, si lavora in stretto contatto».

 

Luigi Di Maio e Ettore Sequi incontrano l'alto rappresentante Ue Josep Borrell

Si sapeva da giorni che Haftar ieri sarebbe stato a Roma, in primo luogo per incontrare l' ambasciatore americano. «Lo sapeva benissimo anche al Sarraj», assicurano a Chigi.

Dove fino a tarda sera si è cercato di recuperare con una telefonata fra Conte ed il premier libico: il tentativo di ricucire un rapporto che ha segnato il punto più basso degli ultimi tempi. Per dirla con Pier Ferdinando Casini, «è stata una giornata un po' infelice, c' è da preoccuparsi dell' inconsistenza italiana».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…