renzi vernacoliere

SENZA GRILLO SI VINCE! - BEPPEMAO NON SI FA VEDERE A LIVORNO E IL M5S ESPUGNA LA ROCCAFORTE ROSSA - ESULTA IL DIRETTORE DEL ‘’VERNACOLIERE’’: “GRILLO NON MI PIACE MA SERVIVA UNA SVOLTA. LA SINISTRA? DA MO’ CHE E’ FINITA. RENZI? I FIORENTINI SO’ UN PO’ GAY”

1. LIVORNO MANDA UN VAFFA AL PD I NUOVI COMUNISTI SONO I GRILLINI

Paolo Bracalini per “Il Giornale

 

«Livorno ha un Grillo nel c...» no, già superato come titolo, il Vernacoliere, storico mensile satirico livornese, ne sta pensando un altro per raccontare la sconfitta del Pd, dopo settant'anni di sindaci Pci-Pds-Pd.

renzi vernacoliererenzi vernacoliere

 

Anche il direttore del foglio satirico, Mario Cardinali, ha votato M5S e «detto vaffa al Pd», lui come il 53% dei livornesi (contro il 46% del Pd), trasformando la roccaforte rossa, culla del comunismo, un posto dove il Pci non scendeva mai sotto il 50%, nel secondo capoluogo a Cinque stelle dopo Parma. Un pezzo della sinistra livornese dunque molla il Pd e si ritrova nel M5S, impersonato da questo mite ingegnere aerospaziale (come libero professionista) di 44 anni, Filippo Nogarin, di Castiglioncello.

 

Proprio i toni pacati, raccontano dal M5S livornese, potrebbero spiegare l'exploit del loro candidato in una città che pareva blindata. Dettaglio non da poco: Beppe Grillo non è passato da Livorno nel suo tour, che in Toscana ha toccato solo Firenze, e neppure nelle tappe extratour, come Piombino, non lontano da lì, dove Grillo era andato per raccogliere la rabbia (verso il Pd) per la chiusura dell'acciaieria, come a Siena per Mps.

 

mario cardinali il vernacolieremario cardinali il vernacoliere

A Livorno mai, e ha vinto («Bravo belìn, ora mi devi 50 euro» ha detto a Nogarin al telefono). Sembra dunque materializzarsi il sospetto che agitava il M5S dopo la mazzata del primo turno, e cioè che l'effetto Beppe in piazza può anche spaventare un elettorato non fanatico. Ergo, se non viene magari si vince.
 

Il resto, in negativo, lo ha fatto il Pd. Racconta il regista livornese Paolo Virzì: «Conosco tanti soprattutto a sinistra che hanno votato M5s perché erano “feriti” volevano“vedere il sangue”, cambiare rispetto ad un'amministrazione cittadina (quella uscente, di centrosinistra, ndr) che ha la responsabilità di aver dormito di fronte ad una crisi mortale che ha colpito Livorno negli ultimi dieci anni».

 

mario cardinali il vernacoliere 2mario cardinali il vernacoliere 2

La provincia di Livorno ha la più alta percentuale di disoccupazione giovanile (36,7%) tra tutte le province del Centro-Nord, dal 2008 al 2012 hanno chiuso 592 attività di cui 228 soltanto l'anno scorso. Le vecchie industrie che davano il lavoro agli operai, base elettorale del Pd, hanno chiuso o licenziato, ma la città è rimasta ferma. E il voto ha punito la classe dirigente locale piddina, che aveva puntato su Marco Ruggeri, consigliere regionale Pd, capo dell'area non renziana in Regione Toscana.

 

«Il Pd livornese è espressione di una struttura autoreferenziale che è arrivata alla conclusione - commenta il neoeletto Nogarin - Noi del Movimento 5 stelle abbiamo dimostrato di essere molto più di sinistra rispetto al Pd non con le parole ma con i fatti». Che il movimento di Grillo nella città simbolo dell'ex Pci abbia risucchiato il malessere a sinistra lo dimostra anche la quasi estinzione di Sel, che alle Politiche 2013 aveva preso a Livorno il 4,4%, mentre adesso non va oltre l'1,7%.
 

filippo nogarinfilippo nogarin

Ma la crisi riguarda il Pd. «Brucia la sconfitta di Livorno - twitta il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi - Tutti contro il Pd locale diventato il responsabile di tutti i problemi. E anche il Pd diviso e contro se stesso». Mentre la Serracchiani, dalla segreteria Pd, azzarda una lettura diversa per ridimensionare Livorno a caso isolato: «Il M5S conquista un unico capoluogo grazie al “soccorso azzurro”», dice la governatrice. Difficile che il candidato di Grillo abbia conquistato elettori di centrodestra presentandosi così: «In passato ho votato per la sinistra ambientalista, una volta ho votato anche Democrazia proletaria» dice Nogarin in radio, escludendo accordi con il conservatore Farage in Ue.

 

certaldo pizzarotti nogarincertaldo pizzarotti nogarin

Più cruda, rispetto ai renziani Pd, la lettura che dà l'ex premier Enrico Letta, che ha parecchi sassolini da togliersi con Renzi. «La sconfitta del Pd a Livorno merita una riflessione profonda perché del tutto inattesa e clamorosa, non solo per il suo valore simbolico» dice Letta. Anche Bersani lancia una frecciatina, con le spine. «Il Pd e il centro sinistra sono avanzati anche stavolta, ma ci sono delle spine, dei problemi, e Livorno è uno di questi». Spine alla livornese brutte da digerire. Mentre Grillo riprende l'entusiasmo e conta i suoi dieci sindaci: «Sempre di più, virus inarrestabile».

 

2.“L’HO VOTATO PERCHÉ QUI SERVIVA UNA SVOLTA VERA”

Ja. Ja. per "La Stampa"

 

Eccolo qua, Mario Cardinali. Il direttore del leggendario Vernacoliere. Un uomo mite, elegante, ma vero spiritaccio anarchico, molto livornese. E’ lui l’autore di titoli celebri in cui non ce n’è per nessuno.

 

A partire da Grillo, di cui lei scrisse «Minacciato Grillo. N’hanno caato sur blogghe». Ma è vero che ha votato M5S?

«Grillo non mi convince, l’ho votato perché serviva qui una ventata, l’unica possibilità sono questi giovani. A Livorno siamo nel pantano totale, la condivisione di responsabilità è diventata correità politica».

 

Certo il M5s vi darà materia, no?

«E ti credo! Qui siamo liberi pensatori, con Grillo già mi sono sbizzarrito, ma ormai “Un Grillo in ulo” è vecchio. Ora però c’è quasi poco da scherzare, ha visto Livorno? Ha visto il porto? Gli scempi edilizi? Il deserto?».

 

Immagino già che avete varie ipotesi per il prossimo numero.

«Ma sa, la battuta viene sul momento. A Nogarin direi “Il primo sindaco livornese non rosso l’è veneto”. Gira quest’altra “Le scie imiche fanno bene!”».

 

E su Renzi?

«Sa come si dice da noi? I fiorentini hanno orecchi (lui lo dice al maschile) polverosi, so’ un po’ gay... Leggo che questo voto è la fine della sinistra... ma da mo’ che era finita, direbbe un napoletano...».

 

Un titolo per loro?

«Si stanno già caando addosso: “State sereni”».

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…