mario monti macron

TRA IL MACRON D’ITALIA E IL MONTI DI FRANCIA, CHI SCEGLIETE? (L’ISIS) - RIECCO SUPER-MARIO: ‘MACRON LO CONOSCO DA 10 ANNI E GLI DO DEL TU. ERAVAMO NELLA COMMISSIONE ATTALI. UNISCE UN ESPRIT DE GEOMETRIE CARTESIANO A UN GRANDISSIMO FIUTO POLITICO’. DI CUI INVECE IL POVERO BOCCONIANO FINITO A BOCCONI E' TOTALMENTE PRIVO

 

 

Maria Antonietta Calabrò per www.huffingtonpost.it

 

Vince Macron in Francia e in Italia tutti vanno a chiedere a Mario Monti (cioè al senatore a vita, all'ex Presidente del Consiglio e ministro dell'Economia, al Presidente dell'Università Bocconi), se lui, il professor Monti, è un "macroniano". In attesa di una risposta scontata ("Sì") a una domanda mal posta. Perché semmai è Macron che è un montiano (di una generazione dopo). Anzi Monti potrebbe dire: "Macron c'est moi".

 

macronmacron

Appena sicuro l'esito del voto, lei ha parlato di "un magnifico successo..."

Gli ho mandato questo telegramma: "La tua elezione a Presidente della Repubblica, caro Emmanuel, dà speranza a tutti gli europei. Sotto la tua guida, la Francia tornerà a dare un forte impulso alla costruzione europea. Soprattutto, hai dimostrato ai politici di tutta Europa che si possono vincere le elezioni dicendo la verità ai cittadini, chiedendo loro di impegnarsi per cambiare il paese, non facendo promesse impossibili da mantenere".

 

Gli dà del tu? Da quanto tempo lo conosce?

Sì gli do del tu. Lo conosco dal 2007, fanno dieci anni, ricordo con soddisfazione il nostro comune impegno nella Commissione Attali.

 

Nel 2007 Macron non aveva neppure trent'anni...

JACQUES ATTALI EMMANUEL MACRONJACQUES ATTALI EMMANUEL MACRON

Ai tempi della Commissione Attali essendone vicesegretario aveva un compito direi molto tecnico, curava la redazione dei testi, ma aveva un'intelligenza veramente viva. Cinque anni dopo, durante la pesantissima crisi del 2012, Macron - che non faceva ancora parte del governo francese, ma era l'assistente del presidente Hollande e io ero presidente del Consiglio italiano - giocò un ruolo chiave nel vertice del 28 e 29 giugno. Fu lui a gestire la trattativa con la Germania e riuscire in un accordo per cui la Cancelliera Angela Merkel fu criticata in patria, ma che permise alla Banca centrale europea di operare negli anni successivi così come è avvenuto. Lì Emmanuel Macron fu utilissimo.

 

Per restare al 2012, in quell'anno lei ha pubblicato con Sylvie Goulard il libro "La democrazia in Europa". Adesso la Goulard è in pole position per la carica di primo ministro di Macron, anche allora lei ha anticipato i tempi?

Già allora scrivevo con la Goulard che la crisi economica che stiamo attraversando ha fatto emergere quanto l'Unione Europea sia una costruzione ancora fragile per il suo sostanziale insufficiente assetto unitario e per le sue lacune democratiche e sia incapace, quindi, di rispondere alle esigenze e alle aspettative dei cittadini del continente. Un malessere che di recente ha favorito le mai sopite tendenze populistiche ed euroscettiche.

 

MARINE LE PEN MACRONMARINE LE PEN MACRON

Quali sono le caratteristiche principali del politico Macron?

Unisce un esprit de geometrie cartesiano a un grandissimo fiuto politico, ha capito che bisogna superare le distinzioni tra destra e sinistra per raggiungere l'obiettivo delle riforme, perché la mancanza di riforme a livello nazionale è il motivo della crisi europea e non viceversa. Nella disciplina finanziaria e nelle riforme strutturali la Francia è più indietro dell'Italia. Anche da questo punto di vista il mio governo fu un esperimento di focalizzazione sulle riforme di tutte le forze politiche che ci stavano (di sinistra, di destra e di centro). Su più vasta scala Macron intende fare lo stesso.

 

E quelle dell'uomo Macron?

Ha delle caratteristiche umane pregevoli anche in un politico: il linguaggio della verità, che invece è sempre più raro, ed il rispetto della competenza.

MARIO MONTI MARIO MONTI

 

Nel suo pamphlet "Rivoluzione", Macron non nega che i problemi e le questioni sollevate dallo scontento popolare e usate dai populismi siano molto reali. Ma offre un orizzonte di cambiamento, di movimento, En marche appunto, ma anche di richiamo all'orgoglio francese... I riferimenti a De Gaulle sono molti...

Ben venga un po' di ritorno di orgoglio in Francia, in modo che la Francia non sia più una sedia vuota in Europa.

 

C'è un'altra osservazione da fare. Anche nel suo discorso dopo la vittoria, al Louvre Macron ha invocato il ritorno all'epoca dei Lumi . France is back?

Mario MontiMario Monti

Sì. Del resto solo due paesi, gli Stati Uniti e la Francia , sono stati nel mondo portatori di valori universali. Adesso che con il Presidente Trump, gli Usa sembrano volersi "ritirare" un po' dal suo ruolo nel mondo, è molto positivo che si riaffacci sulla scena la Francia. Del resto la difesa del libero scambio, la battaglia contro il cambiamento climatico, il multilateralismo sono nati in Europa.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”