LA MADIA, CON LA BADANTE BOSCHI, SFORNA LA RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: PIÙ DIGITALE E CENTRALIZZATA, RUOLO UNICO DEI DIRIGENTI, CHE SARANNO LICENZIABILI - ADDIO FORESTALE, MENO PREFETTURE

 

  1. P.A: OK COMMISSIONE SENATO, PRIMO SÌ A RIFORMA MADIA

 (ANSA) Arrivo il primo sì alla riforma della Pubblica amministrazione. La commissione Affari costituzionali del Senato ha infatti concluso l'esame e approvato il testo, in gran parte rivisto, dopo sette mesi dall'avvio. Tra le novità la stretta sulle assenze nella P.a e la scure sulle società partecipate. Il ddl Madia è così pronto per approdare in Aula.

 

madia renzimadia renzi

  1. P.A: DIVENTARE DIRIGENTI, OLTRE CONCORSO ANCHE ESAME

 (ANSA) - Oltre al concorso per diventare dirigenti a tempo indeterminato sarà necessario anche superare un altro esame, dopo i primi anni di servizio. La novità, inserita nella delega P.A, ha appena avuto il via libera della commissione Affari Costituzionali del Senato.

 

  1. LA PA CAMBIA, PIÙ DIGITALE E CENTRALIZZATA

 (ANSA) - Ecco come dovrebbe cambiare lo Stato, stando a quanto uscito dalla commissione Affari Costituzionali del Senato, chiamata a dare il primo sì al ddl Madia. Ne dovrebbe uscire un paese digitalizzato, un'amministrazione snella meno tentacolare, ma più centralizzata.

 

RENZI DORME - MOGHERINI MADIA RENZI DORME - MOGHERINI MADIA

- UNO STATUTO E UN NUOVO CAPO PER UNA P.A. DIGITALE. Arriva la 'carta della cittadinanza digitale', con il Governo delegato a definire il livello minimo di qualità dei servizi online delle pubbliche amministrazioni. Il progetto è ambizioso soprattutto quando si parla di assicurare l'accesso a internet negli uffici pubblici, dalla scuole alle asl. Affinché tutto ciò non resti sulla carta nasce un nuovo capo, un dirigente incaricato di traghettare le amministrazioni alla svolta digitale, con tutte le le conseguenze che ne derivano sul fronte dell'organizzazione della gestione del personale (basti pensare che si pongono soglie minime per il telelavoro). D'altra parte tutto ciò dovrebbe anche far risparmiare e quindi il capo hi-tech potrebbe anche avere le sembianze di un 'mini-commissario' alla spending review.

 

cena renzi blair orlando boschi madia 1cena renzi blair orlando boschi madia 1

 - STOP A VETI, LUNGAGGINI E ALTRI CAVILLI BUROCRATICI. Ampio ricorso alla regola del 'silenzio-assenso' tra le amministrazioni. In caso di contese su nulla osta e altri via libera, sarà il premier a decidere, dopo un passaggio in Cdm. Ed è fissato anche un limite di tempo per ottenere il sì, sempre in caso di atti da cofirmare: massimo 30 giorni. Un altro baluardo contro la burocrazia è rappresentato dall'elenco preciso, sarà il governo a stilarlo, delle attività non assoggettate ad autorizzazione preventiva. Rispondono sempre a questa logica le misure volte a 'sbloccare' la conferenza dei servizi.

 

- SCURE SULLE PREFETTURE, TUTTO LO STATO IN UN SOLO UFFICIO. Ora in Italia c'è una prefettura per Provincia non sarà più così anche se ci vorrà tempo: si va verso un taglio netto che potrebbe portare anche a un loro dimezzamento, di certo quel che ne rimarrà andrà a finire nell'Ufficio territoriale dello Stato, punto di contatto unico tra amministrazione periferica e cittadini, in cui confluiranno tutte le diramazioni della P.A. centrale, dalle sovraintendenze alle sedi della ragioneria. La sforbiciata non sarà comunque insensibile a questioni legate alla criminalità, alla densità abitativa o al fenomeno delle immigrazioni. Si farà anche piazza pulita degli uffici dei ministeri che replicano funzioni svolte da Authority. In generale si prevede la soppressione di tutti gli enti inutili o in rosso.

RENZI MADIA FOTO LAPRESSE RENZI MADIA FOTO LAPRESSE

 

- POTERI A PALAZZO CHIGI, DA VIGILANZA SU AGENZIE A NOMINE. Nel rispetto delle leggi e della Costituzione, anzi a fini della loro piena attuazione, il parlamento delega l'esecutivo a precisare le funzioni di palazzo Chigi per il mantenimento dell'unita' di indirizzo. Un rafforzamento della collegialità quindi che si ritrova anche nelle nomine di competenza diretta o indiretta, del Governo o dei singoli ministri, in modo che le scelte passino per il Cdm anche quando l'atto formale spetta al singolo dicastero. La delega riguarda pure la definizione delle competenze in materia di vigilanza sulle agenzie governative nazionali, tra cui ci sarebbero quelle fiscali (come le Entrate).

 

- ADDIO FORESTALE, DA 4 A 5 CORPI. RESTA NODO 'PROVINCIALE'. Per ora si parla solo di "eventuale" assorbimento della Forestale negli altri Corpi, con le funzioni di tutela ambientale e alimentare che resterebbero intatte. Ma più che una possibilità sembra una certezza, viste anche le dichiarazioni del premier Matteo Renzi e della ministro della P.A, Marianna Madia. Da cinque corpi nazionali si passa quindi a quattro (restano Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Penitenziaria). Rimane invece da capire il destino della polizia provinciale.

 

news prefettura news prefettura

- TAGLIO A MUNICIPALIZZATE E CAMERE DI COMMERCIO. Razionalizzazione delle partecipazioni pubbliche, con la definizione di limiti per la costituzione di società, l'assunzione e loro il mantenimento. Possibilità di piani di rientro se i bilanci risultano in disavanzo ed eventuale commissariamento. La dieta imposta è di quelle che, se rispettate, porta a un dimagrimento drastico. Altrettanto rigido è il programma indirizzato alle camere di commercio, con un sostanziale dimezzamento del loro numero.

 

- GHIGLIOTTINA SUI DECRETI MINISTERIALI. Una forbice che mira a sbrogliare la matassa di rinvii a provvedimenti attuativi, con l'obiettivo di fare ordine e di sbloccare leggi rimaste in sospeso. Tutto passa per una delega al Governo, chiamato a fare una cernita andando a guardare alle disposizioni degli ultimi tre anni. La scure tocca decreti ministeriali, dpcm e regolamenti, mentre restano esclusi i decreti legislativi.

 

- LICENZIAMENTI FACILI, STRETTA SU ASSENZE CON POTERI A INPS. Quando scatta un'azione disciplinare contro un dipendente non potranno più passare 100 giorni, e soprattutto non si potrà più concludere tutto con un nulla di fatto, altrimenti a rimetterci sarà il dirigente responsabile. Il procedimento dovrà essere portato senza escludere il licenziamento. Quanto alla diatriba sull'articolo 18 per gli statali, non c'è nulla di scritto e questo per il governo vuol dire che la reintegra resta. Su un punto però non si transige: niente più finti malati. Per centrare l'obiettivo le funzioni di controllo e le relative risorse passano dalle Asl all'Inps.

Guardia forestale siciliana Guardia forestale siciliana

 

- DIRIGENTI LICENZIABILI E A TEMPO. Un solo ruolo, niente più fasce, incarichi di massimo tre anni rinnovabili una sola volta, superamento degli automatismi di carriera e tetti agli stipendi. La dirigenza pubblica cambia, si interviene sull'accesso (il concorso non basta più, serve anche un esame) e sull'uscita: chi non riceve incarichi dopo un certo periodo diventerà licenziabile. Un accento anche sulla responsabilità, i dirigenti sono i soli a dover rispondere della gestione.

 

 

  1. ARRIVA IL TAGLIO DELLA STATALE LA BOSCHI TUTOR DELLA MADIA

Fausto Carioti per “Libero quotidiano

 

forestale logoforestale logo

Versione soft: un ministro sulla cresta dell’onda (Maria Elena Boschi, chi altri?) approfitta della inconsistenza della collega (Marianna Madia, e qui in effetti i nomi possibili erano tanti) e della vicinanza al premier per allargare la propria sfera di influenza a scapito dell’altra, facendo ciò che quella non riesce a fare. È la politica, bellezze. Versione hard: è appena iniziata la faida tarantiniana tra i fedelissimi di Matteo Renzi e l’ancient régime del Pd. Primo anello a saltare, la ministra ex veltroniana, incidentalmente priva da qualche tempo dell’alto sostegno di Giorgio Napolitano, suocero mancato.

 

Altre vittime seguiranno: la nascita del partito della Nazione impone adeguati sacrifici di sangue. Di sicuro la riforma della Pubblica amministrazione, che doveva essere il fiore all’occhiello della Madia, è stata commissariata dalla collega-rivale, nella forma e nella sostanza. Ormai la Boschi, vero surrogato del premier, parla del provvedimento come se fosse roba sua.

 

maria elena boschi e marianna madiamaria elena boschi e marianna madia

Ennesimo palcoscenico, il forum di Cernobbio, tre giorni fa. Nei conciliaboli con gli imprenditori la Boschi ha assicurato che la riforma del pubblico impiego uscirà dalla palude e si farà in tempi rapidi, perché adesso il dossier è nelle sue mani. Che è come dire nelle mani di Renzi: Deus vult, Dio lo vuole. Per comprendere il capitolo “sostanza” occorre invece addentrarsi nei tecnicismi del lavoro fatto in questi giorni in commissione Affari costituzionali, dove oggi si finirà di scrivere il testo del disegno di legge destinato a sbarcare in aula.

 

Ultimo esempio, l’emendamento del relatore Giorgio Pagliari, senatore del Pd, che autorizza il governo a emanare decreti che cancellano o modificano i provvedimenti attuativi dei ministeri entrati in vigore dal 2012. Una norma, recita il testo, introdotta «al fine di semplificare il sistema normativo e i procedimenti amministrativi», ma che di fatto sposta il baricentro della riforma dal tavolo della Madia a quello dello Boschi. I decreti in questione saranno infatti varati su proposta del presidente del Consiglio d’intesa con il ministro per le Riforme. Cioè, appunto, da Renzi e dalla Boschi.

Enrico Giovannini Enrico Giovannini

 

Non pervenuta la Madia. Come nella canzone di Paolo Conte: descansate niña, che continuo io. La Madia non paga solo l’incapacità di portare avanti la riforma. Da semplice parlamentare era riuscita a sbagliare ministro: doveva incontrare Enrico Giovannini, responsabile del Lavoro, e lo confuse con Flavio Zanonato, titolare dello Sviluppo economico.

 

Diventata ministro, non ha smesso di combinare disastri con gli incarichi. C’è la sua firma, ad esempio, sulla nomina di Alessandra Poggiani a direttore dell’Agenzia Italia Digitale, decisa a luglio proprio «su proposta del Ministro per la Semplificazione e la Funzione pubblica». L’Agenzia dovrebbe «entrare nella piena operatività nelle prossime settimane», disse la Poggiani a ottobre. Non è mai successo. Articoli apparsi su Italia Oggi hanno subito sollevato dubbi sul suo curriculum, che hanno prodotto interrogazioni e interpellanze parlamentari.

 

Quella che ha come primo firmatario il grillino Luigi Di Maio sostiene che il ministro «avrebbe nominato direttore generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale, in assenza di una graduatoria formale, un candidato privo dei requisiti» di legge, «non essendo presente nel fascicolo di selezione alcun provvedimento che certifichi l’equipollenza del titolo di studio ottenuto all’estero». Sempre Di Maio scrive che la nomina della Poggiani è oggetto di una denuncia alla Corte dei Conti e alla procura della Repubblica.

 

ALESSANDRA POGGIANI ALESSANDRA POGGIANI

La Poggiani si è difesa sostenendo la regolarità del titolo di studio, ma il governo non ha mai messo la faccia sul suo curriculum e la stessa Madia si è guardata bene dal rispondere all’interrogazione di Di Maio. Brutta botta per Renzi, anche perché rimediata su un nervo sensibile come quello della digitalizzazione. Quanto alla Poggiani, si è appena dimessa accampando non meglio precisate ragioni personali. Non prima, però, di avere rilasciato un’intervista velenosetta alla rivista Wired: «Non mi sono sentita sostenuta. Forse il presidente del Consiglio ha chiaro quanto sia importante questa partita, ma gli altri senz’altro no».

 

La manager internazionale che avrebbe dovuto innescare la rivoluzione digitale della Pubblica amministrazione è finita così a cercare un posto da consigliere regionale in Veneto (lei, romana) in una lista satellite del Pd. Il governo adesso sta cercando un nuovo direttore per l’Agenzia. L’unica certezza che hanno, a palazzo Chigi, è che non sarà la Madia a sceglierlo.

Ultimi Dagoreport

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...