luigi ferrara marroni alfano del sette

MAI CONTRO I CARAMBA – LE GIRAVOLTE DEL PRESIDENTE CONSIP PER CAMUFFARE LE FUGHE DI NOTIZIE DEI CARABINIERI. ORA E’ INDAGATO – GLI SPIFFERI HANNO CONDIZIONATO LE INDAGINI SU ALFREDO ROMEO, TIZIANO RENZI E LUCA LOTTI – COS’HA SPINTO LUIGI FERRARA A RITRATTARE CON I PM DI ROMA LE DICHIARAZIONI RESE A WOODCOCK?

 

Carlo Bonini La Repubblica

 

luigi ferrara consipluigi ferrara consip

Se su Consip era stata consigliata o commissionata in extremis un' operazione di salvataggio giudiziario che in qualche modo provasse a ridurne il danno politico, l' esito è una catastrofe. L' iscrizione al registro degli indagati di Luigi Ferrara, presidente di Consip, con l' accusa di aver mentito nella deposizione di venerdì scorso al procuratore aggiunto Paolo Ielo e al sostituto Mario Palazzi, trascina infatti nell' abisso di un' inchiesta che promette di non lasciare nessuno con le ossa intere proprio chi in quella testimonianza doveva trovare una via di uscita. Il comandante generale dell' Arma dei carabinieri Tullio Del Sette.

 

RENZI DEL SETTE eceb71372RENZI DEL SETTE eceb71372

Non solo. A catena, finisce con l' irrobustire la complessiva ipotesi di accusa formulata dalla Procura di Roma secondo cui, tra l' estate e l' autunno del 2016, intorno all' inchiesta principale sugli appalti Consip allora condotta dalla Procura di Napoli, ufficiali di vertice dell' Arma (Del Sette, appunto, e il comandante dei carabinieri in Toscana Emanuele Saltalamacchia), nonché l' allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e oggi ministro dello Sport Luca Lotti, si resero responsabili di una insistita fuga di notizie che, per mettere politicamente al riparo il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, avrebbe dovuto sterilizzare Il tentativo di correggere la testimonianza sul ruolo di Del Sette nella rivelazione dell' indagine l' invasività dell' indagine allora condotta dal Noe dei carabinieri con uso sistematico di intercettazioni telefoniche e ambientali.

lotti in senato per la mozione di sfiducialotti in senato per la mozione di sfiducia

 

Eppure, le premesse di quanto accaduto tra la sera di venerdì (giorno della deposizione di Ferrara) e il complicato week-end che lo ha seguito (con le dimissioni dello stesso Ferrara dopo la sua iscrizione al registro degli indagati) erano in qualche modo chiare. Il presidente di Consip era chiamato a riferire alla Procura di Roma su quelle stesse circostanze messe a verbale da lui stesso una prima volta con i magistrati napoletani e confermate, in due successive deposizioni (a Napoli prima, a Roma poi) dall' amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni.

 

«Il Presidente Ferrara - aveva spiegato Marroni - mi disse di aver appreso, in particolare dal comandante generale dell' Arma, generale Tullio Del Sette, che c' erano indagini dell' autorità giudiziaria che riguardavano l' imprenditore Alfredo Romeo, dicendogli di stare attento». Ebbene, venerdì sera, di fronte ai pm di Roma, Ferrara, con un gesto privo di una qualsivoglia logica, consegna se stesso e l' uomo di cui dovrebbe o vorrebbe alleggerire la posizione (il generale Del Sette) al peggiore degli esiti. Con una ritrattazione che non vorrebbe essere tale, ma che tale finisce con l' essere.

 

luigi marroniluigi marroni

Prova infatti a depotenziare le sue dichiarazioni ai magistrati di Napoli confermando sì di aver parlato con Del Sette di Afredo Romeo. Ma non proprio nei termini riassunti nel verbale dei pm di Napoli. Sostiene dunque di ricordare che il comandante generale, nel metterlo sul chi vive rispetto a Romeo, non avrebbe usato la parola «indagine dell' autorità giudiziaria ». E tuttavia non è in grado di spiegare come mai, visto che quel termine ricorre più volte nel verbale della Procura di Napoli, abbia a suo tempo sottoscritto quelle dichiarazioni.

 

Quel che è peggio, non appare in grado di spiegare per quali ragioni, dopo essere stato avvisato da Del Sette (non esattamente dunque da un passante) abbia apparentemente ritenuto di non fare alcun tesoro di quella indicazione su Romeo. Anche dopo che quella stessa indicazione gli sarebbe arrivata dal suo amministratore delegato Marroni che, a sua volta, era stato avvisato di indagini e intercettazioni telefoniche - così almeno ha riferito nei suoi verbali - da un altro generale dei carabinieri, Emanuele Saltalamacchia.

 

Alfredo Romeo Alfredo Romeo

È insomma la cronaca di una deposizione suicida quella di Ferrara. In cui il presidente dimissionario di Consip si mette nella condizione di chi o ha mentito prima (ai pm di Napoli) o sta mentendo dopo (ai pm di Roma). E che, per giunta, nei toni sconclusionati che ad un certo punto avrebbe assunto - al punto dal rendere impossibile persino la verbalizzazione sintetica delle sue dichiarazioni e consigliare l' immediata interruzione dell' atto con la contestazione delle "false o reticenti informazioni al pubblico ministero" - suggerisce l' idea di un uomo prigioniero di pressioni insostenibili o comunque incomponibili. Di cui solo lui conosce il merito, evidentemente.

 

saltalamacchia nardellasaltalamacchia nardella

Ma di cui era evidente lo scopo. Annacquare il merito della fuga di notizie di cui si sarebbero resi responsabili gli ufficiali dell' Arma da un lato e il ministro Luca Lotti dall' altro. Il cui destino giudiziario, a questo punto, è legato dalla deposizione che presto sarà chiamato a rendere ai pm di Roma il suo principale testimone di accusa: Filippo Vannoni, presidente della fiorentina Publiacqua ed ex consulente del governo Renzi per le politiche economiche.

 

Come Ferrara, Vannoni sarà chiamato a confermare o meno quanto riferito ai pm napoletani. In particolare, di aver confidato a Marroni di aver saputo da Lotti «che c' era un' indagine su Consip». E ancora: che a metterlo genericamente in guardia («stai attento») su quanto stava bollendo intorno alla centrale acquisiti era stato anche l' allora premier Matteo Renzi.

 

Ultimi Dagoreport

antonio barbera giulio base monda buttafuoco borgonzoni mantovano

FLASH! – BIENNALE DELLE MIE BRAME: IL MANDATO DI ALBERTO BARBERA ALLA DIREZIONE DELLA MOSTRA DEL CINEMA TERMINA FRA UN ANNO MA DA MESI SI SUSSEGUONO VOCI SULLE ASPIRAZIONI DI ANTONIO MONDA (SPONSOR MANTOVANO) E DI GIULIO BASE, SUPPORTATO DALLO STRANA COPPIA FORMATA DALLA SOTTOSEGRETARIA LEGHISTA LUCIA BORGONZONI E DA IGNAZIO LA RUSSA (GRAZIE ALLO STRETTO RAPPORTO CON FABRIZIO ROCCA, FRATELLO DI TIZIANA, MOGLIE DI BASE) - IL PRESIDENTE ‘’SARACENO’’ BUTTAFUOCO, CHE TREMA AL PENSIERO DI MONDA E BASE, NON VUOLE PERDERE LA RICONOSCIUTA COMPETENZA INTERNAZIONALE DI BARBERA E GLI HA OFFERTO UN RUOLO DI ‘’CONSULENTE SPECIALE’’. RISPOSTA: O DIRETTORE O NIENTE…

peter thiel narendra modi xi jinping donald trump

DAGOREPORT - IL VERTICE ANNUALE DELL'ORGANIZZAZIONE PER LA COOPERAZIONE DI SHANGHAI (SCO), SI AVVIA A DIVENTARE L’EVENTO POLITICO PIÙ CLAMOROSO DELL’ANNO - XI JINPING ATTENDE L’ARRIVO DEI LEADER DI OLTRE 20 PAESI PER ILLUSTRARE LA “VISIONE CINESE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE – ATTESI PUTIN, L’INDIANO MODI (PER LA PRIMA VOLTA IN CINA DOPO SETTE ANNI DI SCAZZI), IL BIELORUSSO LUKASHENKO, IL PAKISTANO SHARIF, L’IRANIANO PEZESHKIAN E IL TURCO ERDOGAN - SE DA UN LATO IL SUMMIT SCO RAPPRESENTA IL TRIONFO DEL DRAGONE, CHE È RIUSCITO A RICOMPATTARE MEZZO MONDO, DALL’INDIA AL BRASILE, MINACCIATO DALLA CLAVA DEL DAZISMO DI TRUMP, DALL’ALTRO ATTESTA IL MASSIMO FALLIMENTO DELL’IDIOTA DELLA CASA BIANCA – L’ANALISI SPIETATA DELL’EMINENZA NERA, PETER THIEL, A “THE DONALD”: "A COSA SONO SERVITI I TUOI AMOROSI SENSI CON PUTIN PER POI RITROVARTELO ALLA CORTE DI PECHINO? A COSA È SERVITO LO SFANCULAMENTO DELL’EUROPA, DAL DOPOGUERRA AD OGGI FEDELE VASSALLO AI PIEDI DEGLI STATI UNITI, CHE ORA È TENTATA, PER NON FINIRE TRAVOLTA DALLA RECESSIONE, DI RIAPRIRE IL CANALE DI AFFARI CON LA CINA, INDIA E I PAESI DEL BRICS?” – "DONALD, SEI AL BIVIO’’, HA CONCLUSO THIEL, "O SI FA UN’ALLEANZA CON LA CINA, MA A DETTAR LE CONDIZIONI SARÀ XI, OPPURE DEVI ALLEARTI CON L’EUROPA. UNA TERZA VIA NON C’È…”

luca zaia giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - MAI VISTA L’ARMATA BRANCAMELONI BRANCOLARE NEL BUIO COME PER LE REGIONALI IN VENETO - SENZA QUEL 40% DI VOTI DELLA LISTA ZAIA SIGNIFICHEREBBE LA PROBABILE SCONFITTA PER IL CENTRODESTRA. E DATO CHE IN VENETO SI VOTERÀ A NOVEMBRE, DUE MESI DOPO LE MARCHE, DOVE IL MELONIANO ACQUAROLI È SOTTO DI DUE PUNTI AL CANDIDATO DEL CENTROSINISTRA RICCI, PER IL GOVERNO MELONI PERDERE DUE REGIONI IN DUE MESI SAREBBE UNO SMACCO MICIDIALE CHE RADDRIZZEREBBE LE SPERANZE DELL’OPPOSIZIONE DI RIMANDARLA AL COLLE OPPIO A LEGGERE TOLKIEN - LA DUCETTA HA DOVUTO COSÌ INGOIARE IL PRIMO ROSPONE: IL CANDIDATO DI FDI, LUCA DE CARLO, È MISERAMENTE FINITO IN SOFFITTA – MA PER DISINNESCARE ZAIA, URGE BEN ALTRO DI UN CANDIDATO CIVICO: OCCORRE TROVARGLI UN POSTO DA MINISTRO O MAGARI LA PRESIDENZA DELL’ENI NEL 2026 - SE LA DUCETTA È RABBIOSA, SALVINI NON STA MEJO: I TRE GOVERNATORI DELLA LEGA HANNO DICHIARATO GUERRA ALLA SUA SVOLTA ULTRA-DESTRORSA, ZAVORRATA DAL POST-FASCIO VANNACCI - IL PASTICCIACCIO BRUTTO DEL VENETO DEVE ESSERE COMUNQUE RISOLTO ENTRO IL 23 OTTOBRE, ULTIMA DATA PER PRESENTARE LISTE E CANDIDATI…

peter thiel donald trump

SE SIETE CURIOSI DI SAPERE DOVRÀ ANDRÀ A PARARE IL DELIRIO DI ONNIPOTENZA TRUMPIANA, È INTERESSANTE SEGUIRE LE MOSSE DELLA SUA ‘’EMINENZA NERA’’, IL MILIARDARIO PETER THIEL - PUR NON COMPARENDO MAI IN PUBBLICO, ATTRAVERSO PALANTIR TECHNOLOGIES, UNO TRA I POCHI COLOSSI HI-TECH CHE COLLABORA CON LE AGENZIE MILITARI E DI INTELLIGENCE USA, THIEL HA CREATO UNA VERA E PROPRIA INFRASTRUTTURA DI POTERE CHE NON SOLO SOSTIENE IL TRUMPONE, MA CONTRIBUISCE A DEFINIRNE L’IDENTITÀ, LE PRIORITÀ E LA DIREZIONE FUTURA - LA SVOLTA AUTORITARIA DI TRUMP, CHE IN SEI MESI DI PRESIDENZA HA CAPOVOLTO I PARADIGMI DELLO STATO DI DIRITTO, HA LE SUE RADICI IN UN SAGGIO IN CUI THIEL SOSTIENE APERTAMENTE CHE ‘’LIBERTÀ E DEMOCRAZIA SONO INCOMPATIBILI’’ PERCHÉ IL POTERE SI COLLOCA “OLTRE LA LEGGE” – OLTRE A INTERMINABILI TELEFONATE CON L'IDIOTA DELLA CASA BIANCA, THIEL GODE DI OTTIMI RAPPORTI CON LA POTENTE CAPOGABINETTO DEL PRESIDENTE, SUSIE WILES, E COL SEGRETARIO AL TESORO, SCOTT BESSENT, CON CUI ORDISCE LE TRAME ECONOMICHE - SE MEZZO MONDO È FINITO A GAMBE ALL’ARIA, IL FUTURO DELLA MENTE STRATEGICA DEL TRUMPISMO SEMBRA TINTO DI “VERDONI”: LE AZIONI DI PALANTIR SONO QUINTUPLICATE NEGLI ULTIMI 12 MESI, E NON SOLO GRAZIE ALLE COMMESSE DI STATO MA ANCHE PER GLI STRETTI INTERESSI CON L’INTELLIGENCE ISRAELIANA (UNO DEI MOTIVI PER CUI TRUMP NON ROMPE CON NETANYAHU...)

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - C’ERA UNA VOLTA LA LEGA DI SALVINI - GETTATO ALLE ORTICHE CIÒ CHE RESTAVA DEI TEMI PIÙ IDENTITARI DEL CARROCCIO, DECISO A RIFONDARLO NEL PARTITO NAZIONALE DELLA DESTRA, SENZA ACCORGERSI CHE LO SPAZIO ERA GIÀ OCCUPATO DALLE FALANGI DELLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, HA PERSO IL LUME DELLA RAGIONE: UNA FURIA ICONOCLASTA DI NAZIONALISMO, SOVRANISMO, IMPREGNATA DI RAZZISMO, XENOFOBIA, MASCHILISMO E VIOLENZA VERBALE - SECONDO I CALCOLI DEI SONDAGGISTI OGGI QUASI LA METÀ DEI CONSENSI DELLA LEGA (8,8%) APPARTIENE AI CAMERATI DEL GENERALISSIMO VANNACCI CHE MICA SI ACCONTENTA DI ESSERE NOMINATO VICESEGRETARIO DEL CARROCCIO: CONSAPEVOLE CHE L’ELETTORATO DI ESTREMA DESTRA, AL SURROGATO, PREFERISCE L’ORIGINALE, SI È TRASFORMATO NEL VERO AVVERSARIO ALLA LEADERSHIP DEL CAPITONE, GIÀ CAPITANO - OGGI SALVINI, STRETTO TRA L’INCUDINE DELL'EX GENERALE DELLA FOLGORE E IL MARTELLO DI MELONI, È UN ANIMALE FERITO, QUINDI PERICOLOSISSIMO, CAPACE DI TUTTO, ANCHE DI GETTARE IL BAMBINO CON L'ACQUA SPORCA...

giorgia meloni nicola fratoianni giuseppe conte elly schlein matteo ricci

DAGOREPORT – BUONE NOTIZIE! IL PRIMO SONDAGGIO SULLO STATO DI SALUTE DEI PARTITI, EFFETTUATO DOPO LA SETTIMANA DI FERRAGOSTO, REGISTRA UN CALO DI 6 PUNTI PER FRATELLI D'ITALIA RISPETTO ALLE EUROPEE 2024 (IL PARTITO DELLA MELONI, DAL 29% PASSEREBBE AL 23) - A PESARE È LA SITUAZIONE ECONOMICA DEL PAESE, DALLA PRODUTTIVITÀ CALANTE DELLE IMPRESE A UN POTERE D’ACQUISTO AZZERATO DAI SALARI DA FAME - IL TEST DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, CHE CHIAMA ALLE URNE 17 MILIONI DI CITTADINI,   POTREBBE DIVENTARE UN SEGNALE D'ALLARME, SE NON LA PRIMA SCONFITTA DELL’ARMATA BRANCAMELONI - A PARTIRE DALLE PERDITA DELLE MARCHE: IL GOVERNATORE RICANDIDATO DI FDI, FRANCESCO ACQUAROLI, È SOTTO DI DUE PUNTI RISPETTO AL CANDIDATO DEL CAMPOLARGO, IL PIDDINO MATTEO RICCI - LA POSSIBILITÀ DI UN 4-1 PER IL CENTROSINISTRA ALLE REGIONALI, MESSO INSIEME ALLA PERDITA DI CONSENSI ALL'INTERNO DELL'ELETTORATO DI FDI, MANDEREBBE IN ORBITA GLI OTOLITI DELLA DUCETTA. NEL CONTEMPO, DAREBBE UN GROSSO SUSSULTO AI PARTITI DI OPPOSIZIONE, SPINGENDOLI AD ALLEARSI PER LE POLITICHE 2027. E MAGARI FRA DUE ANNI LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" SARÀ RICORDATA SOLO COME UN INCUBO...