MAI DIRE RAI - TECNICI O MENO, STASERA SI ATTOVAGLIANO MONTI, CASINI E ALFANO PER CONTINUARE A LOTTIZZARE VIALE MAZZINI - SFANCULATELLO FA IL FINTO AVENTINIANO - IN PISTA ENRICO BONDI-CAPPON E ROCCO SABELLI PER IL POSTO DI OPUS LEI - FREQUENZE TV: DOPO IL RICHIAMO DELL’UE, PASSERA PENSA A UN’ASTA “LOW COST” PER NON FAR INCAZZARE IL BANANA CHE LO HA SPEDITO -VIA GIANNI LETTA- AL GOVERNO MONTI…

1- RAI, PD ISOLATO CONTRO LE NOMINE ANCHE L'UDC VUOLE UN NUOVO CDA
Paolo Conti per il "Corriere della Sera"

Il 28 marzo il consiglio di amministrazione uscente della Rai, presieduto da Paolo Garimberti, approverà il bilancio. E da quel momento in poi la legge Gasparri mette nelle condizioni la commissione di Vigilanza di aprire tutte le procedure per nominare un nuovo consiglio, un nuovo presidente al posto di Paolo Garimberti e (dipenderà dagli equilibri) un nuovo direttore generale al posto di Lorenza Lei. Nel Pdl già si pensa ai nomi e circolano robuste ipotesi. Il Pdl dispone oggi di tre poltrone: Guglielmo Rositani (area ex an) Alessio Gorla e Antonio Verro (ex Forza Italia).

Gli ex an già appaiono divisi tra uno sbarramento per la riconferma di Rositani e l'ipotesi di avvicendarlo con Guido Paglia, ora capo della direzione comunicazione e relazioni esterne (ipotesi che piacerebbe ad Angelino Alfano). Alessio Gorla sembra in uscita, nonostante l'antico sodalizio personale con Silvio Berlusconi: molti nel Pdl non gli avrebbero perdonato il voto favorevole alla rimozione di Augusto Minzolini nel consiglio di amministrazione del 14 dicembre 2011. Verro dovrebbe rimanere ma c'è chi vede in Fabrizio Del Noce un temibile concorrente.

Voci di conferma anche per l'udc Rodolfo de Laurentiis. Difficile interpretare le intenzioni della Lega, soprattutto perché, trovandosi ora all'opposizione, giocherà la sua partita per la presidenza (da sempre un ruolo di «garanzia» affidato a chi è contro il governo in carica). Quanto al Pd, solo stasera, dopo il vertice a Palazzo Chigi, si capirà la sua rotta. La posizione di Bersani è nota: non si rinnova il cda con questa governance, noi non faremo i nostri nomi.

Ma Bersani sa che la sua posizione è isolata, soprattutto dopo le dichiarazioni di Roberto Rao, Udc, a il manifesto («Non so se il Pd intende andare avanti nella sua decisione. Ma se non si rinnova il consiglio d'amministrazione resta quello che è in carica. Cerchiamo di evitare che resti questo cda per altri sei mesi e cerchiamo di fare una cosa tutti insieme. Non si può fare niente a dispetto degli altri»).

C'è chi, nel Pd, sta facendo circolare un appunto. Maurizio Gasparri, due giorni fa, al Corriere della Sera aveva detto, scherzando ma non troppo: «Se il Pd non si presenta in Vigilanza, vorrà dire che i consiglieri li voteremo tutti noi». Certo, una battuta, soprattutto dopo la posizione espressa ieri da Angelino Alfano («giustizia e Rai? Leali a Monti, evitiamogli difficoltà»). Ma se la situazione si arenasse, la commissione presieduta da Sergio Zavoli potrebbe in teoria nominare non solo i sette consiglieri su nove senza la presenza di Pd-Idv ma addirittura procedere alla ratifica di un possibile presidente radunando due terzi dei voti dopo aver convinto Udc e Terzo polo. Ipotesi, ma non assurde.

Nomi per la direzione generale? Nessuna novità nel toto nomine. O la conferma di Lorenza Lei (nel caso di un'intesa su richiesta pdl). E proprio Lorenza Lei ieri si è tolta un sassolino dalla scarpa: «Non sono "potentissima" perché ho dietro il Vaticano, credo di essere apprezzata per il mio lavoro e i miei principi»). O l'arrivo di Claudio Cappon (legato sia a Monti che a Passera), o di Rocco Sabelli, o di Enrico Bondi. Per la presidenza tutto in alto mare, trattandosi di un incarico considerato «di garanzia» che deve essere se non gradito almeno non sgradito all'opposizione.


2- IL SOSPETTO DEL PD, UN GRANDE SCAMBIO NOMINE TV-FREQUENZE
CRUCIALI E DA DECIFRARE LE ULTIME CARTE DI PASSERA
Amedeo La Mattina per "la Stampa"

Che intenzioni ha Corrado Passera? Perché il ministro dello Sviluppo Economico sostiene che non c'è più il tempo per modificare la governance della Rai? Anche Monti la pensa così? Bersani arriverà al vertice di maggioranza con queste domande. Il segretario del Pd ha il sospetto che l'ex ad di Intesa San Paolo voglia lottizzare il servizio pubblico d'intesa con il Pdl e allo stesso tempo mettere in vendita le frequenze televisive (tanto care a Berlusconi) con un'asta non proprio gratuita ma «low cost».

Sospetti e «cattivi pensieri» che Bersani vuole siano fugati dallo stesso presidente del Consiglio. E non ha dubbi che ciò avvenga. Se invece si arriverà a un semplice rinnovo del Cda Rai, come vuole il Pdl, e non ci sarà una rivoluzione a viale Mazzini, allora Alfano, Monti e Passera dovranno metterci la faccia: per il leader dei Democratici saranno responsabili del disastro del servizio pubblico, condannando la Rai a un destino simile all'Alitalia.

Un vertice in salita quello di questa sera. E potrebbe non bastare la schiarita sulla riforma del lavoro. Il premier dovrà confermare la convinzione di Casini secondo cui il Professore della Bocconi è «più politico di Andreotti». Ma non serviranno solo le grandi capacità di mediazione del vecchio leader della Dc: il presidente del Consiglio dovrà mettere in campo una forza decisionale capace di superare i veti incrociati del Pdl e del Pd. L'Udc con il suo leader è impegnato a distribuire «bromuro da mattina a sera» e consiglia ai partiti maggiori di non forzare la mano: basta «bambinate».

Casini non si rivolge solo ad Alfano, che non vuole trattare su giustizia e Rai. Il messaggio è rivolto anche a Bersani. Abbassare i toni, riporre le armi, affidare a Monti la delega per decidere sui temi controversi. Sul ddl contro la corruzione, ad esempio, si potrebbe stralciare la parte che riguarda l'allungamento della prescrizione.

Quanto alla Tv di Stato va bene pure la nomina dei nuovi consiglieri d'amministrazione e di un altro direttore generale, un tecnico di alto profilo. «Se non si va in questa direzione spiega Roberto Rao - la soluzione sarà la paralisi e la proroga dell'attuale Cda Rai, che poi è quello che fa comodo al Pdl». In ogni caso per Casini non è possibile delimitare gli argomenti del vertice: «Significherebbe indebolire deliberatamente il governo. Nessuno può prendersi la responsabilità di alzarsi dal vertice e andare via. Renderebbe l'esecutivo gravemente menomato».

Alfano nega che questa sia la sua intenzione. «Non vogliamo complicare la vita a Monti. Sosteniamo lealmente il governo in opere e omissioni. Le opere sono le cose che facciamo per sostenere Monti, le omissioni sono quelle che facciamo per evitare di partecipare a discussioni che possono mettere in difficoltà l'esecutivo». Ma il segretario del Pdl pensa di mettere altra carne al fuoco nell'incontro di Palazzo Chigi. Infatti Alfano vuole aggiungere un altro tema spinoso, quello dell'abolizione delle commissioni bancarie, votata dal Senato da tutti i partiti.

Da giorni va avanti il ping-pong tra esecutivo e maggioranza: a chi spetta l'onere di modificare la norma? Il governo sostiene che è compito del Parlamento che l'ha approvata contro il parere dell'esecutivo mentre la maggioranza vuole lavarsene le mani chiedendo a Palazzo Chigi di provvedere con un «decretino» ad hoc. In sostanza le forze politiche ora nascondono la mano e non vogliono apparire come i difensori degli istituti di credito.

Anzi Alfano, ma anche Casini, chiederanno un intervento sul sistema bancario per favorire il credito verso le famiglie e le imprese. Il segretario del Pdl insiste: che fine hanno fatto i prestiti all'1% della Bce ricevuti dagli istituti di credito italiani? L'ex ministro della Giustizia batterà molto sul tasto delle banche per allungare il brodo della discussione ed evitare che si arrivi al tema della Rai.

Insomma, il vertice di questa sera non sarà una passeggiata. Monti dovrà rispondere alle richieste dei partiti che lo sostengono. E forse non basterà a spianare la strada il possibile accordo con le parti sociali sulla riforma del lavoro. I leader del Pdl e del Pd non vogliono stringerlo in un angolo ma si aspettano risposte. Bersani è convinto che il Professore non si farà piegare dai diktat di Berlusconi sulla tv e le frequenze televisive, sconfessando Passera e prendendo una decisione su viale Mazzini. Magari nominando un commissario, come ha chiesto Enrico Letta.

 

 

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