lezzi di maio

“SIAMO PRONTI A VOTARE CONTRO, COSTI QUEL CHE COSTI” - UNA PATTUGLIA DI SENATORI GRILLINI, CAPEGGIATI DA BARBARA LEZZI, E’ PRONTA A SABOTARE QUALSIASI IPOTESI DI SCUDO PENALE PER ARCELOR MITTAL - DI MAIO NON RIESCE PIÙ A CONTROLLARE I GRUPPI PARLAMENTARI: ALLA CAMERA SI STA CONSUMANDO UNA LOTTA INTERNA PER LA SCELTA DEL NUOVO CAPOGRUPPO -  GLI INSIDER GRILLINI: “SULL'ILVA CHI RISCHIA DI NON REGGERE NON È SOLO IL GOVERNO, MA LO STESSO LUIGI…”

S. Can. per “il Messaggero”

luigi di maio stefano buffagni riccardo fraccaro danilo toninelli barbara lezzi

 

La bomba dell'ex Ilva irrompe nel M5S. A complicare ancora di più la tenuta dei gruppi pentastellati ora c'è la questione dell'ex acciaierie. Dal Senato, sempre più una trincea interna per Luigi Di Maio, è partito ieri un messaggio al capo grillino: «Nessun cedimento, lo scudo penale non deve ritornare. A Palazzo Madama siamo pronti a votare contro costi quel che costi».

 

Un campanello suonato dopo le indiscrezioni di una apertura di Di Maio e soprattutto di Conte alla possibilità di introdurre DI nuovo le tutele tolte proprio a Palazzo Madama durante la conversione del dl-crisi. Si spiega così l'irrigidimento del premier e del titolare della Farnesina delle ultime 24 ore. La consapevolezza che la battaglia sull'ex Ilva è qualcosa di identitario e non derogabile per i grillini, un film già visto proprio sulla Tav, utilizzato dalla Lega come scusa per far cadere il governo Conte I.

barbara lezzi

 

LA TENSIONE

In questa fase sono i segnali al leader a essere più che mai belligeranti. Non è un caso che in Senato, ieri l'altro, proprio su questo argomento abbia preso la parola per il M5S Barbara Lezzi al posto del capogruppo Gianluca Perilli. L'ex ministra del Sud ha detto chiaro e tondo che «sullo scudo non si può tornare indietro».

 

E non caso, ieri proprio Di Maio durante il Consiglio dei ministri ha ammesso candidamente che se i decreti dovessero andare in un'altra direzione non riuscirebbe a controllare i gruppi. E che la creazione di un'altra maggioranza intorno a questo provvedimento sarebbe pericolosa per la tenuta dell'esecutivo. Dai big di Palazzo Madama ieri sera trapelava questa battuta: «Sull'Ilva chi rischia di non reggere non è solo il governo, ma lo stesso Luigi».

 

MARIO MICHELE GIARRUSSO

E anche di questo argomento hanno discusso ieri a Palazzo San Macuto, sede della commissione antimafia, i parlamentari chiamati a raccolta da Nicola Morra. Una riunione a cui hanno partecipato, tra gli altri, Giorgio Trizzino, Ugo Grassi e Michele Giarrusso dissidenti alla luce del sole, e a vario titolo, verso la leadership del capo politico dei grillini. Non a caso sono tornati alla carica per chiedere la modifica dello statuto M5S che blinda i poteri e la vita del Capo politico. Un clima incandescente che ha costretto proprio Morra a sgomberare il campo da qualsiasi dietrologia: «Non sono sovversivo, la riunione serve ad anteporre il noi».

 

L'aria intorno a Di Maio, tornato ieri dalla missione in Cina, è pesante: «Speriamo di voltare pagina», ha detto Giarrusso lasciando San Macuto. E se il Senato è una polveriera pronta a esplodere, anche alla Camera le cose non vanno meglio. Lo dimostra la vicenda kafkiana del capogruppo a Montecitorio, una telenovela che va avanti da un mese. Come dimostra la nuova fumata nera di ieri. Al termine dello spoglio né Francesco Silvestri né Davide Crippa hanno ottenuto la maggioranza assoluta richiesta dallo statuto del gruppo. Il primo ha incassato 95 voti, il secondo 83.

BARBARA LEZZI 1

 

La proposta di cambiare lo statuto del gruppo per togliere il quorum della maggioranza assoluta e rendere più agevoli le prossime votazioni è stata presentata ma l'assemblea l'ha bocciata. Nelle prossime ore saranno avviate quindi delle consultazioni informali per capire il gruppo quale profilo vorrebbe nei singoli ruoli del direttivo: capogruppo, vice capogruppo, tesoriere, delegati d'Aula. Potrebbero sembrare dettagli, ma così non è. «Poniamo che il governo presenti un decreto sull'ex Ilva che non ci piace: alla Camera e in Senato sarebbe un Vietnam», dice un parlamentare grillino molto vicino al dossier.

 

LUIGI DI MAIO NICOLA ZINGARETTI

Avvisaglie di una crisi che Di Maio faticherebbe a gestire. Con il rischio di finire dentro la morsa tra il Pd e la Lega di Matteo Salvini. E proprio sulle accuse trapelate ieri dalla riunione convocata da Nicola Zingaretti con i ministri dem, i vertici del M5S rispondono: «Il segretario sta mettendo le mani avanti in vista della sconfitta in Emilia Romagna». Ma prima adesso c'è da superare lo scoglio Taranto.

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...