QUEL GRAN FIGLIO DI PUTIN - MALGRADO IL PESANTE CROLLO IL PARTITO DI VLADIMIR OTTIENE PER 13 SEGGI LA MAGGIORANZA ASSOLUTA (PUR RESTANDO SOTTO IL 50%) - DENUNCE DI BROGLI E VIOLAZIONI DOCUMENTATE DAI SOCIAL NETWORK: OSSERVATORI CACCIATI, PICCHIATI O FERMATI DALLA POLIZIA, AUTOBUS PIENI DI “ELETTORI” ORGANIZZATI CHE GIRAVANO DI SEGGIO IN SEGGIO - PER LE RIFORME COSTITUZIONALI SERVIRANNO DELLE ALLEANZE, E NESSUNO FA PRONOSTICI SULLE PRESIDENZIALI DI MARZO, GIÀ “PRENOTATE” DA PUTIN…

1 - A PARTITO PUTIN MAGGIORANZA DI 13 SEGGI...
(ANSA) - Benché non superi il 50% dei voti, il partito putiniano Russia Unita avrà comunque la maggioranza assoluta dei seggi (238 su 450) in virtù del meccanismo proporzionale del voto legislativo di ieri, che prevede la redistribuzione dei consensi raccolti dai partiti che non hanno superato lo sbarramento del 7% (Iabloko, i Patrioti della Russia e Causa Giusta). Il partito del premier avrà una maggioranza risicata (13 voti) ma sufficiente per governare autonomamente.

In precedenza Russia Unita aveva invece i due terzi dei seggi (315 su 450), una maggioranza qualificata anche per eventuali modifiche costituzionali. Modifiche per le quali ora avrà bisogno di alleanze, non così difficili da trovare, soprattutto con i liberaldemocratici, ma anche con Russia Giusta.

2 - SU STAMPA RUSSA PARADOSSO VITTORIA-SCONFITTA PUTIN...
(ANSA) - I principali giornali indipendenti russi sottolineano oggi la paradossale vittoria-sconfitta del partito del tandem Putin-Medvedev nelle elezioni legislative di ieri. "Partito di minoranza", titola ironico il quotidiano economico-finanziario Vedomosti, sottolineando che Russia Unita conquisterà la maggioranza assoluta solo grazie alla particolarità della legge elettorale, con una ripartizione dei voti raccolti dai partiti che non hanno superato lo sbarramento del 7%.

In ogni caso, secondo il giornale, cinque anni difficili attendono il partito del premier. "Russia Unita ha cambiato la maggioranza", apre in prima il quotidiano Kommersant, giocando sul doppio significato del verbo cambiare (usato anche per la valuta) e sostenendo che il partito di Putin avrà bisogno di una politica di coalizione.

"Tutti contenti per il voto", titola Nezavisimaia Gazeta, ironizzando sul fatto che anche il partito del premier si è detto soddisfatto dell'esito, pur perdendo circa il 15%. Il tabloid Moskovski Komsomolets sottolinea che Russia Giusta é stata "ad un passo dall'abisso", dove l'abisso è la tentazione di brogli massicci che avrebbero inficiato la legittimità del voto. Ora, aggiunge, si intravede un "debole raggio di speranza per cambiare il potere in modo democratico".

3 - SCHIAFFO A PUTIN, NON È PIÙ LO "ZAR"...
Anna Zafesova per "la Stampa"

Al quartier generale di Russia Unita sono arrivati insieme, nella stessa tenuta, giacca, camicia sbottonata e niente cravatta. Ma sulle loro facce gli attivisti, già sconvolti dagli exit poll, hanno letto due risultati elettorali diversi. Dmitry Medvedev era sorridente e sicuro, Vladimir Putin cupo e ogni tanto faceva un gesto di scatto con la mano, afferrandola poi con l'altra.

A prendere la parola è stato il presidente e capolista di Russia Unita: «Innanzitutto vi voglio dare una prima notizia, siamo entrati alla Duma», ha annunciato, e sorriso, non forzatamente, quasi con allegria. Un paio di giovani e graziose attiviste prontamente inquadrate lo guardano incantate. «Secondo, siamo i leader, la più grossa forza politica. Il nostro risultato è conforme alla nostra influenza, rispecchia la disposizione delle forze». Silenzio.

A Mosca non sono ancora le undici, davanti c'è una lunga notte di scrutinio dalla Kamchatka a Kaliningrad, ma il presidente mette il sigillo sui risultati degli exit poll e ammette il risultato di Russia Unita, quasi 14-16 punti in meno del 2007. Non solo niente maggioranza costituzionale, ma forse nemmeno maggioranza semplice, (220 seggi su 450 le prime stime). Non accadeva dal 2003.

«È un risultato bilanciato, dovremo stringere accordi di coalizione con altri partiti. Sono contento». E sembra contento. Putin, pelle tesa sugli zigomi, occhi di ghiaccio che guizzano per la stanza, per niente. «Ogni partito - dice Medvedev - ottiene quello che si merita. C'è chi prima delle elezioni aveva detto che avevamo bisogno della maggioranza costituzionale, chi aveva ipotizzato macchinazioni, ma è la democrazia».

L'uomo che aveva paventato trame e macchinazioni, è accanto a lui. Medvedev, sempre più sorridente, promette che «tutto è solo all'inizio» e che a breve incontrerà la nuova Duma per il tradizionale messaggio annuale. Un modo di ricordare chi è, almeno per ora, il presidente della Russia. Putin conserva il silenzio. A un certo punto sembra perfino che rinuncerà a parlare. Prende il microfono quasi di malavoglia. Ringrazia. Ribadisce, con voce tagliente, che si resta il primo partito. Ammette che il risultato «rispecchia la situazione reale». Ringrazia ancora. Fine.

L'apparizione del «tandem» chiude due ore di panico. Alle 21 ora di Mosca gli exit poll fanno l'effetto di una bomba: Russia Unita al 48-46%, i comunisti al 20-21%, il doppio rispetto a quattro anni fa, i nazionalisti «liberaldemocratici» di Vladimir Zhirinosky all'11-13% (8 nel 2007), Russia Giusta (creata dal Cremlino come spin-off socialdemocratico di Russia Unita e poi parzialmente scappata di mano) al 13-14% (quasi il doppio). Senza contare il 23% degli interrogati che si è rifiutato di rispondere, e che quasi certamente non voleva ammettere di non aver barrato la casella numero 6.

Il tutto con un'affluenza appena al 50%, prontamente attribuita dal presidente di Russia Unita e della Duma Boris Gryzlov - altra espressione da funerale - agli attacchi dell'opposizione che ha convinto gli elettori che «le cose vanno male». Logica inspiegabile, ma per l'uomo entrato nella storia russa con la frase «il parlamento non è un luogo di dibattito» non c'è contraddizione.

Il presidente della Commissione elettorale centrale Vladimir Churov sparisce per un' ora. Quando finalmente appare, conferma il risultato. Nella notte il partito di Putin oscilla tra il 49,97% e il 50,02%. Pc intorno al 20%, Russia Giusta e Zhirinovsky intorno al 13%. I liberali di Yabloko e Causa Giusta e i Patrioti della Russia sono fuori, l'opposizione è tutta tinta di colori della sinistra e della giustizia sociale, con tonalità varie di nazionalismo russo.

Il vero vincitore sembra Russia Giusta, il cui leader Serghey Mironov, ex putiniano, parla di «svolta storica». L'eterno comunista Ghennady Ziuganov appare preoccupato. L'ex spin doctor del Cremlino Gleb Pavlosvky parla di «fine della maggioranza putiniana». Nessuno osa fare pronostici sulle presidenziali di marzo, prenotate da Putin. Che adesso dovrà scegliere se recuperare il «volto umano» del più moderno e moderato Medvedev, o tornare all'attacco.

Intanto dai siti dei giornali e delle radio d'opposizione piovevano denunce di brogli, decine di filmati di imperturbabili presidenti di seggi che compilavano decine di schede (barrando sempre il numero 6) e i twitter dei partiti e dell'ong Golos che monitora le violazioni elettorali, sembravano bollettini di guerra: osservatori cacciati, picchiati o fermati dalla polizia, autobus pieni di «elettori» organizzati che giravano di seggio in seggio.

Una valanga di truffe rivelata in tempo reale dai social network, nonostante fin dalla mattina i siti di Golos, della radio Eco di Mosca e di altri media sono crollati sotto un attacco di hacker. A Mosca e Pietroburgo centosettanta oppositori sono stati arrestati in piazza. E oggi partirà la battaglia all'ultimo voto nei tribunali.

 

PUTINPUTIN E MEDVEDEVPUTIN MEDVEDEV UNA POLTRONA PER DUE PUTIN MEDVEDEV BADMINTONPUTIN MEDVEDEV BADMINTONPUTIN E MEDVEDEV VLADIMIR PUTINVladimur putin VLADIMIR PUTIN

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