MANI SPORCHE ALL’AMERICANA? - DI PIETRO RISPONDE ALLE CRITICHE (POSTUME) DI BARTHOLOMEW, E ROVESCIA LA FRITTATA: NON è LUI CHE CONTATTA IL CONSOLE MA VICEVERSA: “LO INCONTRAVO PERCHÉ LO DESIDERAVA. VOLEVA CAPIRE E INFATTI CAPÌ PERFETTAMENTE, A DIFFERENZA DI ALTRI SUOI CONNAZIONALI. E INCONTRÒ UN SACCO DI ALTRE PERSONE” - LE INDAGINI SULLA CORRUZIONE? “PRIMA DI NOI ERA UN ETERNO COITUS INTERRUPTUS…”

Mattia Feltri per La Stampa


Onorevole Di Pietro, i rilievi a Mani Pulite dell'ex ambasciatore Reginald Bartholomew sono pesanti, sebbene non inediti da noi.

«E sono curiosi, perché mi hanno accusato del contrario, cioè di essere stato, insieme col pool, un burattino degli Stati Uniti che volevano far fuori i filoarabi Giulio Andreotti e Bettino Craxi. Accuse senza senso, naturalmente. Adesso me ne rivolgono di nuove, che contraddicono le precedenti, e altrettanto insensate. Vorrei entrare nel merito».

Prima accusa: avete violato sistematicamente i diritti di difesa degli imputati.

«Ci sono decine di sentenze che dicono il contrario. C'è una relazione della commissione parlamentare del '96 secondo cui noi non fummo aguzzini ma semmai vittime di una serie di diffamazioni per le quali siamo stati risarciti. Sono stato sotto inchiesta per queste accuse e prosciolto ogni volta».

Non abbiamo mai avuto la percezione che lei sarebbe stato condannato.

«Perché avevate torto».

Perché ci sembrava non ci fossero i presupposti, diciamo, politici.

«No, perché avevate torto. Sono stato prosciolto tutte le volte per insussistenza del reato».

È vero ma qualche volta, prosciogliendola, i giudici hanno criticato i suoi comportamenti.

«Bisognerebbe vivere due volte per rimediare nella seconda vita agli errori commessi nella prima. Ma non ho mai commesso reati, non ho mai volontariamente violato la legge».

La carcerazione preventiva per estorcere confessioni aveva aspetti da tortura.

«La carcerazione preventiva non serviva per estorcere confessioni, ma seguiva la legge e le regole, come dimostrato da decine di sentenze e mi dispiace che il povero Bartholomew, pace all'anima sua, ci rivolga accuse tanto gravi delle quali, fosse in vita, dovrebbe rispondere in tribunale».

Non lo pensava soltanto Bartholomew. Come dice nell'intervista, riunì sette importanti giudici italiani che concordarono con lui.

«Peccato che Bartholomew non possa più farne i nomi. Mi piacerebbe se saltassero fuori, magari con l'aiuto della "Stampa". E mi piacerebbe che questi sette giudici ripetessero in pubblico delle valutazioni che fin qui hanno fatto in privato e nell'anonimato. Semmai il caso dimostra che l'ambasciatore basava le sue opinioni su notizie inquinate, e glielo dimostro. Si tratta della seconda accusa, secondo cui avremmo offeso il presidente Bill Clinton recapitando a Napoli un avviso di garanzia a Berlusconi. Primo errore: era un invito a comparire. Secondo errore: non lo abbiamo recapitato a Napoli ma a Roma...».

Onorevole, sono dettagli.

«No, per niente. Infatti noi abbiamo recapitato un invito a comparire a Roma e dopo la chiusura del vertice. Fu il "Corriere della Sera" ad anticiparlo con Goffredo Buccini che si è sempre rifiutato - e io ne rispetto le ragioni - di svelare la fonte. Le inchieste hanno dimostrato che le fonti erano potenzialmente numerose e noi del pool siamo stati assolti».

Bartholomew è noto per una leggenda che gira da tempo. Partecipò, nel giugno '92, all'incontro sul panfilo Britannia nel quale sarebbero state pianificate le privatizzazioni. Forse voi eravate andati troppo oltre...

«Adesso non esageriamo. E poi io di questo Britannia non so nulla».

Non ci credo neanche se me lo giura su sua madre.

«E che vuole che le dica? Quella nave mi è sfuggita».

Domani (oggi per chi legge, ndr) pubblichiamo un'intervista in cui il console generale Peter Semler la ricorda con più simpatia. Dice che vi incontravate spesso.

(Legge l'intervista, ndr) «Il nome mi torna in mente adesso, non lo ricordavo più. Ma quello che racconta è sostanzialmente vero con alcune imprecisioni».

Compreso il fatto che lei gli anticipò nel novembre del '91 il coinvolgimento della Dc e del Psi ai massimi livelli?

«Be', lì temo che faccia confusione, che sovrapponga - sono passati più di vent'anni - conversazioni avvenute in momenti diversi. Non potevo anticipargli il coinvolgimento dei vertici di Dc e Psi perché, in quel novembre, già indagavo su Mario Chiesa ma non avevo idea di dove saremmo andati a parare».

E allora perché Semler lo dice?

«Perché, ripeto, confonde conversazioni avute in tempi e con persone diverse. (Mostra un report inviato da Semler a Secchia, il predecessore di Bartholomew, in cui un esponente della Rete, forse Nando Dalla Chiesa, gli parla dell'imminente fine del pentapartito. L'archivio di Di Pietro è ancora portentoso, ndr). È del 25 febbraio, otto giorni dopo l'arresto di Mario Chiesa. Vede che si confonde?».

Questo non dimostra nulla.

«Sto facendo un'ipotesi. Per dire che Semler incontrava e parlava con molta gente. Ma nel novembre del 1991 non potevo anticipargli ciò che non sapevo. C'è però un punto. Mani Pulite non è cominciata nel '92. È cominciata a metà degli Anni Ottanta con una serie di inchieste che non portarono a nulla, per ragioni politiche e perché la corruzione è un reato che si compie in due, e quindi ci si protegge a vicenda. Era un eterno coitus interruptus. Noi invertimmo il percorso, partendo dai fondi neri creati per pagare la politica e spezzando così il patto omertoso. Di questo posso aver parlato con Semler. Ma che Dc e Psi e anche il Pci fossero partiti corrotti, in Italia lo sapevano tutti. In fondo Mani pulite fu la scoperta dell'acqua calda».

Perché si incontrava con Semler?

«Perché lo desiderava. Faceva il suo lavoro. Voleva capire e infatti capì perfettamente, a differenza di altri suoi connazionali. E incontrò un sacco di altre persone».

Non è irrituale?

«No. Non ho mai violato il segreto istruttorio».

Vede che il suo rapporto con gli Usa era saldo? Fu invitata anche dal Dipartimento di Stato.

«In America ci ero stato anche prima per atti di indagine. Poi fui invitato come succede a molti. Ma voi che pensate: aveva ragione Bartholomew che diffidava di me, o Semler che mi ricorda volentieri? (Sorride, ndr)».

 

 

IL CONSOLE Peter Semler Antonio Di Pietro magistrato ANTONIO DI PIETRO DURANTE UN COMIZIO jpegpool mani pulite6m42 reginald bartholomew2 mani puliteCRAXI MANI PULITE ANDREOTTI E CRAXI

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO