luca cannata carlo auteri giorgia arianna meloni manlio messina

LA MARCIA SU PALERMO DI GIORGIA MELONI – LA DECISIONE DI COMMISSARIARE FRATELLI D’ITALIA IN SICILIA È UNA PROVA DI FORZA DELLA DUCETTA E DELLA SORELLA ARIANNA (SEGRETARIA “DE FACTO” DEL PARTITO) – DA TEMPO L’ALA CATANESE E QUELLA PALERMITANA SI SCAMBIAVANO DISPETTI: LA PROVA SI È AVUTA A INIZIO OTTOBRE CON IL FLOP DELLA KERMESSE DI BRUCOLI, ORGANIZZATA DA MANLIO MESSINA – POI È ARRIVATO LO SCANDALO DEI CONTRIBUTI CHE HA TRAVOLTO IL CONSIGLIERE REGIONALE CARLO AUTERI E LE ACCUSE DI FINANZIAMENTI ALLEGRI PER LUCA CANNATA….

Articoli correlati

FRATELLI D'ITALIA PERDE PEZZI IN SICILIA - MANLIO MESSINA, EX GOLDEN BOY DEL PARTITO DELLA MELONI...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Estratto dell’articolo di Miriam Di Peri per www.repubblica.it

https://www.repubblica.it/politica/2025/03/06/news/fdi_sicilia_meloni_scandali_sbardella_messina-424045464/

 

MANLIO MESSINA ALLA CAMERA

Sono rimasti come d’autunno. Uno a uno, da ottobre a oggi, come foglie sono caduti i dirigenti meloniani. In una guerra tanto sottesa quanto spietata che ha portato Giorgia Meloni a commissariare il partito in Sicilia, inviando il suo luogotenente Luca Sbardella.

 

Era rimasta l’unica regione in Italia a mantenere due coordinamenti divisi, tra la parte orientale e quella occidentale dell’Isola. L’ala catanese che mostra i muscoli ed esprime due ministri, Nello Musumeci e Adolfo Urso, nonché il presidente del Senato, Ignazio La Russa.

 

LUCA SBARDELLA

E quella palermitana a cui Meloni resta indissolubilmente legata. È a Palermo, attorno a quella via D’Amelio scenario dell’orrore nella strage del ‘92, che una giovane Giorgia Meloni ha iniziato il suo percorso politico.

 

Al fianco di quegli ex ragazzi oggi quarantenni con cui ha organizzato le prime fiaccolate per chiedere giustizia per Paolo Borsellino. L’unificazione delle due anime […] avrebbe dovuto rispettare entrambe le espressioni del partito nell’Isola, senza […] prove muscolari. Messaggio chiaro, quello di via della Scrofa. Evidentemente non recepito […]

 

CARLO AUTERI

Che tra i Fratelli di Sicilia non tirasse una bella aria era noto da tempo. L’immagine plastica è la sala mezza vuota della kermesse organizzata a inizio ottobre a Brucoli, nel villaggio epicentro della narrazione meloniana in Sicilia, dall’ormai ex vicecapogruppo alla Camera, Manlio Messina.

 

Certo, c’era il presidente del Senato Ignazio La Russa, da Roma è accorso il ministro per la Protezione civile (ed ex presidente della Regione) Nello Musumeci. Ma quella legittimazione che avrebbe potuto fare da volano al riconoscimento della leadership regionale a Messina, alla fine non è arrivata.

 

MANLIO MESSINA GIORGIA MELONI

Tra gli assenti illustri, anche il governatore Renato Schifani […] Così come larga parte dello stato maggiore del partito in Sicilia. Quella kermesse ha segnato l’inizio del gelo che adesso ha portato Messina alle dimissioni dalla vicepresidenza della pattuglia meloniana alla Camera.

 

Di mezzo, lo scandalo che ha travolto il consigliere regionale Carlo Auteri: tra gli emendamenti diretti a enti o associazioni, nella finanziaria regionale facevano capolino anche i contributi all’arcipelago di strutture dell’imprenditore dello spettacolo col pallino della politica, approdato fino al consiglio regionale.

 

Tra le associazioni al centro della bufera, che hanno beneficiato di contributi per centinaia di migliaia di euro, anche una presieduta fino a qualche giorno prima dello scandalo dalla madre del consigliere regionale. Una vicenda su cui si è accesa la lente della Corte dei conti e che ha innescato la roulette russa dei sospetti di dossieraggio tra i Fratelli di Sicilia.

 

LUCA CANNATA 1

Lo scorso febbraio a finire nell’occhio del ciclone è stato il vicepresidente della commissione Bilancio alla Camera, Luca Cannata. In predicato di diventare il nuovo coordinatore regionale, il deputato è accusato da alcuni suoi ex assessori di avere chiesto somme di denaro in contanti per la gestione del partito in provincia di Siracusa.

 

Gli amministratori locali fanno i conti: sommando le quote versate - da 200 a 550 euro al mese - nel corso della sindacatura targata Cannata sarebbero stati raccolti 150 mila euro.

 

Il vicepresidente della commissione Bilancio conferma di aver ricevuto il denaro per sostenere l’attività di segreteria e parla apertamente di «fuoco amico». Dentro il partito ormai è scontro a tutti i livelli, con accuse reciproche recapitate in via della Scrofa. Dove l’insofferenza per il caso Sicilia è ormai tangibile.

MANLIO MESSINA GIORGIA MELONI

 

Fino alla nomina di Sbardella. L’ultimo schiaffo per Messina, che rassegna le dimissioni da vice capogruppo. Parla di «situazione articolata» e chiama in causa l’intero gruppo dirigente: «Tutti responsabili, me compreso». Dunque il passo indietro, «un segnale nella speranza che si possa trovare unità di intenti». La primavera, intanto, per i Fratelli di Sicilia tarda davvero ad arrivare.

 

caterina funel con luca sbardella atreju 2024CARLO AUTERIluca cannata intervista fmitaliacaterina funel con luca sbardella ad atreju 2024 MANLIO MESSINA

Ultimi Dagoreport

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")