MARINO FA IL GRILLINO E IRROMPE NELL’ASSEMBLEA DI ACEA CONTRO D’ALEMA E ALEDANNO

Giuseppe Salvaggiulo per "La Stampa"

Oggi va in scena il primo duello della campagna elettorale per il sindaco di Roma. La sede è insolita ma molto significativa: l'assemblea dei soci di Acea, supermunicipalizzata che gestisce acqua ed energia, controllata dal Comune al 51% (principali azionisti privati i francesi di GDF Suez e Caltagirone) con 3,6 miliardi di euro di fatturato. Formidabile centro di potere politico e finanziario e cuore del «sistema Roma».

Il che spiega perché, tra i soci che chiederanno di parlare, ci dovrebbe essere Beppe Grillo. Per lui ormai si tratta di un'abitudine, da Telecom a Montepaschi: partecipare alle assemblee delle società per contestare la casta politico-finanziaria. Ma questa volta la platea gli sarà contesa da un altro politico, Ignazio Marino.

Il candidato sindaco del Pd ha comprato azioni Acea nelle scorse settimane e qualche giorno fa, dopo aver stravinto le primarie, si è precipitato in banca per mettere a posto i documenti e poter partecipare all'assemblea.

Poi ha incaricato i suoi consulenti legali di studiare le questioni societarie per mettere a punto un intervento circostanziato ma anche politicamente «pepato». Due i punti di attacco: l'inopportunità che Alemanno, sebbene in scadenza, rinnovi i vertici aziendali; l'abnormità dei compensi degli amministratori, superiori a quelli di un parlamentare grazie ai gettoni di presenza, per i quali proporrà di stabilire un tetto.

Il blitz ha rilevanti significati politici e tratteggia il profilo che Marino intende dare alla campagna elettorale. È la prima volta che un esponente del Pd partecipa in questo modo, appunto «grillino», all'assemblea di una di quelle società pubbliche che rappresentano un nodo scoperto del Pd. Tanto più a Roma, dove il partito è stato accusato negli ultimi anni di «consociativismo» con Alemanno.

Oggi Marino affermerà la sua discontinuità. E forse non è un caso se a ridosso delle primarie la polemica più dura l'abbia ingaggiata con Andrea Peruzy, uomo di fiducia di D'Alema e consigliere di amministrazione dell'Acea in quota Pd a 140 mila euro l'anno, che Alemanno vuole confermare.

Nel Pd, qualcuno già storce il naso per il Marino-grillino, ma l'interessato non se ne cura, rivendicando la sua «moderazione» ma anche la «naturale inclinazione» a rompere gli schemi delle nomenclature di partito «senza bisogno di imitare Grillo». Così come non teme gli anatemi sulla identità di «candidato troppo di sinistra». Da questo punto di vista, gli è venuto incontro Umberto Croppi, ex assessore con Alemanno, che ha definito «seria» la sua candidatura e «forzata» la definizione di «estrema sinistra».

Nel rapporto con il Pd, Marino non intende rinunciare all'autonomia. Il suo vero interlocutore è il governatore Nicola Zingaretti, che gli ha messo a disposizione la sua macchina elettorale. Anche Goffredo Bettini, che l'ha incoraggiato e sostenuto, gli ha consigliato pubblicamente di «ascoltare tutti e decidere da solo», valorizzando la sua natura di irregolare», vincente alle primarie.

Cosa che Marino intende fare. Quando Alemanno l'ha definito «un marziano», non si è scomposto, avallando la sua diversità. Intervistato nella trasmissione radio «Un giorno da pecora», ha elegantemente ma decisamente escluso nomine in giunta degli sconfitti Gentiloni e Sassoli, manifestando simpatia per Giorgia Meloni, donna di destra che peraltro ha ricambiato la stima.

E sebbene nel centrosinistra sia partita una gara per fare liste con il suo nome (s'è capito che il brand «tira»), e fiocchino le richieste di incontro da parte di dirigenti altolocati, il candidato sindaco glissa e pensa ad altro. Contatti a 360 gradi, molta società civile senza steccati, anche verso destra.

Di converso, raccontano che un altissimo dirigente del Pd sia andato su tutte le furie perché si è fatto negare. E un altro si sia sentito rispondere più o meno così: certo, vediamoci pure, purché risulti che ci siamo incontrati per caso in Senato.

 

IGNAZIO MARINO VOTA ALLE PRIMARIE Francesco Gaetano Caltagirone Nuovo Logo AceaMassimo Dalema ENRICO LETTA ANDREA PERUZY - copyright PizziAndrea Peruzy Giuliano Amato Massimo D AlemaGOFFREDO BETTINI

Ultimi Dagoreport

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA