renzi civati fassina bersani

MATTEO APRE SULL'ITALICUM, MA TUTTI GLI CHIUDONO LE PORTE IN FACCIA - DA BERSANI A BRUNETTA: NESSUNO SI FIDA - E PER I GRILLINI LA MAGGIORANZA CAMBIA LE LEGGI SOLO PER I COMODI LORO - PER CONSOLARSI IL PREMIER SCROCCA UNA CENA ALLA CASA BIANCA

1. Bersani: “la proposta tocca al governo al momento voto no”

 

Andrea Carugati e Tommaso Ciriaco per “la Repubblica

 

«Se al referendum si votasse domani, voterei no». Ormai Pierluigi Bersani lo dice apertamente. Deluso da Matteo Renzi, l’ex segretario del Pd boccia l’intervento del premier alla festa dell’Unità di Catania.

RENZI MANGIA CON BERSANIRENZI MANGIA CON BERSANI

 

E trae le conseguenze: «Non ho visto nessuna apertura. Devono dire di aver sbagliato a porre la fiducia sull’Italicum e spiegarmi perché hanno cambiato idea. E deve essere il governo a proporre i cambiamenti. Se vuole, i numeri in Parlamento si trovano».

 

Un ceffone contro il capo del governo, dunque, ma non ancora lo strappo definitivo: «C’è tempo per fare una nuova legge prima del passaggio referendario - assicura - E io comunque non aderirò a comitati, né darò indicazioni». Difficile però che Renzi muova passi significativi prima della sentenza della Consulta sull’Italicum, prevista per il 4 ottobre.

bersani renzi bersani renzi

 

E ancor più complicato che un tavolo sulla legge elettorale possa ottenere luce verde prima del referendum costituzionale. Per adesso, allora, si limita ad assicurare: «Abbiamo dato la disponibilità a cambiare la legge e siamo pronti a confrontarci in modo libero con tutti».

 

Il clima è quello che è, nel Partito democratico. Se Renzi attacca Massimo D’Alema, Bersani difende l’ex premier: «Ci può essere disaccordo, ma il dileggio da parte di un segretario di partito non è accettabile. Sono stati usati toni aggressivi contro una parte della nostra gente».

 

Il leader della minoranza gioca all’attacco, parlando alla festa dell’Unità di Roma: «Matteo, sono due anni che sei lì, anche tu non sei nuovissimo. Siamo tutti un po’ usati, il problema è essere usati sicuri...». Per Bersani è apprezzabile la posizione espressa da Giorgio Napolitano nell’intervista a Repubblica.

 

BERSANI E DALEMA SBIRCIATINA ALLUNITA BERSANI E DALEMA SBIRCIATINA ALLUNITA

E in ogni caso Renzi deve restare al suo posto, in caso di sconfitta al referendum: «Non deve dimettersi. Sembra inevitabile? Se la sono cercata. Non facciamo di quel passaggio un appuntamento cosmico come la Brexit, altrimenti può diventare un’occasione per la speculazione finanziaria».

 

Il capo della sinistra del Pd non è l’unico a contestare l’atteggiamento del segretario dem. «Prima ci aveva detto che l’Italicum era un modello e ora vuole cambiarlo – lo incalza Luigi Di Maio - Oggi mi sarei aspettato altri titoli da giornali, come “Renzi schizofrenico”. Cambiano le leggi per i comodi loro». E Renato Brunetta gli fa eco: «Il premier – dice il capogruppo berlusconiano alla Camera - è alla canna del gas».

 

A dire il vero sul dossier elettorale proprio Renzi, che ieri ha subito una contestazione da parte di insegnanti precari in provincia di Caserta, predica estrema prudenza. Con il “patto di Sciacca” ha promesso ad Angelino Alfano che farà di tutto per tornare al premio di coalizione.

 

RENZI ALFANORENZI ALFANO

Una novità a cui potrebbe essere costretto già dalla Corte costituzionale, se la sentenza del 4 ottobre cancellerà il divieto di apparentamento tra i due turni. Si tratterebbe di un ritocco mirato, e obbligato, in linea con la proposta di Dario Franceschini. Tra gli uomini del premier, intanto, si ragiona anche di un altro intervento, che mira a sostituire il meccanismo delle preferenze con un listino cortissimo per ciascun collegio.

 

Schermaglie, per adesso. Il primo passaggio concreto si vivrà a fine mese. Mercoledì infatti la riunione dei capigruppo di Montecitorio fisserà la data per discutere la mozione di Sel (che reclama modifiche all’Italicum) già calendarizzata per settembre. E la data più probabile per il voto è il 28 di settembre. «Non vedo l’ora che inizi il dibattito - sostiene il capogruppo di Sinistra italiana Artuto Scotto - Vedo che Renzi, Napolitano e Alfano non vogliono più l’Italicum e comincio a pensare che questa è una legge a loro insaputa...».

arturo scottoarturo scotto

 

 

2. Muro dagli altri partiti e vola a Washington

 

Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”

 

Voleva essere un' apertura sulla legge elettorale e invece, almeno per ora, si è dimostrata una sorta di boomerang. La sinistra interna al Pd sembra avviata verso la presentazione di una propria proposta di modifica dell' Italicum, il partito di maggioranza appare più spaccato di prima. Complici anche le parole di Renzi su D' Alema, che ieri è stato difeso da Pier Luigi Bersani: «Ci può essere certamente un disaccordo, ma il dileggio da parte di un segretario di partito non è accettabile: sono stati usati toni aggressivi contro una parte della nostra gente.


Poi l' ex segretario lancia l' allarme sul rischio attacchi della speculazione a causa delle fibrillazioni sul referendum.
 

RENZI A CATANIA 3RENZI A CATANIA 3

Eppure, al termine di una giornata che ha visto il capo del governo quasi interamente a Napoli, che dopo Catania ha registrato nuovi scontri fra polizia e centri sociali, nello staff di Renzi ribadiscono che la volontà di verificare modifiche all' Italicum è fondata.

 

Il ministro Graziano Delrio la mette così: «È un' apertura vera e sincera, Renzi punta alla migliore mediazione possibile per il bene del Paese». Il vicesegretario del partito, Lorenzo Guerini, aggiunge che per un confronto «deve esserci la volontà di tutti e la consapevolezza che ci vogliono dei numeri al Senato, noi faremo sul serio ma non saremo disponibili a una legge elettorale non chiara e che ci riporti alle larghe intese».
 

matteo renzi delrio matteo renzi delrio

Il nodo vero resta il legame fra referendum e Italicum. La minoranza interna sembra sempre più vicina ad ufficializzare il proprio No («Se votassi domani voterei no» ha detto ieri Bersani, che ha messo in guardia contro le «speculazioni» in Borsa sulla consultazione, come nella Brexit), giudicando le aperture di Renzi strumentali e di carattere tattico. Da parte sua, il capo del governo avrebbe già dato mandato ai capigruppo di Camera e Senato del Pd di aprire un confronto con gli altri partiti (ma sia Forza Italia che grillini si dichiarano indisponibili) per verificare gli spazi di eventuali cambiamenti delle norme elettorali.
 

RENZI OBAMA RENZI OBAMA

Mentre sul referendum, ripete Renzi (che il 18 ottobre sarà ricevuto, assieme alla moglie Agnese, da Barack Obama alla Casa Bianca per una cena di Stato) occorre ricordare che «non riguarda legge elettorale, poteri del premier o durata della legislatura ma la riduzione del numero dei parlamentari, i costi della politica, l' abolizione del Cnel. Se non ci credete, leggete il quesito che troverete sulla scheda».

 

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?