matteo salvini umberto bossi congresso lega

CARROCCIO AL CARTOCCIO – MATTEO SALVINI DICE DI ESSERE “FELICE E ORGOGLIOSO” DAI CONGRESSI LOCALI DELLA LEGA IN LOMBARDIA E VENETO, MA I RISULTATI RENDONO EVIDENTE LA SPACCATURA NEL PARTITO. NELLA PROVINCIA CHIAVE DI VARESE IL CANDIDATO DEL “CAPITONE”, ANDREA CASSANI, HA VINTO PER SOLI 12 VOTI. A BRESCIA PASSA INVECE LA CANDIDATA DEL COMITATO NORD DI BOSSI, ROBERTA SISTI. ALLA VIGILIA DELLE ELEZIONI REGIONALI IN LOMBARDIA, LA SPACCATURA PREOCCUPA MOLTO SALVINI, TERRORIZZATO DA UN SORPASSO DI FRATELLI D’ITALIA ANCHE NELLE SUE ROCCAFORTI

Federico Capurso e Francesco Moscatelli per “la Stampa”

 

umberto bossi e matteo salvini

Brescia, Como, Cremona, Lodi, Pavia, Rovigo e Varese: Matteo Salvini si dice «felice e orgoglioso di come la Lega coinvolga migliaia di militanti che in questo fine settimana hanno eletto come segretari provinciali Roberta Sisti, Laura Santin, Simone Bossi, Claudio Bariselli, Jacopo Vignati, Guglielmo Ferrarese e Andrea Cassani. Sapranno fare squadra, raggiungere nuovi obiettivi e rafforzare sempre di più la nostra Lega».

 

matteo salvini umberto bossi

È il week end in cui si celebra la terza tranche dei congressi provinciali lombardi, e nel messaggio conciliante del leader c'è già quasi tutto il racconto di quello che sta succedendo nella pancia del Carroccio. L'immagine del partito-falange sbiadisce di fronte alla divisione sempre più netta fra chi resta fedele all'attuale gruppo dirigente e chi sostiene il Comitato Nord lanciato da Umberto Bossi dopo la sconfitta del 25 settembre.

 

omaggio a bobo maroni al congresso di varese

Una spaccatura che preoccupa il leader, perché alla vigilia delle elezioni lombarde del 2023 rischia di provocare un'ulteriore perdita di terreno (e di consiglieri regionali) a favore degli alleati-avversari di Fratelli d'Italia. E in prospettiva, senza il pieno controllo dei territori del Nord, anche il congresso nazionale può trasformarsi in un pericolo serio.

 

Come sempre, nella Lega, tutto nasce da qui, dalla Lombardia. La prima osservazione riguarda il congresso di Varese, andato in scena ieri mattina nel teatro sociale di Busto Arsizio, simbolicamente il più importante dato che si tratta della culla del partito. Oltre 450 i presenti, raccolti attorno a una poltrona vuota con gli occhiali rossi di Bobo Maroni, morto il 22 novembre. I due sfidanti sono Andrea Cassani, sindaco di Gallarate, espressione di via Bellerio, e Giuseppe Longhin, referente varesino dei "nordisti".

 

Vince il primo, per 12 voti in più. Salvini rivendica il risultato, ma sa benissimo che i numeri descrivono una Lega spaccata in due. «Sapranno fare squadra», diceva. Invece il vincitore, Cassani, lancia un monito: «Guai a chi cerca di spaccare la Lega, soprattutto se questo qualcuno viene dall'interno».

 

matteo salvini e umberto bossi

E Longhin ribatte: «Non è stata una campagna correttissima, ma non risponderò agli attacchi di Cassani». Scie velenose di una guerra intestina in cui chi può prova a tirarsi fuori dalla mischia. Non a caso a Busto Arsizio un militante di lungo corso, dopo aver applaudito l'intervento bipartisan del governatore Attilio Fontana, non vedendo comparire il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, si lascia sfuggire un «è vero che il Gianca dirà di essere impegnato con la manovra, ma mi verrebbe voglia di andare a prenderlo a casa».

 

ROBERTA SISTI

Il risultato è simile, anche se a parti invertite, a Brescia. Altro test importante dato che gli aventi diritto al voto sono oltre mille: passa la candidata del Comitato Nord Roberta Sisti, sindaca di Torbole Casaglia, con 391 preferenze. Ma il commissario uscente, il salviniano Alberto Bertagna, arriva comunque a 365 consensi. A Pavia, invece, la spunta il salviniano Jacopo Vignati: 191 preferenze contro le 106 della nordista Roberta Marcone.

 

LUCA ZAIA UMBERTO BOSSI MATTEO SALVINI

La seconda considerazione ha a che fare con gli altri congressi: Como, Cremona e Lodi.

«In tutte e tre le province c'era un solo candidato perché dopo anni di commissariamento i salviniani hanno provato a fare un blitz convocando le assemblee in tempi brevissimi», racconta un ex parlamentare, che in questi giorni fa spesso avanti e indietro con la casa di Bossi a Gemonio.

 

Sia a Cremona che a Lodi, comunque, «i vincitori sono vicini alle nostre istanze. E poi bisogna considerare che hanno acceso il semaforo verde solo dove sono sicuri di poter gestire in qualche modo il confronto». All'appello mancano infatti Milano, Monza, Sondrio, Lecco, la Val Camonica. Lì si voterà solo dopo le Regionali. «Tutti posti - sottolinea l'ex parlamentare -, dove la gente è infuriata e dove non c'è ancora una data certa. Per non parlare del fatto che a Como è stata eletta Laura Santin, commissario uscente e moglie del commissario regionale Fabrizio Cecchetti. In pratica stiamo diventando come l'Udeur di Clemente Mastella».

MATTEO SALVINI ROBERTA SISTI

 

Questi sono solo i primi affondi. Le stoccate vere arriveranno dopo l'inverno. Quando, chiuse le urne delle regionali, proseguiranno i confronti provinciali e si comincerà a pensare al congresso regionale lombardo. Capitolo a parte il Veneto, dove le tensioni sono ancora più forti e dove per ora hanno votato solamente i militanti di Rovigo, riconfermando Guglielmo Ferrarese, un uomo più vicino al governatore Luca Zaia che non a Salvini.

 

LA CANOTTIERA DI BOSSI E I BOXER DI SALVINI

La partita dei congressi provinciali è rimandata a febbraio, ma anche qui i «fratelli veneti», come vengono definiti dal Comitato Nord, hanno di che lamentarsi con gli uomini del leader sul territorio. «Hanno iniziato a fabbricare militanti nell'ultimo anno e mezzo», rivela a La Stampa un dirigente regionale.

 

«Un tempo, la militanza e la conseguente possibilità di votare ai congressi, era una cosa seria. Ora vediamo arrivare persone da altri partiti, che con la Lega non ha mai avuto a che fare, e quelli di Salvini gli danno la tessera per votare». Così, dice, «si perde l'identità». E dopo l'identità - fanno eco dal Comitato Nord - si perdono anche voti ed elezioni.

matteo salvini umberto bossi LUCA MORISI MATTEO SALVINI UMBERTO BOSSI

Ultimi Dagoreport

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…