PARLA IL “PORTAFOGLI IN FUGA” MORETTI: “GUADAGNO MENO DI SANTORO. PRENDO LA METÀ DEL MIO PREDECESSORE CHE HA LASCIATO DUE MILIARDI DI PERDITE, MENTRE IO LE FERROVIE LE HO RIPORTATE IN UTILE” - RENZI: ALLA FINE CAPIRÀ LA NOSTRA RATIO

1. SE MI TAGLIANO LO STIPENDIO VADO VIA» - RENZI: ALLA FINE CAPIRÀ
Lorenzo Salvia per il "Corriere della Sera"

Tutto comincia a Bologna, dove gli chiedono un commento sull'idea del governo di tagliare gli stipendi nelle società pubbliche. «Lo Stato - risponde Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie - può fare quello che desidera: sconterà che una buona parte di manager vada via». Anche lei? «Ma non c'è dubbio». Le sue parole arrivano fino a Bruxelles, dove c'è Matteo Renzi: «Confermo l'intervento sugli stipendi dei manager pubblici - risponde il presidente del Consiglio - e sono convinto che quando ne vedrà la ratio lui sarà d'accordo».

Su Moretti piovono le critiche: il leghista Matteo Salvini lo invita alle dimissioni, il Pd Guido Milana ad «andare pure», Loredana De Petris di Sel parla di dichiarazioni «inaccettabili». Su Twitter parte il consueto tiro al piccione, spunta pure il sarcastico hashtag #Morettistaisereno. Poi l'amministratore delegato delle Ferrovie, 873.666 mila euro lordi l'anno, un mese fa dato fra i papabili nel governo del Rottamatore, corregge il tiro: «Di Renzi mi fido». E le sue proposte? «Belle».

Che cosa è successo? In realtà le nuove regole sullo stipendio dei manager pubblici annunciate dal governo potrebbero prendere una forma molto più complessa di un semplice tetto uguale per tutti. Una cifra massima ci sarà e dovrebbe essere lo stipendio del capo dello Stato, quei 248 mila euro lordi l'anno di cui ha parlato lo stesso Renzi qualche giorno fa. Così scenderebbe l'asticella che due anni fa il governo Monti fissò a 311 mila euro, lo stipendio del primo presidente della Cassazione.

Ma il vero punto è a quali società applicare le nuove regole. In origine, fuori dai 311 mila euro fissati dal governo Monti, dovevano restare soltanto le aziende pubbliche quotate in Borsa, come Eni, Enel e Finmeccanica. Ma sfruttando ogni provvedimento utile, in Parlamento sono state tirate fuori prima le società che emettono obbligazioni, come le Ferrovie e come tante ex municipalizzate che hanno fatto anche microcollocamenti, per poi scendere anche alle loro controllate.

Il nuovo tetto dei manager dovrebbe riportare tutto alle intenzioni originarie: un tetto valido per tutti con l'unica eccezione delle società quotate in Borsa. Chissà se questo potrà accelerare la quotazione di Ferrovie, di cui si parla da un paio di anni, salvando così gli stipendi dei suoi top manager. Ma il governo sta studiando un meccanismo per rendere il limite flessibile. Con l'idea di graduarlo a seconda delle dimensioni dell'azienda, in base al suo fatturato. E soprattutto di agganciarlo ai risultati, alzando la soglia in caso di utile e abbassandola in caso di perdite. I dettagli saranno studiati nei prossimi giorni, alcuni passaggi restano ancora da definire.

Ma del resto lo stesso rapporto del commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, dice che le uniche aziende «escluse per legge dalla revisione della spesa» sono quelle quotate. E da qui al 2016 prevede un risparmio di 1,5 miliardi di euro solo dalla riduzione degli stipendi dei dirigenti.

Al di là dei singoli casi, i manager pubblici italiani sono i più pagati dell'Ocse, l'organizzazione che raggruppa i Paesi avanzati. Il loro stipendio medio è di 650 mila dollari, circa 471 mila euro al cambio attuale. Quasi il triplo della media Ocse, 232 mila dollari. E molto più alto rispetto a Gran Bretagna (348 mila dollari), Stati Uniti con 275 mila, Francia con 260 mila e Germania con 231 mila. Poi certo, nel rapporto di Cottarelli c'è anche la proposta di tagliare 2,6 miliardi dai trasferimenti dello Stato al trasporto ferroviario, che «eccedono del 55% il livello europeo». Forse c'era anche questo dietro il botta e risposta di ieri sullo stipendio dei manager.


2. RETRIBUZIONE RIDOTTA DEL 50% MENO DI SANTORO»
Antonella Baccaro per il "Corriere della Sera"

Il telefono fa tre squilli. Poi Mauro Moretti risponde ed è già all'attacco: «Non ho nulla da aggiungere. Mi avete già chiamato in venti».

Magari vuole spiegarsi meglio. Ha letto i commenti su Twitter? Non sono proprio lusinghieri quelli dei pendolari. E le richieste di dimissioni non la toccano?

«Io ho detto quello che volevo dire. Mica smentisco».
Furioso. Ma questa non è una notizia. L'amministratore delegato di Ferrovie, Mauro Moretti, risponde a muso duro alle reazioni alla sua contrarietà sull'eventuale taglio del suo stipendio da 873.666 mila euro annui al livello di quello del presidente della Repubblica: 248 mila euro.

Non le chiedo di smentire, ma di spiegare.
«Cosa? Ma se io guadagno meno di Santoro».

Che c'entra?
«Senta sono cose che ho già detto altre volte: nulla di nuovo».

Ma il clima è cambiato: in un'azienda pubblica i sacrifici vengono richiesti a tutti.
«Io li ho già fatti. Il mio stipendio è già stato tagliato del 50%».

Non le pare uno stipendio adeguato il suo?
«Non mi sono mai lamentato però faccio notare che prendo la metà del mio predecessore che ha lasciato due miliardi di perdite mentre io le Ferrovie le ho riportate in utile: 450 milioni di utile».

Sarebbe d'accordo se una buona parte dello stipendio fosse legato ai risultati buoni o cattivi che siano?
«Io sono contrario ai tagli lineari e questi sono lineari. Punto».

Quindi conferma che se il suo stipendio verrà tagliato, andrà via?
«Guardi, sono talmente vecchio che non mi importa, non dico queste cose per me. Qui c'è tanta gente brava sotto di me che va pagata. Altrimenti va altrove. L'azienda va gestita al meglio altrimenti le perdite che si accumulano ricadono sui cittadini».

Nel rapporto sulla «spending review» il commissario Cottarelli scrive che i trasferimenti alle Ferrovie eccedono del 55% il livello europeo e che si possono ridurre già da quest'anno di 300 milioni.
«I contributi dello Stato per il regionale e il trasporto universale sono i più bassi d'Europa. Quelli superiori alla media riguardano le infrastrutture ma questo perché dobbiamo recuperare un gap con gli altri Paesi sull'Alta velocità».

Moretti, ma lei sta davvero sereno?
Clic.

 

 

mauro moretti foto mezzelani gmt MAURO MORETTI ALLA PRESENTAZIONE DEL FRECCIAROSSA AL MEETING DI RIMINI MAURO MORETTI E LUCIA ANNUNZIATA MAURO MORETTI carlo cottarelli RENZI E PADOAN

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