letta calenda

MEJO IL CENTROTAVOLA! LA MISSION IMPOSSIBLE DI CALENDA: CONVINCERE LETTA A ROMPERE CON I GRILLINI E I MINISTRI DI FORZA ITALIA (BRUNETTA,CARFAGNA E GELMINI) A PRENDERE LE DISTANZE DAI SOVRANISTI MELONI E SALVINI – RENZI A CENA CON MICCICHE’ PER DEFINIRE UN ACCORDO TRA ITALIA VIVA E FORZA ITALIA IN SICILIA - LA CONDICIO SINE QUA NON PER IL SUCCESSO DELL'OPERAZIONE E' LA MODIFICA DELLA LEGGE ELETTORALE IN CHIAVE PROPORZIONALE...

Niccolò Carratelli per “La Stampa”

 

letta calenda

Per Enrico Letta-Tom Cruise la «mission impossible è mettere tutti insieme da Conte a Calenda». Per i centristi, riformisti, liberaldemocratici (chiamateli come preferite) la missione, più o meno possibile, a seconda dei punti di vista, è fare la scelta giusta per garantirsi un futuro politico.

 

 

Se restare, magari controvoglia, all'interno delle grandi coalizioni di centrodestra e centrosinistra, o tentare di costruire un terzo polo alternativo. Il momento in cui prendere una decisione si avvicina e coinciderà con le trattative per l'elezione del nuovo presidente della Repubblica, quando il centinaio di voti centristi (tra Camera e Senato) potrebbe risultare determinante.

 

letta calenda

I due gruppi più nutriti, su fronti non più opposti, sono quelli di Italia Viva e di Coraggio Italia. Poi ci sono deputati e senatori di Più Europa, Azione, Centro democratico, fino a Psi e Maie. Numeri che, ad oggi, stanno insieme solo sulla carta, perché ognuno sta giocando la sua partita. Carlo Calenda si danna l'anima per convincere Letta e il Pd a «rompere le alleanze con le forze antisistema». Si riferisce al Movimento 5 stelle di Conte, ma l'appello può essere girato tale e quale ai totiani di Coraggio Italia e agli esponenti di Forza Italia che non vogliono morire sovranisti. Non sono pochi e hanno come riferimenti i ministri del governo Draghi, da Mara Carfagna a Renato Brunetta. Nomi dati in uscita da mesi, ma nessuno vuole abbandonare la casa berlusconiana senza avere un approdo sicuro.

mara carfagna

 

 Il successo dell'operazione centrista dipende, in buona parte, dalle loro mosse. Non a caso, la settimana scorsa, Matteo Renzi è andato a cena con Gianfranco Micciché, per definire un accordo politico tra Italia Viva e Forza Italia in Sicilia: secondo il presidente dell'Assemblea regionale siciliana è il laboratorio di un progetto su scala nazionale, perché «il destino di Renzi è nel centrodestra». Per Benedetto Della Vedova, segretario di Più Europa, «il discrimine è chiaro: se Coraggio Italia, ma anche parte di Forza Italia, intende stare nella coalizione antieuropeista di Salvini e Meloni, è una scelta opposta alla nostra». Poi avvisa i possibili partner: «Prima di occuparci di alleanze, dovremmo costruire un progetto federativo delle forze europeiste, riformiste, liberaldemocratiche». Percorso che, ad oggi, non è nemmeno iniziato, almeno ufficialmente.

 

 

Osvaldo Napoli, una vita in Forza Italia e ora esponente del partito fondato da Toti e Brugnaro, non si fa illusioni: «Qualche occasione informale per parlarne c'è stata, ma nessun passo concreto - assicura - Si muoverà tutto con la partita del Quirinale, lì si capiranno le intenzioni dei vari protagonisti». Ma ci sarà un passaggio necessario da affrontare: l'individuazione di un leader e «una figura adatta onestamente non la vedo», dice Napoli. Non gli è venuto in mente Clemente Mastella, galvanizzato dalla riconferma come sindaco di Benevento, convinto dell'opportunità di «rilanciare il centro in vista delle prossime elezioni politiche: in tanti mi stanno chiamando - spiega l'ex leader del'Udeur - io posso dare il mio contributo e spero che anche Renzi e Calenda facciano la loro parte».

 

matteo renzi 1

Su una cosa gli aspiranti centristi sono tutti d'accordo: la modifica della legge elettorale in chiave proporzionale. «Con sbarramento alto", specifica Calenda, perché «proprio questa legislatura, con i suoi tre diversi governi, dimostra che il maggioritario non porta al bipolarismo», sottolinea il capogruppo di Coraggio Italia Marco Marin. D'altra parte, il proporzionale offre qualche chance in più di tornare in Parlamento, di fronte al previsto taglio del numero dei seggi. Questa sì, è la vera "mission impossible", per centristi e non.

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