
MELONI E MERZ, GLI AMICI DEL GIAGUARO – CI SONO SOLO MACRON E IL POLACCO TUSK A OPPORSI ALLA RESA CON GLI STATI UNITI: LA PREMIER ITALIANA E IL CANCELLIERE TEDESCO PRESSANO URSULA VON DER LEYEN AFFINCHÉ SI ACCORDI PER I DAZI AL 10% SUBITO, ED EVITARE TARIFFE PIÙ ALTE DA PARTE DI TRUMP – I DUE SONO PREOCCUPATI PER CIÒ CHE RESTA DELLA FILIERA DELL’AUTOMOTIVE, GIÀ DISTRUTTA, E LA DUCETTA DALLE TASSE SULL’AGROALIMENTARE – IL PROBLEMA È CHE TRUMP NON HA INTENZIONE DI FARE CONCESSIONI. ANZI, STA TRASFORMANDO IL NEGOZIATO COMMERCIALE IN POLITICO: TEME CHE L'EUROPA SI RIVOLTA ALLA CINA (E INFATTI E COSÌ: VON DER LEYEN APRE A UN "NUOVO CAPITOLO" CON PECHINO)
VON DER LEYEN, 'NUOVO CAPITOLO CON PECHINO, PIÙ EQUILIBRIO'
(ANSA) - "Siamo pronti a scrivere un nuovo capitolo nella relazione con la Cina. Uno più equilibrato e stabile. Dobbiamo riequilibrare le nostre relazioni economiche, portare avanti la riduzione dei rischi e promuovere la diplomazia su questioni globali, tra cui il clima". Lo ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, intervenendo alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo nel dibattito sulle relazioni Ue-Cina. La strategia europea, ha evidenziato, prevede di dialogare e "ridurre i rischi" senza distaccarsi da Pechino.
1. MELONI SENTE MACRON E MERZ TIMORI PER VINO E FARMACEUTICA
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
friedrich merz e giorgia meloni foto lapresse.
Trattare. E ridurre l'impatto di possibili dazi oltre il 10% su agroalimentare, bevande alcoliche e farmaceutica. A sera, Giorgia Meloni parla con Ursula von der Leyen. Si raccomanda con lei: attenzione a questi settori produttivi, perché per Roma sono prioritari. È l'ultima di una serie di telefonate che vanno avanti per tutto il giorno: prima Emmanuel Macron, dopo Friedrich Merz, poi di nuovo il francese.
A tutti, la presidente del Consiglio consegna un appello: proviamo a fare in fretta, accordandoci al 10%. Non è il migliore dei mondi possibili, ma è peggio «l'incertezza». Insomma: «Chiudiamo presto e nel migliore dei modi possibili».
ursula von der leyen emmanuel macron
Ogni Stato membro ha ovviamente interessi nazionali da tutelare. E l'Italia teme brutte sorprese in alcuni settori chiave. Il problema è che Donald Trump non offre punti di riferimento e le cancellerie devono muoversi senza conoscere davvero quali filiere voglia colpire la Casa Bianca.
Ecco perché, alla fine, Meloni promette ai partner reciproco sostegno: nessuno si salva da solo. Un netto cambio di strategia di Palazzo Chigi, già evidente nelle ultime settimane su Ucraina e competitività, perché dimentica gli antichi slogan sovranisti contro Parigi e Berlino e sposa un approccio di europeismo quasi emergenziale.
La lente della presidente del Consiglio si appunta come detto su alcune priorità. Una, in particolare, fa paura: l'opzione di dazi al 17% sull'agroalimentare. E soprattutto, sull'alcol: inciderebbe sulle esportazioni del vino. […]
L'altro settore sensibile è quello dell'automotive, che tiene in allerta soprattutto Roma e Berlino per l'impatto sull'intera filiera. […] Non è un caso che attorno all'industria automobilistica ruoti la missiva sulla competitività che Meloni, Merz e Macron stanno limando da giorni, per chiedere un cambio di rotta anche a Ursula von der Leyen.
Il terzo assillo della Meloni […] è quello della farmaceutica, altra eccellenza italiana.
Per il resto, la strategia di Palazzo Chigi non cambia. Roma continua a frenare Macron, che preferirebbe alzare ulteriormente il tiro contro Washington e non mostrarsi troppo arrendevole con Trump.
FOTO DI GRUPPO AL G7 DI KAnanaskis IN CANADA
[…] Per Meloni, la soluzione migliore sarebbe quella di chiudere almeno un accordo di principio entro domani, sul modello del patto politico tra gli Stati Uniti e il Regno Unito, a cui poi far seguire trattative tecniche tra gli sherpa per dettagliare i prodotti sottoposti a dazi.
Non sembra però questo lo schema più probabile: il metodo trumpiano continua a prevedere montagne russe, in un intreccio inestricabile di sensazioni positive e improvvise delusioni. L'obiettivo della premier, comunque, è limitare al 10% le barriere doganali americane. Giudica questo "prezzo" sostenibile. E, nel frattempo, insiste per strappare anche "zone franche", con "dazi zero" per alcuni settori. […]
friedrich merz e donald trump alla casa bianca foto lapresse 4
2. DAZI, MELONI E MERZ PER LA LINEA MORBIDA CON TRUMP, NEGOZIATO DURO PER MACRON: COME ANDRÀ A FINIRE?
Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “La Stampa”
[…] Meloni, Merz e Macron hanno discusso della linea da condividere. La si può sintetizzare così: sì ad un accordo quadro per tariffe reciproche del dieci per cento, e se sarà necessario altro tempo per i dettagli, lo si farà in un secondo momento. La premier italiana si è convinta che la trattativa impostata da Von der Leyen e dal commissario Sefcovic abbia preso una piega «troppo burocratica».
I DAZI DI DONALD TRUMP - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA
La tesi esposta ieri a chi l'ha incontrata si può riassumere così: con Trump è inutile perdersi in dettagli.
[…] E però è nei dettagli che passa la differenza fra la vittoria e la sconfitta. Meloni e Merz hanno scelto un approccio morbido con Trump, mentre Macron e lo spagnolo Sanchez - le cui economie hanno un po' meno da perdere dall'aumento delle tariffe americane - spingono per la linea dura. «Per paradosso avremmo motivi più validi per fare la faccia feroce, ma abbiamo legittimamente scelto di non farlo», spiega una seconda fonte diplomatica a conoscenza del dossier.
All'ora di cena, quando la notizia del rinvio è diventata di dominio pubblico, in molti hanno tirato un sospiro di sollievo, come se si fosse riusciti ad evitare il peggio. Nel pomeriggio era circolata la voce che la Casa Bianca avesse spedito l'attesa lettera con le proprie condizioni, circostanza poi smentita dal vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis.
DONALD TRUMP CONTRO L EUROPA - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
E d'altra parte nelle stesse ore, con malizioso tempismo, Trump annunciava a Giappone e Corea del Sud una pesante tariffa base del 25 per cento su tutto l'export.
[…] Secondo quanto ricostruito, più che per la tariffa base al dieci per cento, Meloni e Merz - leader delle due principali manifatture europee - sono preoccupati per i dazi al 25 per cento sulle auto, e del 50 su acciaio e alluminio.
Sul punto i due vanno a braccetto, e in nome di questo hanno spinto von der Leyen a rinunciare alla global minimum tax del 15 per cento.
Il problema - almeno per quanto fin qui emerso - è che Trump non avrebbe alcuna intenzione di fare concessioni su quei settori, se non chiedendo semmai di ottenere più spazio nel mercato europeo per le auto a stelle e strisce, il cui import è penalizzato da standard che i produttori americani considerano eccessivi.
friedrich merz e giorgia meloni foto lapresse 1
L'opinione crescente fra gli osservatori di Bruxelles è che la Commissione […] avrebbe già fatto troppe concessioni alla Casa Bianca. L'eurodeputata del Partito democratico Irene Tinagli, che è presidente della Commissione per le questioni economiche e monetarie, cita la rinuncia all'applicazione della tassa minima globale alle multinazionali del web. […]
friedrich merz e giorgia meloni foto lapresse 8
DAZI UE SULLE AUTO ELETTRICHE CINESI
emmanuel macron e ursula von der leyen all evento choose europe for science
friedrich merz e giorgia meloni foto lapresse 5