MIELI, PONZA CHE TI RI-PONZA: “BERLUSCONI CONDANNATO DALLA CASSAZIONE MANDERA’ IN CRISI NON IL PDL MA IL PD”

Giulia Carrarini per "ponzadautore.com"

Todo cambia. Eppure, negli ultimi vent'anni, una costante sembra esserci: la presenza - e il protagonismo - di Silvio Berlusconi nella scena politica italiana. Crisi di governo, rotture di storiche alleanze, guai giudiziari: nulla, finora, lo ha davvero sconfitto. «Il ciclo di Berlusconi è ancora in piedi, ma ormai volge al termine». La pensa così Paolo Mieli, che in occasione della quinta edizione della rassegna "Ponza d'Autore" discuterà con Gianluigi Nuzzi e Virman Cusenza del cosiddetto "lato B" della politica.

«Oggi, come alla fine di ogni ciclo, c'è una parziale deposizione delle armi: alcuni vorrebbero quasi arrivare a una guerra civile, ma un'ampia parte è convinta che questo ciclo stia finendo e cerca un dialogo. Questa seconda parte è quella rappresentata politicamente da Letta e da Alfano».

Falchi e colombe. Il Pdl è un partito diviso?
Sì, anche se è molto difficile stabilire una linea di demarcazione. Ci sono personaggi più infuocati come Daniela Santanchè, altri meno come Angelino Alfano. In mezzo si trovano molti dirigenti che oscillano tra i due schieramenti. Segno, dunque, che il Pdl è un un partito che tiene aperte entrambe le opzioni. E finché Berlusconi dirà di sostenere il governo, il partito non avrà difficoltà a mantenere questa linea. Potrebbero esserci problemi se un giorno Berlusconi dovesse dire "basta".

Perché Berlusconi non vuole staccare la spina a questo governo? Dove sarebbe la convenienza?
Gli scenari, se si staccasse la spina, potrebbero essere tre: se si andasse a elezioni, Berlusconi ansimerebbe e rischierebbe di andare alle urne sotto procedimenti giudiziari. La seconda opzione sarebbe un governo uguale a quello attuale, e non avrebbe senso.
La terza via sarebbe un governo fatto da Pd e da grillini (o dissidenti grillini). Tutte e tre le opzioni non sono convenienti. Ogni tanto, perciò, Berlusconi alza la voce, ma questo governo, in realtà, tiene molto più prigioniero lui e il suo partito che il Pd. Solo che nel Pd non tutti se ne accorgono.

Che ripercussioni avrà sul governo la decisione della Cassazione sul caso Mediaset?
La Cassazione potrebbe sorprenderci. Penso sia possibile un esito anche molto duro. Ma credo anche che Berlusconi potrebbe guidare il suo partito fuori dal Parlamento, come fa Grillo. Quindi non sarebbe la fine del ciclo berlusconiano - che pure, ho già detto, si avvicina. La fine di Berlusconi sarà imposta dalla politica e non dalle sue vicende giudiziarie.

Insomma, è più probabile che ci siano ripercussioni a sinistra. Perché la destra è convinta di non avere alternative a questo governo, mentre a sinistra potrebbero nascere interrogativi, molti potrebbero dire: "Come possiamo restare al governo con un condannato simile?". Questa posizione peserebbe. Paradossalmente, così, la condanna di Berlusconi potrebbe portare a una crisi di governo provocata dalla sinistra.

Quanto, della situazione attuale, è dovuto alla forza di Berlusconi, quanto alla debolezza del centrosinistra?
Le difficoltà del centrosinistra sono dovute a molteplici fattori. Per prima cosa, il centrosinistra era convinto che alle elezioni avrebbe staccato di molto Berlusconi: invece ha vinto solo per uno 0,3 per cento. In secondo luogo, il risultato ha dimostrato che la sinistra, in Italia, non va oltre il 30 per cento.

Infine, il centrosinistra è diviso: chi rimane fuori dallo schieramento vincente ha un gioco molto facile di fare appello alla piazza. Il popolo della sinistra è molto più a sinistra dei propri rappresentanti e non capisce la logica dei compromessi. Vendola è il principale alfiere nel dire "basta, con questo governo non si può andare avanti". Però la storia insegna: gli elettori potranno essere delusi, ma non sono stupidi. E capiranno che è meglio appoggiare il governo, come sta facendo il Pd, piuttosto che seguire una strada i cui risultati sono incerti.

Un bilancio di questi primi mesi di governo?
Il governo Letta è un governo del dire più che del fare. Non per colpa di Letta o dei ministri, ma perché dietro c'è un'alleanza poco convinta. I due schieramenti custodiscono la propria identità, e così non fanno un passo avanti. Un esempio: l'attacco del Pdl al ministro Saccomanni è - mi si permetta la parola - "stupido". Se Saccomanni non apre i cordoni della borsa è perché deve tenere conto di tutte le compatibilità e dei dettami europei.

Come vede la rinascita di Forza Italia?
È una mossa che Berlusconi fa spesso: evocare lo spirito degli inizi, del 1994, la sua stagione politica più felice. In quell'anno, passò dal 20 per cento delle politiche al 30 delle europee: fu un periodo di grande crescita e successi. Evocare quei ricordi è qualcosa che Berlusconi pensa possa confortare il suo elettorato.

Il centrodestra dopo Berlusconi?
Non c'è un successore in pista. Nella storia dei partiti europei, il passaggio di testimone in un partito non è mai stato morbido. Perché un successore carismatico deve dimostrare di essere un leader a tutto tondo: deve fare cose coerenti con il suo predecessore, ma deve anche sapersi scontrare.

Finora, invece, la storia del centrodestra racconta che chi si è scontrato con Berlusconi è finito nelle braccia degli avversari. Chi, al contrario, è stato designato come suo successore non si è mai davvero scontrato con lui. Tutto ciò non favorisce la nascita di un nuovo leader. Può darsi venga fuori, ma perché accada questa persona dovrà saper dire, accanto ai sì, anche dei vibranti no.

Quindi Renzi è l'uomo giusto per guidare, in futuro, il centrosinistra?
Sicuramente. Ha saputo scontrarsi. E quando, dopo le elezioni di febbraio, ha cominciato a "cincischiare" - in realtà si sta muovendo in una giungla di regolamenti infernali -, immediatamente ha perso parte del suo credito e parte della sua popolarità. Perché quando si volta pagina ci vuole una novità coerente.

Questo governo durerà fino alla fine della legislatura?
No, non direi. Penso che questo governo possa durare a lungo, ma non cinque anni. Sarebbe un miracolo. E non so se nella situazione attuale, di due partiti che si paralizzano a vicenda, sia auspicabile. Spero duri il tempo necessario per riuscire a fare almeno due o tre delle 80 cose che ha promesso. E vorrei che tra queste ci fosse anche la legge elettorale, ma dubito. Spero che poi si lasci di nuovo la parola agli elettori.

 

Paolo Mieli Intervento di Paolo Mieli Paolo Mieli GIANLUIGI NUZZIVirman Cusenza santanche BEPPE GRILLO DAL TRENO MATTEO RENZI Silvio berlu LETTA E SACCOMANNI

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....